Attentato sul volo Pan Am 103 è il laconico sottotitolo italiano di Lockerbie, miniserie in cinque episodi ideata dal drammaturgo David Harrower (autore per il cinema delle sceneggiature di Una e Outlaw King). Più attinente alla trama, fortemente centrata sugli sforzi del protagonista principale per arrivare alla verità, è l’originale A Search For Truth.
La miniserie, frutto di una collaborazione tra Sky e Peacock, racconta una storia vera. Jim Swire, un medico che nella strage avvenuta il 21 dicembre 1988 perse sua figlia Flora, condusse un’ostinata battaglia in nome della giustizia. Chi piazzò materialmente la bomba a bordo del volo Londra – New York, esploso sui cieli della cittadina scozzese 38 minuti dopo il decollo? Chi furono i mandanti? Come poté una valigetta contenente un ordigno essere imbarcata sull’aereo superando i controlli?
Il primo episodio si apre con una tenera sequenza di saluti di famiglia. La ventitreenne Flora Swire, studentessa di medicina, sta preparando la valigia. Flora è ansiosa di festeggiare il primo Natale lontano da casa in compagnia del suo fidanzato americano. Go and have the time of your life. Queste parole del padre Jim ritorneranno spesso come un mantra infelice.
La vita di Flora, che ebbe la sfortuna di non trovare un posto sul volo successivo, si sarebbe conclusa poche ore dopo, quando sui campi di Lockerbie, insieme a milioni di frammenti di cose, pulviscolo di oggetti frantumati, valige andate polverizzate e pezzi dell’aereo devastato dalla bomba, sarebbero piovuti corpi di uomini, donne e bambini. Spesso, corpi ridotti a brandelli, privi della testa, di una gamba o di un braccio. Complessivamente, i morti furono 270.
Quella notte a Lockerbie ci fu l’apocalisse. Il racconto ci lascia immaginare il terrore puro che si diffuse a bordo. Lo sguardo, piuttosto, è dal basso vero l’alto. Alcune sequenze sono oscenamente spettacolari e terribili da sostenere. Prima un bagliore nel cielo, poi un boato e un susseguirsi di eventi innaturali: una posata che si schianta sul cemento, parti metalliche sparate ovunque, avanzi sempre più grandi del Boeing 747 in servizio tra Francoforte e Detroit, un motore, un’ala, la cabina di pilotaggio, che vanno a piantarsi nel terreno. Undici persone morirono per l’impatto al suolo dei resti dell’aereo.
Nella serie entra in gioco un giornalista, Murray Guthrie, un personaggio inventato ad hoc per alimentare la narrazione. Murray segue i primi soccorritori e penetra nella zona dell’impatto, una zona dove la logica è sospesa. Gli autori di Lockerbie non ci risparmiano i dettagli più macabri. La scena dell’allevatore con un neonato morto in braccio è allucinante. Ce ne sono molti altri laggiù, dice, sono arrivato a contarne cinquanta e poi ho smesso. Attorno ai cadaveri si aggirano figure non meglio identificate. Illuminano il terreno con pesanti torce e recuperano qualcosa. Tecnici della sicurezza aerea? Esperti dell’Intelligence britannica? Agenti della CIA? Sono i primi ad arrivare e non sono del posto. È solo la prima di molte stranezze.
Intanto la notizia dell’incidente fa breccia nella programmazione televisiva. Le trasmissioni vengono interrotte per dare il comunicato. Nella loro villetta addobbata per le feste natalizie, Jim Swire e sua moglie Jane iniziano a sospettare il peggio. L’incertezza si tramuta in un dato freddo, arido, terribilmente sicuro. È proprio il volo di Flora e, come conferma la compagnia Pan Am, lei era a bordo. Nello scambio telefonico, l’impazienza di Jim stride con l’asettico riscontro dell’operatrice. Zero superstiti. L’immagine del canto degli uccelli, la mattina dopo la tragedia, è l’emblema della imperturbabilità della natura di fronte al male. Un male, ovviamente, causato dagli uomini.
Lockerbie è una serie pregevole per scrittura, incastri di tempi e luoghi (gli anni scorrono inesorabilmente in avanti mentre l’indagine apre a scenari geopolitici imprevisti) e complessiva resa drammatica. La sua ottima riuscita deve comunque molto alla presenza di Colin Firth, al solito magnetico e superlativo. L’attore premio Oscar per Il discorso del Re entra nella parte con la grazia dei grandi.
