Su Sette dello scorso giovedì, Aldo Grasso riflette con la consueta acutezza e perfidia su una pratica culturale (?) che mostra ormai la corda.
Anche quest’anno la Mostra di Venezia proporrà la solita inutile e demistificatoria rassegna sul cinema italiano di serie B. Non se ne sentiva davvero il bisogno, ma evidentemente Mueller ha deciso di sollecitare ancora uan volta il pessimo gusto di Marco Giusti, padrino della rassegna.
“Venezia sdogana i cinepanettoni. Capirai? Basta andare su SkyCinema e ogni giorno c’è un cinepanettone e alla seconda, terza visione anche un bambino capisce che non c’è proprio nulla da sdoganare…. Quesa storia del mescolare l’alto ed il basso funzionava qando c’era un pordine intellettuale molto rigido, quando l’egemonia culturale della sinistra riusciva ancora a impartire i suoi ordini, quando effettivamente c’era qualcosa da riscoprire. Ma adesso cosa c’è da sdoganare in un mondo dove lo sdoganamento è il principio base su cui si regge lo showbiz? C’è qualcosa di molto infantile in tutto questo: un gruppo di incorreggibili e un po’ appesantititi cinefili continua a giocare allo scandalo B-movie… ma bisognerebbe anche finirla con questa pratica dello sdoganamento, come se Alberto Arbasino Giovanni Buttafava, persino Goffredo Fofi fossero passati invanoenon ci avessero insegnato per tempo le dosi del cocktail: oggi come oggi per diventare guardabile, un film mediocre ha bisogno di almeno cinquant’anni.
In questo gioco dell’alto e del basso il più grosso equivoco consiste nel fatto che dell’alto non si hanno tracce…”
Non c’è molto da aggiungere alla riflessione di Grasso, che condividiamo e più volte abbiamo cercato di affermare nelle recensioni, nelle note, nelle scelte di questo sito.
Sembra una battaglia persa… ma come novelli cavalieri erranti, continuiamo a combatterla…


[…] Però c’è qualcuno che sul riciclo e sulla rivalutazione ha costruito una fortuna (critica)… il nostro punto di vista l’abbiamo chiarito più volte. L’ultima qui. […]