Hunger Games – Il canto della rivolta parte I
Ed ecco a voi il terzo capitolo della trilogia di Suzanne Collins: Hunger Games – The Mockingjay.
Terzo capitolo parte 1, precisiamo, non è finita.
Che siate fan della saga o spettatori inconsapevoli, non c’è che dire, gli Hunger Games coinvolgono, spaventano e vi fanno innamorare della sua eroina: Katniss (Jennifer Lawrence).
In un futuro quasi prossimo, in un mondo ricostruito dopo giorni bui di distruzione, l’ultimo capitolo riparte da dove avevamo lasciato Katniss: arena distrutta, ribelli in subbuglio e Capital City a fare da Big Evil Brother.
Ma Katniss non è più solo la ragazza che combatte per sopravvivere, per salvare il suo amore (e quando mai), per sfamare la sua gente. Non è più quella ragazza che deve fare i conti solo con la sua coscienza: è stata trasformata, è il simbolo della rivoluzione, deve essere Davide che combatte Golia.
Diventa lei la ghiandaia imitatrice, simbolo e volto della rivoluzione delle tredici “colonie” di Panem che si rivoltano contro Capital City e il presidente Snow (Donald Sutherland).
Due ore per spiegare la responsabilità che le viene data, 2 ore per dimostrare come si manovra la realtà: perché quello che si cerca di far trapelare è che chi governa il messaggio decide la verità.
Un fantasy dal sapore politico, che spinge alla lotta e cerca di fare breccia nella reale realtà.
In questo episodio, più che negli altri, è più esplicita la denuncia dell’abuso mediatico, che aleggia in tutti i libri; la notizia diventa protagonista e non lascia il tempo di perdersi troppo sul triangolo amoroso (Katniss/Peeta /Gale).
La storia d’amore, la sofferenza, le lotte, vengono messe in secondo piano, è la costruzione della breaking news che la fa da padrone: “fategli sapere che siamo sopravvissuti”.
Nonostante la scelta non fondamentale dividere il capitolo in due (perchè rinunciare al doppio incasso?) il film scorre veloce, e c’è da dire che, l’immagine post- liberazione di Peeta, inserita ad hoc, quando si pensa che il film sia già finito, è particolarmente azzeccata: dei due amanti lei è la rivoluzione, lui il risultato del lavaggio del cervello.
Ma può davvero diventare un messaggio politico? Una denuncia? Forse, almeno così credono in Thailandia: dove il film è stato bandito perché incita alla rivolta, dove il saluto a tre dita a Katniss è diventato simbolo della richiesta di diritti civili.
Il film è dedicato a Philip Seymour Hoffman, nel film abile burattinaio della ghiandaia imitatrice.