Venezia 2023. Holly

Holly *1/2

Al suo quinto film la belga Fien Torch, migliore regista di Orizzonti nel 2016 con Home, raggiunge senza alcun motivo il concorso ufficiale di Venezia 80, con un film che sembra ellittico e misterioso, ma semplicemente non sa bene cosa vuole raccontare, nè perchè.

Holly Meyers è una ragazzina che ha due soli amici, la sorella Dawn e l’allampanato Bart, affetto da problemi cognitivi e comportamentali.

A casa la madre passa le sue giornate sul divano di casa a guardare la tv.

Una mattina chiama l’istituto che frequenta, sostenendo di avere un brutto presentimento e comunicando la sua assenza: “Succederà qualcosa di grave”.

In effetti scoppia un incendio e dieci alunni perdono la vita.

Passano nove mesi e una delle insegnanti cerca di coinvolgere Holly nel gruppo di volontari, per dare supporto ai genitori delle vittime.

Holly sembra avere una particolare sensibilità e poteri taumaturgici nel lenire il dolore degli altri. La voce si sparge rapidamente e qualcuno comincia ad offrire alla ragazza dei soldi per avere il suo conforto.

La cosa sfugge di mano completamente e suscita l’invidia e lo sconcerto dell’insegnante, che nel frattempo sta cercando faticosamente di restare incinta, senza mai riuscirci.

Quando un ragazzo del centro diurno dove Holly è volontaria finisce sotto una macchina e poi muore, la ragazza sembra dubitare per la prima volta dei suoi poteri…

Il film di Fien Troch fa dell’ambiguità la sua cifra unica: chi è davvero Holly? Una santa moderna? Una sensitiva capace di indagare mondi misteriosi? Una che sfrutta la vulnerabilità delle persone? Una pranoterapista?

La regista si tiene ben lontana dal fornire una risposta, tuttavia non è che ponga domande particolarmente efficaci.

E’ evidente che di fronte al dolore, la nostro società scelga spesso la fuga o si affidi a soluzioni di comodo, senza affrontare davvero i propri sentimenti più profondi e oscuri.

Tuttavia il film, tutto centrato attorno alla protagonista, non sembra molto interessato a mostrare altro che Holly, non le vittime.

Vediamo come la sua popolarità mostri lati sgradevoli e la ponga improvvisamente al centro di un’attenzione morbosa e ingiustificata, che la ragazza tuttavia asseconda, traendone pure un guadagno.

La Troch indovina certamente lo spunto iniziale, solo che poi non sa davvero cosa farsene, spogliando infine questa novella Chiara d’Assisi di tutto quello che aveva accumulato con la sua “attività”. E’ forse quella rapina che chiude il film la risposta moralistica della regista all’identità della sua eroina?

Holly purtroppo è un lavoro che non sa di nulla e che avrebbe sfigurato persino nella ricca sezione Orizzonti.

Non basta certamente una colonna sonora inquietante ed emotiva a coinvolgerci, quando la sceneggiatura sembra accartocciarsi e perdersi in un vuoto che nessun miracolo può colmare.

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