Truffa nella truffa: una serie di grande ritmo dagli autori di The Family Man

Truffa nella truffa – Farzi ***

Tra gli autori di serie Tv indiane più apprezzati dal pubblico e dalla critica ci sono Raj & DK, di cui abbiamo già recensito The Family Man e Guns & Gulaabs. Ci era sfuggita una produzione, rilasciata da Amazon Prime nei primi mesi del 2023, Farzi: si tratta di una serie meno scanzonata di Guns e meno completa di The Family, con una parte action preponderante, specie negli episodi finali. Al netto delle differenze, un prodotto di qualità che, miscelando sapientemente crime, drama e comedy conferma il valore non solo di questi due autori, ma complessivamente di una produzione nazionale che sta guadagnando ampie fette di mercato, anche in Italia. Lo dimostra l’interesse di Netflix e l’investimento nella traduzione di serie che prima venivano al massimo distribuite con i sottotitoli, mentre ora sono doppiate anche in italiano. Noi naturalmente vi consigliamo di guardarle in lingua originale, ma questo è un altro discorso.

Farzi racconta le avventure di Sunny (Shahid Kapoor), un giovane e abilissimo artista che lavora come ritrattista per le strade di Mumbai e aiuta come grafico il nonno, ‘naanu’, che lo ha accolto nella sua casa e nella sua tipografia dopo l’abbandono da parte del padre. Quando la tipografia si trova in grosse difficoltà finanziarie, l’idealismo rinunciatario del nonno e dei suoi collaboratori sembra però andare stretto a Sunny che è disposto a tutto per ripagare i debiti contratti dall’amato naanu.

Il ragazzo inizia quindi, con l’amico fraterno Firoz (Bhuvan Arora), a produrre banconote false. Un’attività artigianale, ma svolta così bene da attirare l’attenzione di Mansoor (Kay Kay Menon), uno dei più importanti e temuti falsari del Paese. Sulle sue tracce c’è da anni l’agente Michael (Vijay Sethupathi) che nutre una vera e propria ossessione per questo ricco criminale e che è riuscito, con mezzi più o meno ricattatori, ad avere l’approvazione del Ministro per la creazione di una task-force anti riciclaggio. La narrazione vive anche su una parte drammatica che riguarda la vita privata dei due antagonisti: Sunny si innamora di Megha (Raashi Khanna), una delle collaboratrici dell’agente speciale, inizialmente avvicinata solo per poter avere informazioni sulle mosse della task force anti-falsificazione di cui fa parte; nel mentre Michael è alle prese con il doloroso divorzio dalla moglie.

Colpisce come negli episodi finali, concitati e ricchi di adrenalina, la simpatia dello spettatore vada tutta per il delinquente e non per i poliziotti. L’attenuante potrebbe essere trovata nel fatto che la stampa e la diffusione di denaro falso vengono percepiti come un crimine meno grave dell’omicidio o di altri reati contro la persona. Sarebbe però solo una spiegazione parziale perché, come abbiamo scritto spesso, questa tendenza alla negoziazione con personaggi complessi, antisistemici e dissociati è troppo diffusa per essere solo un vezzo o una scelta rappresentativa come le altre: essa rispecchia la società o quantomeno la percezione del nostro rapporto con la società che ci circonda. Sebbene presentando sfumature locali, ci muoviamo all’interno di una tendenza che si sviluppa in modo coerente dal crime islandese a quello indiano, appunto.

