Cannes 2025. Nino

Nino ***1/2

Tutto comincia con un fastidio alla gola che non passa. Esami di routine e una diagnosi inaspettata: un vecchio papilloma virus si è trasformato in un tumore, che richiede di procedere subito con la chemioterapia e la radioterapia.

E così il ventinovenne Nino, un venerdì mattina si ritrova incredulo, nel mezzo di una tempesta che non aveva potuto prevedere. Lunedì mattina comincerà le terapie, gli chiedono di farsi accompagnare da una persona di fiducia. E gli comunicano che dovrà congelare i propri spermatozoi, perché una volta cominciata la chemio diventerà sterile e non potrà più avere figli.

La freddezza glaciale delle procedure ospedaliere, lasciano Nino in uno stato di ansiosa negazione. Tra l’altro ha perduto le chiavi di casa e non può rientrare a casa. E’ anche il giorno del suo compleanno: va così dalla madre, dorme da lei venerdì sera, ma non riesce a dirle nulla. A casa di un amico gli hanno organizzato una festa di compleanno a sorpresa. Per caso in un bar reincontra una sua compagna di classe, mamma sola con un bambino piccolo, che l’aiuterà a riempire di senso questi lunghi tre giorni prima della cura.

Il folgorante esordio della francese Pauline Loquès confinato alla Semaine, ma capace di brillare di luce propria, grazie ad un rigore e una sensibilità bressoniane nella messa in scena è una delle sorprese più belle di Cannes 78.

Nel raccontare con i mezzi toni della vita il calvario laico di un uomo di oggi, con un lavoro insoddisfacente, una relazione fallita alle spalle, affetti intermittenti, ma necessari, una solitudine che non è mai disperazione, ma incapacità di bastare a se stessi quando più sarebbe necessario avere qualcuno accanto.

Sempre a ciglio asciutto e senza mai cedere un momento al dolore per quello che sta per accadere, Nino attraversa il film con un’inquietudine che è la nostra, ma è ancora capace di umanità, di solidarietà, di affetti, evitando di concentrare su di sé lo sguardo e l’attenzione degli altri, con un pudore mai rassegnato.

Quando meno te lo aspetti la vita ti sorprende, ti porta a condividere il dolore degli altri, come accade nel dormitorio in cui si rifugia Nino sabato sera, grazie all’incontro con il solito formidabile Mathieu Amalric, a cui bastano poche parole per rendere il suo sconosciuto indimenticabile.

Loquès trova una misura encomiabile, che è quella del suo straordinario personaggio, sommesso e tranquillo nonostante il magma che cova in seno, mai rassegnato, ma capace di accettare il proprio destino sino in fondo, senza lasciarsi abbattere.

L’inedito Théodore Pellerin è magnifico, incredulo, generoso: sempre in sottrazione, in un ruolo difficilissimo, che lo vede in continuo movimento, fisico ed emotivo.

“Hai paura? Sì”.

E tu, cosa ne pensi?

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