The Brothers Sun: combattimenti mirabolanti in una storia discontinua

The Brothers Sun **1/2

Qualcuno minaccia i Sun, una delle più potenti famiglie criminali di Taiwan. Se ne accorge Charles (Justin Chien) che viene attaccato nel suo appartamento mentre sta cucinando, ma soprattutto se ne accorge il padre Big Sun (Johnny Kou) che, proprio mentre cerca indizi sui mandanti dell’attacco nell’appartamento del figlio, viene colpito da una pallottola e, salvo per miracolo, finisce in coma. Charles va a Los Angeles per avvisare la madre Eileen (Michelle Yeoh) e il fratello minore Bruce (Sam Song Li) dell’oscuro pericolo che minaccia la famiglia. Eileen è una tranquilla signora di mezza età che lavora come infermiera e si sacrifica per far studiare il figlio Bruce, più interessato alla carriera di attore che a quella di medico. L’incontro con la madre e il fratello a distanza di anni emoziona lo spietato killer conosciuto come Chairleg (soprannome datogli da ragazzo per aver sconfitto un gruppo di avversari utilizzando solo la gamba di una sedia) che scoprirà i churros, i film d’azione americani e si affezionerà all’ex compagna d’infanzia Alexis Kong (Highdee Kuan), ora vice procuratrice federale. Per Bruce è invece un vero e proprio trauma scoprire di appartenere ad una ricchissima famiglia criminale e di essere in pericolo di vita. La minaccia è infatti tutt’altro che sopita: Eileen viene rapita perché conosce i nomi di tutti i capi famiglia, di tutti i misteriosi e pericolosissimi ‘fantasmi’ che dominano la criminalità organizzata cinese. Un gruppo di estremisti, i boxer, sono pronti a tutto pur di eliminare non solo Big Sun, ma tutti i capi delle Triadi: per fermarli è necessario che i due fratelli, pur così diversi per temperamento e abitudini, si mettano al lavoro insieme.

Il tema principale di questa serie è chiaramente l’importanza della famiglia, con un tono prevalentemente comico venato da qualche accento drammatico. La famiglia viene descritta soprattutto nei suoi rapporti di forza, visti alla luce del binomio protezione-potere coercitivo. Alla sicurezza della famiglia, al suo prestigio, al suo potere sia Charles che Eileen hanno sacrificato tanto, per poi accorgersi che quella che chiamavano famiglia altro non era che una trasposizione dell’ego smisurato di Big Sun. Al centro del racconto c’è il rapporto tra i due fratelli, solo in apparenza molto diversi tra loro. In realtà entrambi desiderano la stessa cosa: una pacifica dimensione familiare. La smania di potere appartiene soprattutto alla generazione del padre e della madre, non alla loro. Anche Charles, educato come un soldato e spinto da Big Sun ad assumere ruoli importanti nell’organizzazione delle Triadi in realtà, dipendesse da lui, si dedicherebbe piuttosto alla pasticceria che alla criminalità. La nostalgia della famiglia muove anche June, prima nel desiderio di vendicare la sorella May e poi di dare il proprio contributo per proteggere i Sun, diventati la sua famiglia acquisita. Anche Alexis, la vice procuratrice, apparentemente interessata solo alla propria carriera, finisce per rievocare con nostalgia il passato e il senso di benessere provato a casa dei Sun. E’ in qualche modo una forma di rivalsa dei valori tradizionali, fatti propri e sostenuti dalle nuove generazioni che affrontano le vecchie per superarne egoismi e smania di potere. Il catalizzatore del desiderio di potere è Big Sun, contro cui si coalizzano tutte le forze del cambiamento: in particolare la moglie ed i figli. E’ vero infatti che Eileen ambisce a diventare il nuovo capo supremo delle Triadi, Head of Dragon, ma dichiara anche di voler riorganizzarle in modo nuovo e (improbabilmente) legale. Un senso di legalità che esprime bene le contraddizioni ed i limiti insiti nel progetto di un family drama comico con al centro una famiglia criminale.