Prendiamo i due protagonisti della narrazione, Michael e Sunny, in teoria “il buono” e “il cattivo”: l’agente di polizia non esita ad utilizzare denaro falso per comprare regali, peraltro consumistici, al figlio di sette anni o per pagare il conto di una festa tra colleghi. Michael appare come un egoista che per anni ha sacrificato la famiglia al lavoro, confidando nella disponibilità e nell’abnegazione della moglie; cede spesso al consumo eccessivo di alcol e non esita a ricattare perfino il Ministro degli interni, pur di ottenere quello che gli serve per condurre le indagini o, per essere più precisi, per continuare la sua crociata personale conto Mansoor. Non sembra mai realmente pentito degli errori commessi nel rapporto con la moglie e con il figlio. Dall’altra parte c’è un ragazzo che fin da piccolo ha dovuto lottare duramente per sopravvivere: abbandonato dal padre, ancora segnato dal trauma della morte della madre, Sunny ha stretto un’amicizia fraterna con Firoz e ha trovato nel nonno materno un’ancora di salvezza. Lui riesce meglio di Michael a comunicarci sentimenti ed emozioni vere. La sua vita però sembra un ‘vorrrei ma non posso’ e l’idea di salvare la tipografia del nonno stampando denaro falso diventa in realtà l’occasione per andare al di là dell’impotenza in cui si trova immerso e per dimostrare al mondo il proprio valore. Sunny si sente un artista e proprio questo sarà il suo soprannome nel mondo del crimine. Le sue capacità tecniche, disconosciute dalla società, come ben dimostrano i primi episodi, quelli meno avvincenti, vengono apprezzate dal sistema criminale e risultano determinanti per salvare la tipografia di famiglia. Il desiderio di affermare il proprio sé sarà così impellente da spingere Sunny a rischiare la vita, ma sarà solo il drammatico finale, con morte del nonno, a fargli superare ogni barriera e a completare la sua personale discesa nel buio della criminalità. Come nel caso di Breaking Bed, sembra essere la necessità il motore che spinge un uomo semplice e non più incline degli altri al male verso il crimine organizzato. Proprio come in Breaking Bed, con il prosieguo dell’attività criminale si colgono le molteplici sfumature che muovono il protagonista, ben oltre ogni sorta di contingenza.

La serie ha visto la prima apparizione in una produzione streaming OTT (Over the top) della star di Bollywood Shahid Kapoor (Sunny), anche se l’interpretazione più interessante è sicuramente quella di Vijay Sethupathi, nei panni del dissociato ispettore Michael. Una menzione a parte merita anche il boss Mansoor, interpretato da un iconico Kay Kay Menon sul cui personaggio gli scenografi e i costumisti hanno lavorato in modo straordinario.

Quello che colpisce è il realismo del racconto, che ci presenta Mumbai in modo diretto e non patinato, come dimostrano anche le diverse scene filmate per le strade della città (ad esempio l’inseguimento nel traffico dell’ultimo episodio della stagione). Il senso di contatto con problemi molto quotidiani come trovare un appartamento decente in affitto, muoversi nel traffico, prenotare un locale o potersi permettere una colazione al bar sono tratti distintivi non solo della serie, ma più complessivamente di tutta questa recente stagione di crime indiani. E probabilmente rappresentano anche una delle ragioni del loro successo. Un discorso a parte meriterebbe infatti la diffusione delle produzioni televisive indiane a cui abbiamo accennato in apertura e che va oltre alle serie di Raj Nidimoru e Krishna D.K. : da inizio anno sono davvero numerosi i titoli che hanno impattato su pubblico e critica: Dahaad, Kohrra, Streets of Bombay per citarne solo alcuni.

Il ritmo del racconto nel corso degli otto episodi che compongono la stagione viaggia a corrente alternata: inizia forte, rallenta e poi si riprende negli ultimi due episodi, di cui in particolare l’ultimo tiene lo spettatore con il fiato sospeso, portandoci verso una conclusione che lascia aperte le porte per una seconda stagione. La speranza è che i mondi di Michael e di Sunny possano entrare in contatto con maggiore intensità, sfruttando appieno quanto seminato, in termini emozionali, in questa stagione.

TITOLO ORIGINALE: Farzi

DURATA MEDIA DEGLI EPISODI: 55 minuti

NUMERO DEGLI EPISODI: 8

DISTRIBUZIONE STREAMING: Amazon Prime Video

GENERE: Crime Drama Comedy

CONSIGLIATO: A quanti amano i film del tipo ‘caccia del gatto al topo’: qui il tema viene descritto con un interessante mix di commedia, crime e dramma e ambientato con realismo in una Mumbai piena di contrasti.

SCONSIGLIATO: a chi non ama le contaminazioni e preferisce crime con forte intensità drammatica.

VISIONI PARALLELE: le altre serie di Raj & Krishna DK, in particolare The Family Man, visibile su Prime Video e Guns & Gulaabs su Netflix.

UN’IMMAGINE: la sigla è una splendida immersione, con omaggio agli anni ’70, nella trama del disegno di una banconota. Accompagnata da una musica strumentale, tradizionale quanto basta, mette al centro della scena uno dei protagonisti indiscussi della narrazione: il denaro, appunto.

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