Il segreto del suo volto

Il segreto del suo volto

Il segreto del suo volto ***

Dopo il notevole La scelta di Barbara, uscito nelle sale lo scorso febbraio, anche il nuovo film di Christian Petzold raggiunge il pubblico italiano grazie alla BIM.

Il segreto del suo volto, in originale Phoenix, ben più evocativo e misterioso, rappresenta la sesta collaborazione con l’attrice Nina Hoss, volto simbolo del suo cinema.

Presentato a Toronto e poi a Roma, il nuovo film rappresenta un altro viaggio nella storia tedesca, questa volta nelle macerie della Seconda Guerra Mondiale.

L’ebrea Nelly è sopravvissuta ai campi di concentramento, ma ha il volto completamente sfigurato. Un’amica l’accompagna in una clinica le ricostruiscono il volto e si prendono cura di lei.

Tornata a Berlino dovrebbe fare domanda per ottenere un cospicuo risarcimento di guerra, come unica sopravvissuta della sua famiglia. Ma lei vuole solamente ritrovare il marito, che l’ha tenuta nascosta per molti mesi prima che le SS la scoprissero, deportandola.

In una città distrutta e ridotta in macerie, Nelly si avventura nei night club degli alleati, alla ricerca del marito, che una volta suonava il pianoforte.

Il film di Petzold è un dramma da camera, quasi tutto giocato in interni: la clinica e la casa dell’amica, prima, il night ed il sottoscala dove vive il marito, poi.

Così come La scelta di Barbara, anche Il segreto del suo volto è una storia che si interroga sull’identità personale e collettiva di un intero paese.

Attraverso il volto tumefatto di Nelly, Petzold racconta i dolori e le miserie di un paese che ha rinnegato se stesso e non si riconosce più.

Il crescendo hitchcockiano è giocato dal regista con tempi perfetti e un’ansia che rende ogni sguardo, ogni dialogo decisivo. Nelly è ovviamente una donna che ha vissuto due volte: nel giorni confusi del dopoguerra cerca di ricostruire il senso di un passato, che la deportazione ha bruscamente interrotto e messo in discussione.

E’ passato poco più di un anno, ma sembra una vita intera. Quello che resta è l’ambiguità umana, le sue miserie, le sue furbizie.

Petzold non fa sconti, non utilizza scorciatoie, racconta il suo paese dilaniato dalla follia, dall’avidità e dalla delazione, con uno stile minimalista, ma non per questo meno efficace. E mostra attraverso la sua protagonista che la vita continua, ma nulla potrà essere uguale a prima: i volti si somigliano, ma non sono più, davvero, gli stessi.

L’ultima generazione di registi tedeschi, quelli cioè che hanno cominciato a lavorare nella Germania riunificata, sembrano particolarmente interessati a raccontare gli anni del ‘trionfo della volontà’ e quelli della Guerra Fredda. Il passato forse non è più un tabù, ma in luogo dove cercare le radici della propria identità.

In questa prospettiva, Christian Petzold è senz’altro un regista da tenere d’occhio.

Come sempre, Nina Hoss è interprete generosa e ispiratissima del suo cinema, capace di mostrare tutta la forza che arde sotto un’aspetto fragile, apparentemente indifeso.

Anche qui, come ne La scelta di Barbara, il finale toglie letteralmente il fiato.

Da non perdere.

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