Adolescence

Adolescence ***1/2

Due ispettori di polizia in un’ordinaria mattina di lavoro nei sobborghi di una cittadina inglese. Con loro improvvisamente un corteo di auto e blindati, una squadra l’assalto. Fanno irruzione in una villetta con tutta l’irruenza distruttiva che potete immaginare: porta sfondata, mobili distrutti, perquisizioni sommarie.

Cercano un ragazzino di tredici anni. Il suo nome è Jamie Miller, è accusato di omicidio.

Con lui ci sono i genitori ignari e increduli e la sorella.

Lo trasportano in centrale, dove la burocrazia investigativa segue il suo immutabile rituale: un avvocato d’ufficio, il padre ad assistere il minore, le impronte digitali, l’esame del sangue, una perquisizione umiliante e infine l’interrogatorio con i due ispettori Bascombe e Frank.

Il piccolo mondo dei Miller cade a pezzi.

La seconda puntata è ambientata tre giorni dopo nell’istituto scolastico frequentato da Jamie, dalla vittima Katie e dallo stesso figlio dell’ispettore Bascombe.

La terza invece arriva sette mesi dopo l’omicidio, in una struttura correzionale dove Jamie è stato rinchiuso, sottoposto all’ultimo incontro con una psicologa, chiamata a decidere con una perizia indipendente se il ragazzo è capace di intendere i confini di quello di cui è accusato e il procedimento che si aprirà a suo carico.

L’ultima giornata è quella del compleanno di Eddie Miller, il padre di Jamie, tredici mesi dopo i fatti. E’ una giornata di festa diversa da tutte le altre: un biglietto del figlio dall’istituto, la moglie che gli prepara una colazione speciale, la figlia che vuole portare tutti a mangiare cinese. Ma una scritta oscena con lo spray sul suo furgone scatena tutte le frustrazioni e il dolore indicibile covato nelle lunghe settimane senza pace.

Ideata dall’attore Stephen Graham con lo scrittore e commediografo Jack Thorne (This Is England, Skins) e diretta da Philip Barantini (Boiling Point) Adolescence è una coproduzione indipendente inglese con gli americani di Plan B ed è distribuita da Netflix.

La sua eccezionalità non risiede solamente nella capacità di scardinare continuamente attese e pregiudizi, rivelando un universo adolescenziale complesso e impenetrabile, ma soprattutto nell’elettricità con cui conduce la sua indagine.

I quattro episodi sono costruiti virtuosisticamente attorno a quattro piani sequenza ininterrotti che accompagnano i personaggi, li seguono, li perdono, li fanno incontrare, scontrare, discutere, in un tour de force che contribuisce a creare una tensione quasi insostenibile.

La macchina da presa si muove libera senza soluzione di continuità tra camera car, pedinamenti macchina a mano, steadycam, carrelli, voli con un drone, alternando primi e primissimi piani, totali, piani americani, riprese fisse e campi e controcampi, creando una punteggiatura inedita anche per la serialità.

L’exploit formalista non tragga però in inganno, la scelta di Barantini è pienamente funzionale al racconto delle quattro giornate in cui si svolge il racconto: la scelta di legare i personaggi con una sorta di filo invisibile ci fa comprendere quanto il tragico omicidio di Katie finisca per far incontrare e scontrare universi apparentemente lontani, idealmente indifferenti, costretti a collidere e a interrogarsi.

Il mondo dell’adolescenza utilizza codici e forme che gli adulti non riescono a comprendere e a penetrare: occorre un Virgilio che funga da guida ad un mondo che rimane per molti versi un’isola sconosciuta.

La violenza si insinua a poco a poco nelle risposte sbagliate, nella superficialità delle parole, nella solitudine dell’incomprensione, ma anche online: basta un emoji per distruggere una vita.

La scoperta della sessualità, i modelli controversi a cui siamo esposti, l’educazione sentimentale, i limiti del consenso e la capacità di accettare l’indifferenza altrui alle nostre attenzioni sono tutti temi che la serie cerca di riportare al centro di un racconto potentissimo dal punto di vista emotivo: la tragedia di Jamie e Katie è quella di troppi ragazzi perduti che popolano la nostra cronaca, chiusi nelle loro stanze e connessi idealmente ad un mondo senza umanità.

Il lavoro di Graham e Thorne cerca intelligentemente di mostrarla per come appare agli occhi degli adulti: gli agenti, i genitori, gli psicologi, gli insegnanti, tutti forse inadeguati.

“L’abbiamo fatto noi” si chiedono quasi increduli Eddie e Manda Miller. Non riescono a trovare una spiegazione, né a darsi pace. Il rimorso per non aver capito, per non aver saputo e potuto fare di più, per non aver compreso i sentimenti del figlio, dietro la porta chiusa della sua stanza, li divora.

La storia di Adolescence comincia quando l’irreparabile è già accaduto, quando i meccanismi e le strutture di prevenzione, di ascolto e quelli educativi hanno ormai fallito. Per questo forse l’episodio più impressionante è il secondo, quello girato a scuola, tra insegnanti inconsapevoli, sensibilità esasperate, piccole e grandi violenze, bullismo, cultura tribale e tossica: un caos che i due ispettori non riescono a decifrare e di cui le famiglie sono totalmente ignare.

Stephen Graham si riserva il ruolo enorme del padre di Jamie, idraulico silenzioso, forse troppo lontano dal mondo del figlio, incapace di credere fino all’ultimo a quello che vede. Il suo è un volto come al cinema non si vede quasi più: quello di un uomo vero, della classe operaia, un caratterista capace di prendersi la scena quando serve e di restare in disparte quando è più utile alla serie. Nel suo fisico massiccio, ma minuto c’è tutta l’esplosività repressa che condivide con il figlio, ci sono le botte subite da ragazzo, il lavoro duro, giorno dopo giorno, i piccoli sogni e le speranze, l’amore per la sua famiglia.

Ma è il formidabile quindicenne Owen Cooper a rubare la scena a tutti gli adulti. La complessità del ruolo e l’audacia della scelta registica, lo obbliga ad un’interpretazione senza rete di sicurezza.

In particolare nel terzo episodio, in cui si confronta con la psicologa, è semplicemente magistrale, nel suo alternare fragilità infantili, rabbia incontenibile, freddezza minacciosa, in un continuo accavallarsi di emozioni che lascia la sua interlocutrice sempre più indifesa e scossa.

Adolescence è il suo debutto sullo schermo, ma è già stato scelto da Emerald Fennell per interpretare il giovane Heathcliff nella sua nuova versione di Wuthering Heights.

Come accade sempre più raramente, la serie è diventata istantaneamente un caso, discussa e commentata in spazi di solito non dedicati agli spettacoli e alla serialità, forse perché intercetta perfettamente un’ansia tutta contemporanea e chiama a testimoni mondi diversi e sguardi e sensibilità che non riescono a dialogare altrimenti. E’ tuttavia significativo che lo faccia con strumenti e linguaggi per una volta adeguati alla complessità e alla radicalità dei temi affrontati.

Titolo originale: Adolescence
Durata media degli episodi: 51-65 minuti
Numero degli episodi: 4
Distribuzione streaming: Netflix
Genere: Drama

 

 

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