Pompei: le nuove scoperte. Estetica, tecnica e competenza in un prodotto televisivo di grande spessore

Pompei: le nuove scoperte ****

Lo speciale della serie “Meraviglie” sul Parco Archeologico di Pompei condotto da Alberto Angela inizia e si conclude con l’immagine del gruppo che ha supportato il conduttore nella realizzazione del programma. Circa 50 persone che hanno reso possibile una realizzazione tecnica importante: poco meno di due ore di trasmissione realizzate con un lungo piano sequenza ininterrotto. Si parte dal piccolo teatro di Pompei, scelta dal forte valore simbolico perché il teatro è storicamente uno spazio sociale importante nella cultura romana, un’occasione di piacere collettivo che però stride ai nostri occhi con l’immagine sullo sfondo, il profilo del Vesuvio. In queste prime inquadrature sono dunque indicati i due poli tra cui viene a svolgersi il racconto: gioia di vivere-arte/morte. Una dicotomia che attraversa tutta la trasmissione e che Alberto Angela sintetizza nell’espressione “Pompei ti dà una carezza e subito dopo uno schiaffo” che rende in modo efficace proprio questa polarità con l’alternarsi di emozioni che avvolgono il visitatore consapevole del fatto di trovarsi in un eccezionale museo a cielo aperto che è stato però anche un luogo di dolore.

Il percorso si snoda dal teatro Odeion, dedicato alla rappresentazione dei mimi, attraverso le strade principali della città, superando botteghe, negozi e piccole abitazioni che si affacciavano sul corso principale, fino a raggiungere l’area del Foro e delle Terme, luoghi di grande importanza nella vita sociale della comunità. Alberto Angela poi ci accompagna nell’Insula dei Casti Amanti, un isolato già parzialmente esplorato in passato e negli ultimi mesi oggetto di nuovi scavi che hanno portato alla luce non solo tesori artistici, ma anche scheletri di vittime dell’esplosione. Lungo l’itinerario possiamo vedere gli archeologi al lavoro, cogliendo tutto il rispetto e la passione con cui si relazionano a questo connubio di arte e morte. Il successivo trasferimento in auto ci permette di attraversare la zona non ancora scavata, comprendendone l’estensione e la profondità (circa 6 metri dal livello di calpestio del visitatore), per poi giungere ai cantieri di scavo dell’Insula X, uno dei distretti non ancora portati interamente alla luce. Qui possiamo vedere degli ambienti splendidi e originali per colori e raffigurazioni, prima di procedere verso la Casa del Larario che colpisce, oltre che per il suo altare (larario appunto) decorato di amorini e fiori, anche per i suoi ambienti cristallizzati, dove le ceneri hanno fotografato il momento del trapasso. L’esplorazione prosegue nella Casa di Leda con i suoi straordinari ambienti colorati e la scena dell’amplesso tra Leda e Giove, in veste di cigno; infine la Domus degli Amorini e la sfarzosa Casa dei Vettii, con il suo bellissimo giardino interno e la famosa serie di raffigurazioni erotiche.

Come dicevamo, questo speciale su Pompei si differenzia dai molti predecessori per le qualità realizzative, uniche nel suo genere: il piano sequenza rappresenta un’inquadratura tra le più complicate, non solo per questioni tecniche, ma anche narrative dato che il tempo dell’inquadratura coincide con quello rappresentato. Piani sequenza celebri, senza andare alle opere dei maestri del cinema del passato, sono quelli che seguono il triciclo in The Shining (1980) o quello di oltre dieci minuti che Brian De Palma inserisce all’inizio di Snake Eye (Omicidio in diretta, 1998). L’utilizzo del piano sequenza trasmette allo spettatore la sensazione di essere immerso, a fianco di Alberto Angela, nelle meraviglie del Parco Archeologico, con piena consapevolezza delle distanze da percorrere, della tortuosità degli spazi, della complessità delle opere provvisionali allestite per consentire il recupero e la conservazione dei beni artistici, toccando con mano il lavoro instancabile dei tanti professionisti che si dedicano al recupero, al restauro, alla conservazione, ma anche all’organizzazione delle attività del Sito. L’utilizzo sapiente di bracci meccanici per alzare la visuale permette allo spettatore di andare oltre all’effetto immersivo, senza comprometterlo.

Al di là dell’aspetto tecnico, non va sottovalutato il contenuto: Il documentario consente infatti l’accesso ad aree finora precluse al pubblico o riaperte da poco, dopo lunghi restauri.

