Vittoria ***
Il nuovo film della coppia Alessandro Cassigoli e Casey Kauffman debutta negli Orizzonti di Venezia 81 con la forza della sua autenticità emozionante.
Victoria, Vika, è una ragazzina con un disturbo cognitivo che vive in un orfanotrofio bielorusso. La conosceremo solo alla fine, nell’ultima parte del film. Ma Vika è nella mente e nei sogni della madre adottiva Jasmine da moltissimo tempo.
Jasmine fa la parrucchiera e vive a Torre Annunziata con il marito Rino e tre figli maschi ormai grandi. Il padre le aveva predetto una figlia femmina che non è mai arrivata. Nei suoi sogni ricorrenti continua a vedere una bambina, ma anche la cartomante a cui si rivolge non riesce a darle una risposta chiara.
Pian piano Jasmine si convince che quella sua ossessione può essere realizzata solo in un modo, attraverso l’adozione di una bambina, in Italia o all’estero. Si tratta però di un percorso lungo, costoso, pieno di insidie, che attraversa la vita della sua famiglia per molti anni.
Ma anche grazie ai pochi euro che le riconosce l’acciaieria di Bagnoli in cui è morto il padre, il suo sogno potrà finalmente avverarsi.
Quando arriva con Rino in Bielorussia si trova di fronte una bambina fragile, incapace di parlare, che gli addetti all’orfanotrofio sembrano voler proteggere in modo spesso incomprensibile.
Il film è interpretato in gran parte dai veri protagonisti di questa storia, come mostrano le immagini che scorrono sui titoli di coda, in una curiosa sovrapposizione tra realtà e racconto.
Se è vero che ogni napoletano è un attore potenziale, Jasmine e Rino sono veramente sensazionali in questo piccolo lavoro di sublime tenerezza e di profonda umanità. Capaci di mettere in scena se stessi, i propri dubbi, i propri risentimenti, il proprio tormento.
Un pezzo importante della propria vita, in fondo, con una vertigine narrativa che insinua nella vulnerabilità del loro percorso e lo mette in crisi.
Se la protagonista assoluta è Jasmine di Marilena Amato, il marito Rino ovvero Gennaro Scarica emerge a poco poco: uomo di poche parole, forse schivo, ma un compagno fedele, che sostiene la moglie in ogni passo, nonostante le difficoltà e gli ostacoli. A lui tocca la scena più forte del film, quella che rompe ogni indugio e risolve i dubbi e le resistenze in un abbraccio alla piccola Vika che dice tutto.
Prodotto da Zoe Film e, tra gli altri, dalla Sacher di Nanni Moretti e da Scarabeo di Alessandra Stefani, distribuito in sala da Teodora, Vittoria segnala una coppia di registi che si muovono nel cinema della realtà con un talento encomiabile e con una sensibilità rara, che riesce a rendere vivo e originale un contesto ambientale che nell’ultimo decennio ha visto susseguirsi troppo spesso gomorre e paranze e che invece ha molto altro da dire.
Vittoria è un ritratto di testarda determinazione femminile, un piccolo segno di compassione e d’amore, che ci insegna che le famiglie possono nascere in molti modi, tutti legittimi e che il sangue è assai meno importante della volontà, del desiderio e dell’affetto.
Da non perdere.
