Venezia 2011: ecco tutti i presidenti di giuria

Dopo l’annuncio che sarà Darren Aronofskym, Leone d’Oro per The wrestler, a presiedere la giuria del concorso ufficiale della 68°Mostra di Venezia, dalla Biennale arriva la notizia che Apichatpong Weerasethakul giudicherà i film presentati ad Orizzonti, mentre Carlo Mazzacurati e Roberta Torre si occuperanno rispettivamente del Premio Venezia Opera Prima “Luigi De Laurentiis” e della Giuria Controcampo italiano.

Il regista tailandese Apichatpong Weerasethakul ha costruito un percorso a cavallo fra arte e cinema, che lo ha portato a essere rapidamente considerato uno dei più importanti giovani registi e artisti internazionali, e una figura chiave del cinema emergente thailandese. I suoi film esplorano in modo poetico il tema della memoria, la politica e i problemi sociali. Cineasta indipendente, Weerasethakul è impegnato a promuovere il cinema sperimentale e d’autore con la sua casa di produzione Kick Machine Films, fondata nel 1999, che ha prodotto tutti i suoi lungometraggi. Inizia a girare film e video sperimentali nei primi anni ’90, nel 2000 realizza il suo primo lungometraggio, Mysterious object at noon (Dokfa nai meuman), ma già dal 1998 allestisce mostre e installazioni in molti Paesi. Nel 2002 riceve a Cannes il premio Un Certain Regard per Blissfully yours (Sud sanaeha), in cui gioca sulla convergenza ambigua tra fiction e documentario, riuscendo a creare una particolare atmosfera non realistica, che porta lo spettatore in un tempo e in uno spazio sensorialmente dilatati. Ciò avviene in Mysterious Objects at Noon, in Blissfully Yours e in quel Tropical Malady, storia d’amore gay fra un ragazzo e un soldato raccontata al limite fra l’avanguardia concettuale e i territori della video-art, che a Cannes nel 2004 vince il Premio della Giuria. Su stile e tono simili si colloca Syndromes and a Century (Sang sattawatt), primo film thailandese in Concorso a Venezia, con il quale indaga la memoria e i personali ricordi d’infanzia attraverso uno stile estremamente privato e autobiografico. Il compromesso tra l’attualità e la memoria nostalgica del mondo che fu (e che non potrà essere in futuro) è al centro di quest’opera, la cui narrazione procede senza soluzione di continuità tra l’onirico e il reale. Con il suo ultimo lavoro, Lo zio Boonmee che si ricorda le vite precedenti (Loong Boonmee Raleuk Chaat), Palma d’oro a Cannes 2010, opera in cui emerge con forza tutta la sua straordinaria capacità visionaria, affronta il rapporto con la spiritualità, componente presente da sempre all’interno della cultura Thai, e non esplorata dalla cinematografia contemporanea del suo Paese. Il film ha consacrato Weerasethakul come uno tra i registi più capaci a rappresentare il rapporto tra sogno e realtà.

Carlo Mazzacurati da oltre un trentennio indaga nei suoi film gli angoli nascosti di una provincia (il suo Nordest, ma non solo) intesa sia come luogo geografico, sia come spazio narrativamente intimo. Dall’esordio con Notte Italiana (presentato nel 1987 a Venezia, poi premiato col Nastro d’argento), ambientato nel Delta padano (come molti suoi film), descrive l’andatura dolente e ostinatamente dignitosa di un’umanità alla ricerca di un riscatto esistenziale, mostrandosi sempre attento alla misura espressiva e alla semplicità del racconto. Dopo Il prete bello (1989) tratto dal romanzo di Parise, con il notturno e desolato Un’altra vita (1992), storia di una giovane russa immigrata a Roma pone per la prima volta il drammatico confronto (che riprenderà) tra la società euro-occidentale opulenta, e quella di un’Europa orientale dai valori sconvolti. Il successivo Il Toro (1994) è la tragicomica storia di due disoccupati veneti in viaggio verso l’Ungheria per far fortuna, che incrocia i codici della commedia (il film vince a Venezia il Leone d’argento e il protagonista Roberto Citran la Coppa Volpi). In Vesna va veloce (1996) mette poi in scena l’odissea in Italia di una giovane ragazza ceca, ancora sullo sfondo del problematico cambiamento etnico e sociale del Nordest. L’estate di Davide (1988) è un ritorno a toni autobiografici con l’educazione sentimentale di un ragazzo in vacanza nel Polesine. Nel 2000, con La lingua del santo (2000), declina con sensibilità e intensità narrativa il tema di partenza del Toro (due poveracci veneti che tentano il colpo della vita). A cavallo della tigre (2002) è un anomalo remake dell’omonima commedia girata nel ’61 da Luigi Comencini. Nel 2004 con L’amore ritrovato narra una delicata vicenda di adulterio, e nel 2007 intreccia giallo, dramma e commedia in La giusta distanza, nuovamente sullo sfondo di un Nordest in bilico fra tradizione e cambiamento. Nel 2010 a Venezia ha portato in Concorso La Passione – dove è ritornato alla commedia ed ha esplicitato con la consueta, affettuosa sensibilità la propria “passione” per il mondo del cinema – e ha presentato Fuori concorso il documentario Sei Venezia, struggente racconto su 6 veneziani, per cogliere nel profondo il sentimento della città lagunare.

