Piedone: uno sbirro a Napoli

Piedone ***

In un’operazione condotta a Stoccarda nell’ambito di un’indagine dell’Interpol, Vincenzo Palmieri (Salvatore Esposito), soprannominato Piedone, scopre che il boss camorrista Edoardo Iodice, dato per morto, in realtà è nascosto a Napoli, da dove continua indisturbato a gestire i suoi affari. Con ‘Muschillo’ Iodice, Palimieri ha un conto in sospeso che riporta alla sua infanzia e alla drammatica uccisione dei suoi genitori: per questo motivo non esita a chiedere il trasferimento a Napoli per poter continuare le sue indagini. Palmieri viene assegnato alla squadra coordinata da Sonia Ascarelli (Silvia D’Amico), brillante commissario in odore di trasferirsi quanto prima all’antimafia, anche grazie alle buone parole spese per lei dal commissario capo, Enrico Ruotolo (Massimiliano Rossi). Il rapporto tra Palmieri e Ascarelli inizialmente è piuttosto complicato, ma con il passare degli episodi si apre, pur tra alti e bassi, prima alla collaborazione e poi all’amicizia, per finire con il tradursi in una vera e propria relazione sentimentale. Sarà proprio la loro collaborazione a fare luce sui rapporti tra alcuni esponenti delle forze dell’ordine e Iodice.

Piedone – Uno sbirro a Napoli è una miniserie italiana in 4 episodi creata da Peppe Fiore e diretta da Alessio Maria Federici che si richiama, nel titolo più che nel contenuto, alla celebre serie di film degli anni ’70 con il commissario Rizzo interpretato da Bud Spencer. Oltre che nel titolo, il commissario Rizzo viene citato anche come mentore di Palmieri: è stato lui ad aiutarlo dopo l’assassinio dei genitori e ad introdurlo in polizia. Una trovata simpatica e piaciona che si inserisce nell’ambito di un intrattenimento generalista, adatto al palinsesto di prima serata, quindi tendenzialmente per tutta la famiglia. Salvo qualche scena di sesso e il saltuario utilizzo del turpiloquio, il prodotto è infatti confezionato per un pubblico ampio, unendo azione, dramma e intrecci amorosi in un mix godibile e ben equilibrato.

L’intreccio è solido: oltre alla trama verticale che attraversa tutti e quattro gli episodi, ci sono le trame orizzontali che si sviluppano con credibilità, grazie alla durata di ciascun episodio, circa un’ora e mezza. I singoli episodi non sono dei meri puntelli alla trama verticale perché hanno il respiro di un piccolo film: i casi, tutti significativi della nostra attualità, spaziano dal disagio giovanile alla malasanità privatizzata, allo sfruttamento dell’immigrazione. Dal punto di vista drammaturgico aiutano Palmieri a stringere il cerchio attorno a chi sta aiutando Iodice a nascondersi in città, ma dal punto di vista sociologico raccontano lo stato dell’arte della metropoli campana. Napoli è infatti la grande protagonista, fin dal titolo, con le sue vedute iconiche, con le discussioni sulle sfogliatelle (sono meglio quelle ricce o quelle lisce? Domanda da perderci il sonno e … la linea!), ma anche e soprattutto con la sua gente che, nel bene come nel male, fa la differenza. La capacità di Rizzo di parlare con tutti e di raccogliere suggerimenti da tutti, senza andare molto per il sottile nel rispettare le prassi e le gerarchie, è poi determinate. Siamo insomma caduti nel cliché di Napoli come microcosmo che risolve i problemi da sé, seguendo regole e principi diversi da quelli validi nel resto d’Italia? E’ vero che Palmieri reagisce piegando la legge al suo obiettivo, ma lo fa a fronte di un’intuizione giusta e per lungo tempo marginalizzata (se non ridicolizzata) dai colleghi e con un’etica ferrea che garantisce dignità e vigore a un comportamento altrimenti discutibile. Il microcosmo non è quindi utilizzato come pretesto giustificazionista per delinquere, come invece avviene nel caso del commissario capo, ma rappresenta il contesto in cui quotidianamente confermare la propria etica e la propria determinazione a raggiungere l’obiettivo della legalità. Le peculiarità della città vengono insomma sfruttate da Palmieri a vantaggio delle indagini e non per il proprio interesse particolare. Del resto rispetto al passato il microcosmo partenopeo si trova esposto ad una molteplicità di spinte diverse, come la presenza di immigrati e il boom di turisti che ha reso la città una delle mete più visitate anche dagli stranieri. La trama ce lo racconta con un plot tutto sommato credibile e ben bilanciato nell’ambito dei quattro episodi che riescono a racchiudere la vicenda senza dispersioni né divagazioni.

Gli attori conferiscono grande credibilità ai rispettivi personaggi, con ottime interpretazioni da parte di Salvatore Esposito e Fabio Balsamo, nei panni dell’ispettore aggiunto Michele Noviello, protagonista di un filone romantico del tutto personale e spalla di Palmieri per la parte iniziale delle indagini.

Piedone – Uno sbirro a Napoli si presenta quindi all’insegna della solidità narrativa e della fruibilità, fornendo una declinazione aggiornata del mito di Bud Spencer, forse meno iconica e spensierata, ma con una maggiore attenzione alla nostra società in generale e al microcosmo napoletano in particolare.

TITOLO ORIGINALE: Piedone – uno sbirro a Napoli

DURATA MEDIA DEGLI EPISODI: 90 minuti

NUMERO DEGLI EPISODI: 4

DISTRIBUZIONE STREAMING: Sky

GENERE: Action Crime Comedy Drama

CONSIGLIATO: a quanti cercano una serie crime leggera e fruibile in famiglia, all’ombra del Vesuvio, che però non sminuisce né edulcora la quotidianità sociale della metropoli campana.

SCONSIGLIATO: a quanti cercano il tono spensierato e le scazzottate che hanno fatto la fortuna del Piedone di Bud Spencer: qui il tono è più crime e l’attualità sociale irrompe nel racconto con i suoi drammi e le sue miserie.

VISIONI PARALLELE: naturalmente la tetralogia di film dedicati a Piedone: Piedone lo sbirro (1973), Piedone a Hong Kong (1975), Piedone l’africano (1978), Piedone D’Egitto (1980), tutti interpretati da Carlo Pedersoli, in arte Bud Spencer e con Steno dietro la macchina da presa. ‘Un turbine di cazzotti e di sentimenti’ come recitava la locandina del primo film della serie.

UN’IMMAGINE: gli sganassoni in slow motion che Palmieri affibbia ai cattivi hanno tutto il sapore dei film di Bud Spencer e della spensieratezza artistica di un genere consegnato alla storia del cinema popolare italiano.

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