Jim Swire porta su di sé il segno del coraggio, al pari di un eroe greco. Ma il dottore non è un eroe. È un padre in lutto mosso dalla disperazione. Vi è un momento da ricordare, sempre nel primo episodio, quando i parenti delle vittime sono chiamati a Lockerbie per incontrare il governo britannico. Qui i politici assumono già un atteggiamento studiato: un cordone di sicurezza posizionato attorno alla verità. Jim decide di forzare il divieto imposto dal pubblico ministero scozzese ed entra nello stadio del ghiaccio trasformato in obitorio per vedere sua figlia un’ultima volta. Lo sguardo si posa sotto il lenzuolo bianco. La scomparsa di Flora assume la concretezza di un corpo martoriato e Jim si scioglie in un pianto inenarrabile.
Il racconto si sviluppa lungo due direttrici. La prima segue Jim Swire nel suo impegno di portavoce del comitato dei familiari delle vittime: assetato di verità, il medico stringe un’alleanza con il giornalista Murray Guthrie per fare luce sulle responsabilità della strage. La seconda riguarda Jim Swire nella versione di marito e padre, un uomo ferito che scava un solco tra sé e la quotidianità. Il rapporto tra i coniugi progressivamente si logora.
Jane non riesce ad allontanare gli incubi. In particolare uno. Jane ha sentito dire dagli esperti qualcosa che avrebbe preferito non sapere. I passeggeri del volo Pan Am 103 sarebbero stati espulsi nell’aria gelida ancora vivi. Inizialmente incoscienti per via della scarsità di ossigeno, avrebbero ripreso coscienza a una certa quota. Quindici secondi. Il conteggio di Jane davanti al ministro è un momento di straordinaria forza drammatica.
A differenza della moglie, Jim si proietta interamente all’esterno, nel mondo vasto e terribile governato dalla realpolitik. Jim, un piccolo uomo costretto a combattere i mulini a vento nonostante il dolore, ricorre anche a escamotage provocatori. L’idea di ricreare una “fake bomb” (una radio imbottita di… marzapane per simulare il plastico) da portare su un aereo di linea per testare la sicurezza degli aeroporti è uno di questi.
Le fonti di Murray sono fondamentali per confutare l’andamento delle indagini ufficiali. È stato l’Iran? Una telefonata all’ambasciata americana di Helsinki avrebbe preannunciato la bomba senza che nessuno la prendesse sul serio. Mesi prima dell’attentato, la polizia tedesca aveva sgominato una cellula di terroristi filo-palestinesi legati alla Siria e sequestrato alcune radio Toshiba pronte a essere trasformate in ordigni. Tra i frammenti del volo esploso a Lockerbie c’erano pezzi di radio del tutto simili. Quindi i palestinesi? Oppure i siriani? La grande svolta avviene con l’arresto di due libici. La serie si concentra sulla figura di Abdelbaset al-Megrahi, l’unico a essere stato condannato per la strage.
THE TRUTH MUST BE KNOWN. La verità deve essere conosciuta. L’imperativo categorico campeggia nella spilletta azzurra del comitato. È l’ossessione di Jim, il suo unico credo. Una sera Jim è avvicinato da un giornalista egiziano che gli propone un incontro fuori dal comune. Non può che accettare. Pur di ottenere l’estradizione dei libici, Jim si espone a un rischioso colloquio con Gheddafi. Va a Tripoli, da solo, e parla a lui da padre a padre. Gheddafi perse un figlio in un bombardamento americano (per il quale, ci tiene a ricordare, nessun pilota fu processato). La scena è carica di tensione. Un semplice medico di famiglia nella lussuosa residenza di un capo di governo tra i più feroci della storia, attorniato da guardie armate con i fucili pronti all’uso, domanda giustizia. Alla fine, Jim si alza e infila la spilletta nel bavero della giacca del dittatore. Dopo molti tentennamenti e un ulteriore incontro, stavolta nel deserto, Gheddafi decide di consegnare alle autorità britanniche i due presunti attentatori. Perché?
I mutevoli rapporti di forza internazionali, i compromessi, gli scambi segreti tra potenze mondiali rendono possibile l’insperato. Il processo si tiene in terra olandese con giudici scozzesi. Jim e Murray restano lì fino alla fine. La serie assume i contorni di un legal drama. Assistiamo a varie deposizioni di testimoni e periti.
