Cent’anni di solitudine

Cent’anni di solitudine ****

Una serie Netflix in 8 episodi per accompagnare le generazioni della famiglia Buendia attraverso gli anni, a partire dal matrimonio tra José Arcadio Buendia e la cugina Ursula Iguaràn. Unione contrastata dalla famiglia di lei, in particolare dalla madre di Ursula perché, essendo consanguinei, teme che la figlia possa partorire un bambino con la coda di maiale. Un timore che, almeno inizialmente, inibisce i rapporti tra marito e moglie, dato che Ursula per non rimanere incinta decide di indossare una cintura di castità. Come se non bastasse, ben presto la coppia si trova a convivere con il fantasma di Fulgencio Anguilar che José Arcadio uccide in un duello d’onore dopo che questi, sconfitto in un combattimento tra galli, aveva messo in dubbio la sua virilità. Una presenza immateriale ma decisamente ingombrante che finisce per spingerli ad abbandonare il paese e muoversi verso il mare, seguiti da altre giovani coppie con la speranza di un futuro libero dalle restrizioni della tradizione. Il gruppo inizia così un viaggio mirabolante, in cerca del mare e di un futuro migliore, oltre la Sierra. Al mare non ci arriveranno mai, ma fonderanno, dopo una visione rivelatrice avuta da Aureliano, una città: così nel bel mezzo della giungla, alla fine del XIX secolo, nasce Macondo. Negli anni assisteremo a numerosi cambiamenti nella vita della piccola comunità, in cui i Buendia avranno sempre un ruolo rilevante: nella buona come nella cattiva sorte, il legame tra la famiglia e la città appare indissolubile. Tra personaggi mirabolanti ed eventi improbabili, tra epidemie e guerre, tra fughe notturne e ritorni diurni accompagniamo quindi i Buendia (e Macondo) in un epico viaggio attraverso le generazioni.

La serie, in due parti di cui questa è la prima, presenta un budget importante e un impegno durato 6 anni per dare corpo alla straordinaria capacità inventiva e narrativa di uno dei più grandi scrittori del ‘900. E’ la prima volta che questo accade e le aspettative, chiaramente elevate, non sono state disattese. Alla realizzazione del progetto hanno peraltro partecipato anche i figli di Marquez. La sfida più ardua era integrare nella base realistica della narrazione gli episodi fantastici e magici, senza scadere nel ridicolo e senza strappi troppo bruschi tra i due registri. Alex Garcia Lopez e Laura Mora dietro alla macchina da presa sono riusciti a dare corpo allo straordinario mix di reale e magico della scrittura di Marquez, senza indulgere in eccessi patinati o manieristi. In più le scene d’azione, in particolare nella seconda parte, quella dominata dalla guerra civile, hanno ritmo e capacità immersiva e trasmettono allo spettatore la sensazione di trovarsi in battaglia, tra gli spari dei fucili e il fumo dei cannoni. La fluidità della visione è favorita dagli ampi movimenti di camera e dalle numerose carrellate attraverso la città che ci permettono di percorrere le strade di Macondo seguendo un rivolo di sangue o accompagnando la corsa di questo o quel personaggio, fin dentro le abitazioni, attraverso le camere e il patio, in particolare di casa Buendia. Una predilezione per la soggettiva contribuisce inoltre a dare la sensazione di vedere con gli occhi dei protagonisti o delle forze naturali che agiscono, misteriosamente, nel mondo. Una natura dotata di una bellezza selvaggia e sensuale, proprio come le molte donne protagoniste del racconto, figure forti non solo per determinazione e coraggio, ma anche per la carica sensuale che emanano e che manifestano senza alcun pudore. Le scene di sesso sono frequenti e trasmettono proprio questa energia vitalistica, senza scadere nella volgarità o nell’esibizionismo. La fotografia in particolare riempie gli occhi di bellezza, passando dai colori brillanti degli esterni equatoriali agli interni, caldi e con forti contrasti tra buio e luce, comunque sempre ricchi di personalità.

Il racconto di Marquez viene trasposto con cura e rispetto, a cominciare dai personaggi resi con credibilità grazie alle felici interpretazioni di José Arcadio (Marco Antonio Gonzales) e Ursula (Susana Morales), accuratamente invecchiati dai costumisti nel rispetto dei tratti fisici e caratteriali dei loro personaggi. Tra gli altri attori spicca Claudio Catano, nei panni del colonnello Aureliano Buendia, con cui si apre e si chiude la narrazione di questa prima parte. Anche il gitano/alchimista Melquiades è interpretato con grande efficacia da Moreno Borja, ma discorsi analoghi potrebbero riguardare anche Ella Becerra nei panni di Petronilla e un po’ tutto il cast, composto per lo più da attori colombiani. Al di là delle interpretazioni, i personaggi sono ricchi di forza e di sfumature caratteriali, con cui affrontano la sfida quotidiana che gli uomini portano alla solitudine e alla morte.

I grandi temi di Marquez del resto sono tutti presenti: l’amore, l’impulso vitalistico, la solitudine del singolo, la morte, la magia del mondo, la capacità trasformativa e poietica delle parole. Temi che si rincorrono e si sovrappongono attraverso lo spazio e il tempo, accompagnando le generazioni dei Buendia. La sceneggiatura dipana la scrittura stratificata di Marquez, adattandola ad un percorso narrativo lineare, ma senza togliere nulla all’ampiezza del racconto, trattando la materia narrativa senza sottrazioni. La voce fuori campo ci guida senza eccessi retorici in questo mondo fantastico e arricchisce le immagini con le considerazioni sulla vita la morte e l’amore che sono il sigillo della prosa di Marquez. A partire dal celebre incipit.

Al termine della visione la sensazione di bellezza pervade lo spettatore, ma il finale, naturalmente e necessariamente aperto, lascia anche il desiderio di una seconda stagione proprio perché il meccanismo narrativo è stato adattato al medium televisivo con efficacia e consapevolezza.

TITOLO ORIGINALE: Cien anos de soledad

DURATA MEDIA DEGLI EPISODI: 60 minuti

NUMERO DEGLI EPISODI: 8

DISTRIBUZIONE STREAMING: Netflix

GENERE: Drama Epic Historical Epic Fantasy

CONSIGLIATO: a quanti hanno amato il libro di Marquez, ma anche a quanti non lo hanno letto. La serie ha il merito di emozionare entrambi.

SCONSIGLIATO: a quanti cercano un racconto realistico e non sopportano l’alchimia di realtà e fantasia, per quanto ben bilanciate.

VISIONI PARALLELE: a chi ha visto la serie consigliamo di leggere e/o rileggere il libro, ma per una volta, è valido anche il suggerimento inverso.

UN’IMMAGINE: i fiori gialli che cadono dal cielo nell’ultimo episodio, per la morte di uno dei personaggi più magici del racconto. Una sequenza che riempie gli occhi di bellezza e poesia.

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