The Iceman **1/2
Fuori concorso
Solido thriller di genere, questo The Iceman, è tratto dalla storia vera di un killer della mafia del New Jersey che pare abbia ucciso 250 persone, nel corso della sua lunga attività.
Richard Kuklinski è un padre amorevole per le sue figlie ed un marito devoto per la moglie, che crede si occupi del mercato immobiliare.
Il realtà lavora per un potente boss locale e dal 1954 sino al 1985 è stato quello che “risolveva i problemi”.
Killer implacabile e glaciale, si è poi messo in proprio, condividendo con un altro assassino a contratto una tecnica infallibile per occultare le prove degli omicidi: congelava i cadaveri per rendere impossibile l’accertamento dell’ora della morte e li sezionava in pezzi.
Spietato e infallibile sul “lavoro” quanto placido e pieno d’affetti in famiglia, la doppia vita di Kuklinski non ha mai insospettito la moglie e le figlie.
Il film è diretto dal quarantenne regista israeliano Ariel Vromen, che sembra perfettamente a suo agio con i ritmi e le ambiguità di questo thriller metropolitano, ma si mantiene pavido nei confini di genere senza dare spazio al melodramma familiare e relegando il dolore della moglie e l’ambiguità del capomafia sullo sfondo.
La ricostruzione d’ambiente è semplice ma efficace, in un film che attraversa tre decenni.
Michael Shannon è come al solito efficace e ambiguo, ma finisce per interpretare anche questa volta il ruolo dello psicopatico o dello schizofrenico. Fossimo in lui cercheremmo di uscire dallo stereotipo che si è costruito.
Fa piacere invece ritrovare in due ruoli chiave, Winona Ryder e Ray Liotta, la cui carriera ha avuto pochi alti e molti bassi.
Si dimostrano entrambi ottimi professionisti e caratteristi perfetti per il ruolo della moglie e del capomafia.
In altri ruoli minori David Schwimmer e un irriconoscibile Chris Evans, in una storia solidamente scritta e recitata, che potrà trovare il suo pubblico anche in sala, ma che lascia più di un dubbio per la sua collocazione ad un festival del cinema.