Il tutto accompagnato da un Alberto Angela in gran forma, lontano da concessioni al gusto del pubblico e da qualche clichè narratologico che negli ultimi tempi ne ha limitato l’efficacia espositiva. Il format è ambizioso e tende, come spesso accade ai progetti ambiziosi, a spingere tutti e ciascuno a dare il meglio di sé e così avviene anche per il conduttore che riesce a mescolare erudizione ed intrattenimento con ironia, umanità e capacità di coinvolgere emotivamente lo spettatore. Il suo fiatone dopo una rampa di scale o la sua reale emozione di fronte ai disegni dei bambini pompeiani rinvenuti su una parete sono un valore aggiunto che va oltre le capacità di un buon divulgatore scientifico. C’è molto dell’uomo in questo speciale e lo si percepisce nel rispetto verso tutti i collaboratori e i professionisti che hanno dato disponibilità alle riprese del programma.

Certo si potrebbe discutere sull’utilità di alcuni degli interventi previsti, non sempre in grado di dare un valore aggiunto rispetto alla narrazione e in diverse circostanze linguisticamente fuori registro: è forse questa l’unico limite in un prodotto peraltro di valore assoluto, per molti memorabile.

Il direttore del Parco, Gabriel Zuchtriegel, ci spiega in modo chiaro un concetto importante e non immediatamente assimilabile: “Il nostro obiettivo non è scavare tutto. Assolutamente no, perché come oggi abbiamo delle possibilità tecniche che cento anni fa neanche si sognavano, come poter capire dallo scheletro il sesso, le malattie, l’età, anche in futuro ci saranno nuove tecnologie”. Nonostante circa un terzo di Pompei sia ancora sepolto, dobbiamo accettare che il nostro compito sia anche (non solo, beninteso!) quello di lasciare qualcosa da esplorare alle generazioni future, con la fiducia nelle loro capacità e nell’evoluzione tecnologica.

Fa bene Angela a sottolineare il valore assoluto dei nostri tecnici che paragona ad un “dream team”: “L’Italia è capace, proprio per il suo passato, di tutelare il passato grazie a queste professioni e a queste professionalità. I nostri restauratori, i nostri archeologi sono il fiore all’occhiello dell’Italia, della cultura italiana e anche del suo patrimonio”. Viene da pensare però a come questo capitale umano sia poco valorizzato dalla narrazione collettiva e, forse di conseguenza, anche a livello economico. Parliamo spesso delle nostre eccellenze sportive, del resto lautamente remunerate dagli sponsor, ma molto meno delle eccellenze culturali e tecniche.

Lo speciale della serie “Meraviglie” dedicato al Parco Archeologico di Pompei, condotto da Alberto Angela e trasmesso in prima serata da Rai 1 il 27 Maggio, è stato visto da più di tre milioni e mezzo di telespettatori.

La trasmissione è visibile su Rai Play.

TITOLO ORIGINALE: Meraviglie. Pompei, le nuove scoperte

DURATA MEDIA DEGLI EPISODI: 120 minuti

NUMERO DEGLI EPISODI: 1

DISTRIBUZIONE STREAMING: Rai Play

GENERE: Documentario storico

CONSIGLIATO: agli amanti della storia sociale, agli appassionati di archeologia e certamente a tutti quelli che non sono ancora stati a Pompei o che ci sono stati tanti anni fa.

SCONSIGLIATO: a chi cerca un godimento immediato, colpi di scena e ricostruzioni ad effetto. Qui si cammina nella storia, senza fretta e senza clamore.

VISIONI PARALLELE: per gli amanti del piano sequenza ci permettiamo di divagare con il consiglio di un film di Hitchcock, Nodo alla gola (1948). Il film è composto di diversi piani sequenza con stacchi camuffati per dare illusione di continuità visiva allo spettatore. E’ peraltro significativo che l’autore volesse girare il film in un unico piano sequenza, ma i mezzi tecnici del tempo non glielo abbiano permesso.

UN’IMMAGINE: l’applauso liberatorio finale trasmette il senso di soddisfazione collettivo per una grande produzione che ha il sapore della performance teatrale e che ha raggiunto il suo obiettivo grazie alla disponibilità da parte di molteplici professionisti. Per prepararsi al meglio sono state effettuate diverse prove, all’alba, lontano dallo sguardo e dai rumori dei turisti che affollano ogni giorno il Parco. Tra le eccellenza italiane ci sono certamente anche i documentari di divulgazione scientifica condotti da Piero e da Alberto Angela!

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