Maxine, l’attrice porno sfuggita alla strage in Texas alla fine di X, grazie alla sua determinazione impavida, ha fatto carriera a Los Angeles. Sono passati sei anni, siamo nel 1985 e il milieu del cinema per adulti non le basta più. Al provino per l’horror La Puritana II, diretto dall’inflessibile Elizabeth Bender, Maxine stupisce tutti e conquista il ruolo.
La notti losangeline sono tuttavia lo spazio di caccia di un misterioso serial killer, Night Stalker, che colpisce sempre più vicino alla protagonista. Muoiono due colleghe e il suo unico amico, Leon, il proprietario del negozio di home video, sopra cui abita Maxine.
I detective Williams e Torres comprendono che il cerchio attorno all’attrice si sta stringendo e la tengono d’occhio, mentre un laido investigatore privato minaccia Maxine in modo sempre più esplicito, inseguendola anche nel grande lot della Universal in cui si sta girando La Puritana II, costringendola a trovare rifugio nel celeberrimo Bates Motel di Psycho.
La soluzione è in un misterioso indirizzo che porta a una villa sulle colline, che sorge proprio sotto la grande scritta di Hollywood.
Il terzo capitolo della Saga ideata da Ti West per Mia Goth è una nuova occasione per fare i conti con il genere e le sue diverse declinazioni nel tempo. Qui siamo nei primi anni ’80 e i riferimenti diventano così i cascami del giallo argentiano e soprattutto la tensione tra il puritanesimo e la legge del desiderio, che sembra abbracciare il Paul Schrader di Hardcore e il Brian De Palma di Omicidio a luci rosse.
Il regista imbastisce così un gioco postmoderno con i riferimenti del passato e il cinema nel cinema, la mania delle serializzazioni dei grandi successi e il moralismo sessuale dell’horror americano di quegli anni.
Tuttavia mescolando troppe suggestioni diverse, citazioni, strizzate d’occhio allo spettatore questo MaXXXine sembra perdere di vista il racconto, che appare piuttosto fiacco e risaputo. L’identità del misterioso villain che gira con i guanti di pelle nera è un segreto di pulcinella, per chi ricordi qualcosa di X e i personaggi sembrano tutti consapevoli della finzione e del gioco, recitando sopra le righe ruoli che assomigliano troppo a semplici stereotipi di genere. Al contrario Mia Goth utilizza un tono drammatico particolarmente severo, creando un evidente contrasto che lascia decisamente interdetti.
Rispetto ai precedenti X e Pearl, MaXXXine mi pare il meno riuscito della trilogia e mi pare sensato che Ti West non abbia rinunciato del tutto a ipotizzare nuove avventure per la sua protagonista, anche perché come ci insegna la storia del cinema horror, nessuno muore mai davvero e i grandi personaggi ritornano sempre.
E’ un peccato che West non abbia il talento formalista dei maestri più volte citati in questa suo ultimo lavoro. All’inizio ci prova anche, con un lungo piano sequenza che accompagna Maxine dal prestigio provino nel cinema ufficiale, sino al set scalcagnato di un film per adulti, ma poi sembra dimenticarsi di tutto, limitandosi a giustapporre scena a scena e preoccupandosi solo di strappare qualche gustosa risata, spesso riservata al ruolo dell’investigatore privato vestito come Jack Gittes in Chinatown.
Persino il redde rationem conclusivo, che era il punto forte dei film precedenti, qui è decisamente sottotono, non sufficiente ad alimentare la forza catartica e liberatoria della violenza della protagonista.
Interlocutorio.
In sala dal 21 agosto.


