Venezia 2014. Il padre

Il padre locandina

Il padre – The Cut **

Grande delusione, per uno dei film più attesi della Mostra.

Rifiutato/ritirato dal Festival di Cannes, Akin porta sul Lido l’odissea di un padre, Nazareth Manoogian, alla ricerca delle figlie gemelle, sopravvissute al genocidio armeno, subito dopo la Prima Guerra Mondiale.

L’Impero Ottomano si allea con la Germania e l’Austria, e decide di silenziare le minoranze interne. I curdi cristiani vengono deportati e divisi: Nazareth, che lavora come fabbro, viene arruolato a forza e costretto a spaccare pietre.

Riesce a salvarsi miracolosamente dall’esercito turco, ma ha perso l’uso delle corde vocali.

Muto e solo, vaga di città in città per ricongiungersi alla sua famiglia. Il viaggio si prolunga sino a Cuba prima ed agli Stati Uniti poi, sulle tracce delle sue gemelle, miracolosamente sopravvissute alla Città della Morte.

Il film di Akin è un romanzone d’appendice di stampo ottocentesco, con un protagonista in fuga da tutto e da tutti: ma The Cut è convenzionale a dir poco, non appassiona ed alla lunga finisce per girare a vuoto, un po’ come il suo Nazareth.

La sceneggiatura, scritta da Mardik Martin (Toro Scatenato) è purtroppo piatta e senza sussulti, ma non si capisce per quale motivo il film sia girato tutto in inglese, come una vecchia produzione hollywoodiana degli anni ’50.

Rahim fa la sua parte, ma è poco, in un film che scorre prevedibile come pochi altri nel concorso.

Inutile utilizzare strumenti d’analisi più sofisticati: i limiti sono evidenti.

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