La serie, realizzata da Brad Falchuck, storico collaboratore di Ryan Murphy, e da Byron Wu è un ottimo esempio di produzione che punta al mercato globale mixando sapientemente elementi orientali e occidentali. Si viene così a configurare un prodotto d’intrattenimento inserito in un filone asiatico-americano di grande successo, come testimoniano Beef, American Born Chinese, Warrior. Un’operazione commerciale che adotta prevalentemente il punto di vista occidentale: quelle cinesi appaiono come stravaganze e poco altro. Non sembra esserci uno sguardo inclusivo, certamente non c’è alcuna sintesi, piuttosto una convivenza ricca di ironia e di cultura pop. Alle scene di combattimento ispirate ai film orientali di arti marziali si deve peraltro la maggior parte del piacere legato alla visione. Ce ne vorrebbero di più, così da togliere minutaggio a una parte drammatica poco accattivante e piuttosto patinata. Lo spettatore passa infatti attraverso gli otto episodi ammirando più l’azione che l’emozione e soffrendo diversi passaggi poco incisivi, con un ritmo rallentato che stona con l’adrenalina dei momenti migliori della stagione. Ci vorrebbe al contempo anche una maggiore armonia tra la parte comica e quella violenta, che non sempre si fondono in modo ottimale. Al netto di queste considerazioni e di una sceneggiatura fatta di dialoghi non sempre brillanti, l’ottima regia di Kevin Tancharoen e di Viet Nguyen e la coreografia delle scene d’azione rendono la visione assolutamente piacevole.

Dal punto di vista tecnico poi il cast è di ottimo livello: non solo il premio Oscar Michelle Yeoh, ma anche il già affermato Sam Song Li e l’ottimo Justine Chien, capace di non sfigurare anche nelle parti drammatiche, in virtù di un’espressività non comune. Forse però tra i personaggi che rimangono maggiormente nella memoria del pubblico ci sono i pittoreschi collaboratori di Charles, come Blood Boots (Jon Xue Zhang) e gli amici acquisiti nel corso della narrazione, come June (Alice Hewkin) e TK Lee (Joon Lee).

Il finale chiude la vicenda, ma non esaurisce la narrazione, lasciando così aperta la strada per una seconda stagione della serie che potrebbe innalzare il livello e rendere lo show qualcosa di più di un piacevole intrattenimento multiculturale.

TITOLO ORIGINALE: The Brothers Sun

DURATA MEDIA DEGLI EPISODI: 55 minuti

NUMERO DEGLI EPISODI: 8

DISTRIBUZIONE STREAMING: Netflix

GENERE: Action Comedy Drama

CONSIGLIATO: a quanti amano i film d’arti marziali e l’ironia delle black comedy.

SCONSIGLIATO: a chi cerca dialoghi brillanti e una trama complessa: qui si gode più con la pancia che con la testa.

VISIONI PARALLELE: per gli appassionati di arti marziali c’è sicuramente Warrior, una delle migliori realizzazioni degli ultimi anni. Basato su di un soggetto originale di Bruce Lee, la storia racconta il mondo criminale della West Coast nei primi del ‘900, un’epoca segnata da forti ondate migratorie cinesi. Vi aspettano due stagioni con straordinari combattimenti di arti marziali. Una citazione merita anche il film che viene omaggiato nel settimo episodio e cioè Gymkata di Robert Clouse. Non tanto per qualità artistiche, quanto per il sapore tipico dei b-action degli anni ’80 che vengono citati dalla serie. Se invece è il mix di azione ed ironia che cercate, allora Guns & Gulaabs è quello che fa per voi.

UN’IMMAGINE: la sequenza iniziale, quando Chairleg viene attaccato mentre sta cucinando una torta seguendo la ricetta in tv, ha tutto quello che serve per capire esattamente cosa stiamo per guardare: ironia, combattimenti mozzafiato e imprevisti.

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