Roberta Torre ha esordito nel lungometraggio nel 1997, presentando con grande successo a Venezia Tano da morire, inconsueto musical sulla mafia interpretato da attori non professionisti, che ingloba in modo singolare componenti di altre forme di spettacolo, anche popolari, talvolta dimenticate (la sceneggiata, la festa di piazza). I film vince il premio Luigi De Laurentiis per l’opera prima e in seguito due David di Donatello e tre Nastri d’Argento. E’ un musical anche il successivo Sud Side Stori (2000), che rilegge la storia di Romeo e Giulietta in chiave multirazziale e si caratterizza per il mélange di frammenti diversi, da spezzoni di finto cinema-verità a numero musicali veri e propri. Conferma una formula che segna la personale tendenza alla sperimentazione dell’autrice, e che porta a recitare, ballare e cantare centinaia di immigrati e immigrate presi dalla strada. Ma il suo terzo film, il mélo Angela (2002), anch’esso di ambientazione siciliana, segna un mutamento radicale nello stile della regista, che ritrova il realismo dei primi documentari (Senti amor mio?, 1994, Appunti per un film su Tano, 1995, e La vita a volo d’angelo, 1996), accostato a una struttura narrativa di impianto più classico. Nel 2006 la Torre sorprende ancora realizzando Mare nero, un noir inquietante dove, per l’ispettore protagonista, l’indagine diventa a poco a poco una vera e propria ossessione. E’ dello scorso anno il suo ultimo lavoro, I baci mai dati, storia di una tredicenne di un quartiere degradato di Catania, che un giorno s’inventa di poter fare miracoli. Il film, dopo aver aperto con particolare successo a Venezia la sezione Controcampo italiano, è stato venduto in dieci Paesi ed è stato presentato al Sundance, a Mosca, a Londra e Tokyo. 

La Giuria internazionale della sezione Orizzonti, la sezione che dall’anno scorso si apre a tutte le opere “fuori formato”, con un più ampio e dinamico sguardo verso le vie nuove dei linguaggi espressivi che confluiscono nel cinema, sarà composta da 5 personalità del cinema e della cultura di diversi paesi e presieduta da Apichatpong Weerasethakul, e assegnerà – senza possibilità di ex aequo – quattro Premi: Premio Orizzonti (riservato ai lungometraggi), Premio Speciale della Giuria Orizzonti (riservato ai lungometraggi), Premio Orizzonti Cortometraggio, Premio Orizzonti Mediometraggio.

La Giuria internazionale del premio Venezia Opera Prima “Luigi De Laurentiis”, composta da 5 personalità del cinema e della cultura di diversi Paesi tra i quali un produttore, e presieduta da Carlo Mazzacurati, assegnerà senza possibilità di ex aequo, tra tutte le opere prime di lungometraggio nelle diverse sezioni competitive della Mostra (Selezione ufficiale e Sezioni autonome e parallele), il Leone del Futuro – Premio Venezia Opera Prima Luigi De Laurentiis, e 100.000 USD messi a disposizione da Filmauro di Aurelio De Laurentiis, che saranno suddivisi in parti uguali tra il regista e il produttore.

La Giuria di Controcampo italiano, composta da 3 personalità del cinema italiano, e presieduta da Roberta Torre, assegnerà senza possibilità di ex-aequo il premio Controcampo italiano, tra le opere presentate nella sezione che intende fare il punto sulle nuove linee di tendenza del cinema italiano. Al regista vincitore, Kodak offrirà un premio del valore di 40.000 euro in pellicola cinematografica negativa nei formati 35 o 16mm (a discrezione del vincitore), che gli permetterà di girare un altro lungometraggio.

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