Generazione romantica

Generazione romantica **

Operazione spregiudicata e anche cinematograficamente dubbia, questo Caught By The Tides è costruito da Jia Zhangke attraverso una successione di immagini che risalgono ai primi anni Duemila, con formati digitali diversi che si susseguono. Il pressbook ci dice che il film è stato girato nel corso di oltre vent’anni. Ma in realtà sembra trattarsi di materiale d’archivio, immagini eterogenee girate per i suoi film precedenti, fotografie e probabilmente anche riprese mai montate, da Platform in avanti.

Esattamente come Al di là delle montagne il film si apre con le immagini del capodanno del 2000, questa volta a Datong City nel Nord della Cina e vede protagonisti ovviamente Zhao Tao, nei panni di Qiaoqiao, modella, cantante che sogna un futuro migliore accanto a Bin, interpretato da Zhubin Li. E’ la Cina di Jiang Zemin, che prelude ai grandi piani di espansione e ricostruzione radicale.

Bin si sposta a Yangtze e nella zona delle tre gole, lavorando come demolitore per conto una poco di buono che scappa con i contributi pubblici lasciandolo a fronteggiare il disastro e qui sembra di essere tornati a Still Life e a I figli del fiume Giallo.

Qiaoqiao lo cerca invano nel 2006, gli telefona, gli lascia messaggi che forse l’uomo non ascolterà mai.

Il tempo passa arriviamo a Wuhan, al COVID, ad un volo del 2022 che riporta Bin, ormai anziano e mezzo paralizzato, a Datong. Nonostante le mascherine, Bin riconosce alla cassa di un supermercato proprio Qiaoqiao, poi l’aspetta fuori, alla fine del turno. I due fanno qualche passo a piedi, si fermano ad osservare un cantante che si esibisce per strada, poi lei si mette a correre, sotto la neve, assieme ad altri runner, in una surreale corsa notturna.

La drammaturgia di questo nuovo lavoro è evidentemente debolissima, quasi documentaristica per molti versi, lasciando il secondo piano il racconto esilissimo dei due personaggi, che ripercorre la stessa storia d’amore sfortunata che Zhangke ci ha continuato a raccontare ormai troppe volte, sempre con la stessa attrice, sempre nello stesso modo.

Si tratta di un’operazione a somma zero, che non dice nulla di nuovo rispetto a quanto Jia Zhangke abbia già detto negli ultimi venticinque anni e per di più pare dirlo proprio con immagini già viste, come se si trattasse di un bigino ad uso di chi non abbia mai assistito prima ad un suo film.

E’ una scelta spregiudicata, furba, modesta da ogni punto di vista ed eticamente discutibile.

Tutto il resto passa in secondo piano, in un film che vorrebbe tornare sui temi e i luoghi da sempre al centro del cinema di Zhangke, il quale tuttavia si è come fermato al decennio scorso, incapace di interpretare la nuovissima Cina. Non bastano due mascherine ad aggiornare il suo discorso.

Non avere più nulla da dire non è evidentemente una colpa. Farlo con un’operazione di auto-riciclo del proprio immaginario è pratica che ci saremmo risparmiati.

Inaccettabile.

In Italia grazie a Tucker Film con il curioso titolo di Generazione romantica dal 17 aprile 2025.

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