Non tutte le tessere combaciano e, a causa delle contraddizioni, la ricostruzione dei fatti non si consolida in un quadro coerente. Il proprietario di una società svizzera di componenti elettrici non è sicuro che il frammento di bomba portato in aula sia riconducibile ai suoi prodotti venduti ai libici. Un commerciante di abbigliamento maltese ammette di essere stato interrogato dalla polizia fino a sentirsi confuso. Un ex agente dei servizi segreti di Gheddafi crolla sotto i colpi della difesa. Non c’è chiarezza nemmeno su quando la valigia con l’ordigno sarebbe stata trasferita sull’aereo. Così Jim inizia a pensare che, forse, al-Megrahi, è innocente.
Il dottor Swire non si vergogna mai di sporcarsi le mani. La decisione di recarsi da Gheddafi e di avviare successivamente una propria controindagine ha un costo umano, familiare e sociale. Ma Jim va addirittura oltre. La sintonia tra un padre e il possibile assassino della figlia è l’aspetto più spinoso della vicenda. I giornali remano contro le sue scelte. Il comitato gli volta le spalle. È un inciampo che potrebbe far deragliare il suo matrimonio e allontanarlo definitivamente da figli e nipoti. In fondo, un colpevole c’è, quindi perché mettere tutto in discussione? La maggior parte delle persone crede sia stato lui e vuole solo dimenticare. Lo stesso Murray si sfila.
Nella serie l’ipocrisia dell’Occidente è messa in risalto senza sconti. Negli anni Novanta e Duemila Siria, Iran, Libia, Palestina sono entità amiche o nemiche a seconda degli orientamenti delle grandi potenze e dei loro interessi (leggi: petrolio). Il mondo conosce nuove tragedie, più vaste, globali. L’Undici Settembre segna uno spartiacque nella Storia. La memoria collettiva tende a indebolirsi e i 270 morti di Lockerbie finiscono in secondo piano. Restano in campo solo Jim e al-Megrahi, ultimi custodi di una tragedia distante nel tempo, frutto di odi e di assetti geopolitici ormai modificati.
Jim perora la causa della scarcerazione di “Baset” (il libico si ammala gravemente in carcere) finanziando di tasca sua un team di avvocati esperti in questioni internazionali, anche perché, a differenza di altri incidenti aerei, non sarà mai costituita una commissione d’indagine indipendente. I politici sfilano sullo sfondo. I primi ministri inglesi, Thatcher, Major, Blair, Cameron si passano il testimone. Il popolo esprime unanime dissenso rispetto all’ipotesi del trasferimento di Baset in Libia. Trasferimento che alla fine avverrà, previa rinuncia del condannato all’appello. Pedina di un gioco immensamente più grande di lui? Oppure coinvolto in uno schema complesso dai molteplici attori e quindi, in qualche modo, colpevole? Il dubbio resta, mentre il desiderio di giustizia di Jim si stempera in qualcosa di diverso, senso di colpa, rivalsa contro il destino, necessità di credere che la battaglia, nata dal bisogno di dare un volto al Terrore, non sia stata vana.
Oltre a Colin Firth, nel cast troviamo Catherine McCormack, Sam Troughton, Ardalan Esmaili, Andy Nyman e Mark Bonnar. La regia è affidata a Otto Bathurst e a Jim Loach (il cognome non mente, è il figlio di Ken). Potente l’immagine conclusiva. Jane copre il ritratto della figlia con un telo. Baset è morto. Gheddafi è caduto e la Libia è in fiamme. È ora di traslocare. E di sbloccare il corso del tempo.
Titolo originale: Lockerbie: A Search for Truth
Numero di episodi: 5
Durata: 50 minuti ciascuno
Distribuzione: Sky Atlantic
Uscita in Italia: 27 gennaio – 10 Febbraio 2025
Genere: Biographical Drama
Consigliato a chi ha una panchina del cuore, pensa che anche una fotocopia possa fare la differenza.
Sconsigliato a chi: teme i vuoti d’aria, è andato a scuola con il ministro dei Trasporti.
Visioni e letture parallele:
- Sul processo contro i due imputati libici. Crazy Borders. Zeist: un processo scozzese nei Paesi Bassi. Disponibile su ARTE. https://www.arte.tv/it/videos/101463-010-A/crazy-borders/
- Sulla figura di Gheddafi: L’ultima notte del Rais di Yasmina Khadra, Sellerio, 2015.
Un luogo simbolo: la spiaggia.
Una parola chiave: hoax.

