Cannes 2024. The Second Act – Le Deuxième Acte

The Second Act – Le Deuxième Acte **1/2

Il nuovo film di Quentin Dupieux, una volta noto soprattutto come musicista con il nome di Mr.Oizo ora sempre più prolifico regista, è il terzo di questa stagione e arriva in apertura del Festival di Cannes, fuori concorso.

Commedia surreale, gioco di cinema e sul cinema, almeno quanto Yannick prendeva in giro stanchi rituali teatrali, Le Deuxième Acte racconta semplicemente una giornata di riprese del primo film scritto e diretto dall’intelligenza artificiale. 

Solo che realtà e rappresentazione si confondo senza soluzione di continuità, gli attori sfondano la quarta parete, recitano se stessi e il loro essere uomini prima che interpreti, in un gioco continuo di rispecchiamenti che ruota attorno ad una scena ambientata in un ristorante immerso nel nulla.

L’oste arriva presto al mattino, nella sua vecchia Panda, quindi convergono i quattro protagonisti: Florence è decisa a presentare David, quello che sente come l’uomo della sua vita, al padre Guillame. Nel frattempo David ha capito che Florence non sia la persona giusta per lui e convince l’amico Willy ad accompagnarlo, per cercare di deviare su di lui le attenzioni della ragazza.

I quattro si trovano infine a tavola e i dialoghi del film vengono continuamente interrotti da considerazioni personali degli attori, fra omofobia, comportamenti inappropriati sul set, accuse di aiutarsi con un po’ di droga e litigi che finiscono a pugni. Quando tutto sembra essersi tranquillizzato arriva l’oste a servire del borgogna. Solo che la tensione spasmodica attanaglia la comparsa – al suo primo film – e il tentativo di versare il vino nei bicchieri diventa un tragicomico fallimento.

Il film è costruito semplicemente in forma di chiasmo con un piano sequenza che precede due lunghi carrelli all’aperto che introducono le coppie dei personaggi che si avviano al ristorante Le Deuxième Acte, quindi una lunga scena d’interni al tavolo, inframmezzata da due deviazioni in cui è protagonista Lea Seydoux, quindi un altro lungo carrello con la vera coppia del film, formata dai due attori che nel copione recitano la parte di due bigotti insensibili, quindi ritorniamo alla panda del cameriere, che ha aperto il film e al disvelamento finale dei lunghissimi binari cinematografici. 

Dupieux prende in giro l’ossessione non solo francese per la correttezza politica, le parole proibite e i comportamenti inappropriati sul set, facendone il leit motiv del suo film, che strappa più volte la risata, quando il rispetto del nuovo codice si mostra per quello che è, ovvero una facciata moralistica dietro cui rimane il solito pregiudizio, la solita superficialità, i soliti abusi.

I riferimenti all’intelligenza artificiale sono sinistri, ma bonari, ed è soprattutto la dimensione straniata del personaggio dell’oste all’interno di questo contesto superficiale a riportare tutto a quella realtà, che è l’unica possibile secondo il personaggio interpretato da Seydoux.

Una realtà cruenta e tragica, assai diversa dalle stupidità del set.

Siamo lontani dal funambolico Mandibules, più vicini al recente Yannick, anche se la nota nera che lo chiude non ha la stessa forza politica e poetica di quello e rimane un po’ sospesa in un film che prende in giro vezzi, vizi e mediocrità del mondo del cinema francese, senza mai davvero affondare il colpo.

Alla fine non resta che un binario senza fine: Runnin’ on empty?

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