Cannes 2011. Un primo bilancio

Il concorso si e’ concluso con la proiezione stampa di The Source: comincia ad essere tempo di bilanci. E’ stato un buon anno, complessivamente, forse senza vette incontestabili, ma con buoni film capaci di trovare spazio anche nelle sale. Le delusioni sono venute quasi tutte dai nomi storici del festival, alcuni incapaci di rinnovarsi, altri sono annoiati e depressi, altri ancora hanno perso smalto.

Da Almodovar a Von Trier a Moretti, hanno tutti portato in concorso i film piu’ deboli della loro carriera prestigiosa.

Nel concorso ufficiale, ci sentiamo di caldeggiare alla giuria guidata da Robert De Niro, l’epocale, anche se imperfetto, The tree of life di Terrence Malick, che una Palma d’Oro la meriterebbe di certo, alla carriera, assieme a This must be the place di Paolo Sorrentino e Drive del danese Winding Refn. I tre premi piu’ importanti, a nostro avviso dovrebbero andare a loro.

Un po’ piu’ indietro la novita’ sorprendente di Polisse, diseguale e con un finale sbagliato, eppure vitale, magnificamente interpretato, diretto con mano felice da una giovanissima regista.

Quindi l’esperimento di The Artist,  magari un po’passatista, ma pieno di ottimismo. Ci hanno piacevolmente sorpreso anche i fratelli Dardenne di Il ragazzo con la bicicletta, eterni premiati del Palmares, con un film meno duro, piu’ equilibrato e Nuri Bilge Ceylan con Once Upon a Time in Anatolia.

Per gli attori, senz’altro Sean Penn e Michel Piccoli nei film italiani e Tilda Swinton, nell’inglese We need to talk about Kevin.

E tu, cosa ne pensi?

Questo sito utilizza Akismet per ridurre lo spam. Scopri come vengono elaborati i dati derivati dai commenti.