The Sticky – Il grande furto: come rubare sciroppo d’acero e vivere felici.

The Sticky – Il grande furto **1/2

Questa non è assolutamente la vera storia del grande furto dello sciroppo d’acero canadese. È sufficiente la precisazione sparata all’inizio di ogni episodio per intuire in quali paraggi dell’immaginario cinematografico ci muoviamo. Laddove la finzione è palesemente negata (cioè esibita), richiamando comunque un reale fatto di cronaca, il punto di riferimento non possono che essere i fratelli Coen. The Sticky è una serie distribuita da Prime Video con un cast notevolissimo. Basti citare due nomi: Margo Martindale e Jamie Lee Curtis. Quest’ultima è anche la produttrice esecutiva.

Da qualche parte in Canada c’è un deposito che vale 150 milioni di dollari. Non contiene lingotti d’oro, non contiene né petrolio né gas ma… sciroppo d’acero. O, per essere più precisi, la linfa dell’albero. Dalla linfa si ricava successivamente il prezioso (è il caso di dirlo) sciroppo. Il deposito appartiene all’Associazione dei produttori. La linfa è consegnata all’organizzazione che si occupa di stiparla in barili.

A capo dell’Associazione troviamo il cinico Leonard Gauthier, goloso di terre di altrui. Anche se suo figlio Junior è stato promosso da poco alla carica di Direttore generale, il padrone della piazza è sempre lui. Si potrebbe pensare che il deposito goda di una sofisticata rete di protezione. E invece no. C’è solo un uomo a fare da guardia. Il suo nome è Remy Bouchard, ha quarant’anni e vive ancora con suo padre, un allevatore di visoni. Remy non ha molta stima di sé. Così, prima di andare al lavoro, Remy inserisce un CD nell’autoradio per affidarsi alle parole motivazionali di un guru.

Se volessimo fare un giro da quelle parti, incontreremmo anche Ruth Landry, un’anziana operatrice osteggiata dalla burocrazia del Quebec. Per proseguire, non può mancare il mafioso di turno. Mike Byrne è un cattivo con qualche debolezza di troppo. Per chiudere, è chiamata all’azione un’agente di polizia locale, Teddy Green, opportunamente affiancata dalla detective Valérie Nadeau, venuta da Montreal per risolvere, con la giusta dose di professionalità che manca in provincia, il caso.

Quale caso? La serie inizia con il ritrovamento di un cadavere all’interno di un barile di sciroppo d’acero. Scopriremo più tardi che si tratta del corpo di Orval Steeks, il miglior amico di Remy. Per arrivare all’omicidio il racconto fa un salto all’indietro di sei mesi, al giorno in cui a Ruth viene notificato il divieto di raccogliere la linfa dagli aceri della sua proprietà. Ruth non può infatti utilizzare la licenza posseduta dal marito Martin, ridotto in coma per essere caduto da un albero. La donna, privata del reddito, rischia la bancarotta. Nello stesso giorno Remy riceve in regalo dai suoi genitori un paio di moffole. È il suo compleanno e per l’occasione suo padre ha appositamente scuoiato un visone…

Remy è solo, nella vita come nel lavoro, e coltiva un’unica ambizione: poter dirigere una squadra e sentirsi, così, finalmente qualcuno. Garantire al deposito una migliore sorveglianza dovrebbe essere un incentivo sufficiente per accogliere la richiesta. Ma il giovane Gauthier la respinge. Ed è allora che le strade di Remy e Mike si incrociano, in maniera del tutto accidentale, tra i tavoli di un ristorante.

Mike Byrne è un amico di vecchia data del marito di Ruth. Non è chiaro quali affari o interessi condividessero i due. Ruth vorrebbe evitare di vendere, anzi svendere, la sua porzione di foresta all’ingordo Leonard Gauthier e in automatico chiede una mano proprio a lui, lo scagnozzo della mafia di Boston che forse potrebbe inserirla nel fiorente… contrabbando di linfa. Mike, dispiaciuto, respinge l’idea, accampando una presunta ostilità della sua organizzazione di appartenenza a certe pratiche non corrette. Non sfugga l’ironia: qualche sequenza prima l’avevamo visto alle prese con una “riscossione”. Di certo, Mike non riesce quasi mai a comportarsi da duro e anche con l’orchidea del suo capo, il misterioso Charlie, non sembra a suo agio. In effetti l’imbranato Mike si trova nel Quebec per curare le piante della villa del boss e intascare il dovuto. Nulla di più.

Nulla di più, se non fosse per l’incontro casuale con Remy. Due figure all’apparenza inconciliabili che invece nascondono, ognuno secondo la propria misura, una naturale inclinazione al crimine. Ebbene sì. Nel suo piccolo, anche il guardiano è un fuorilegge. Con la complicità dell’amico del cuore Orval, il mite Remy trafuga dal deposito un barile al mese, un vizio inconciliabile con la sua stessa richiesta di maggiore sorveglianza. The Sticky vive di queste simpatiche contraddizioni. Il progetto del colpo è una di quelle intuizioni irrinunciabili, un’illuminazione al vetriolo, un’epifania che rompe la ghiacciata monotonia di giornate sempre uguali. Mike accetta senza esitazioni. Coinvolge Ruth ed elimina il quarto che potrebbe dare fastidio. Orval, appunto.

Ed eccoli i tre delinquenti all’opera, un loser di provincia, un luogotenente decaduto della malavita di Boston e un’anziana pronta a tutto. Nel pieno solco dell’humour nero dei Coen, che forse avrebbero tratto dal reale fatto di cronaca un prodotto più graffiante, si sviluppa una storia surreale e leggera. Verità fattuale trasfigurata in finzione o avvenimento talmente assurdo da non sembrare vero? L’ispirazione proviene da quello che in Canada è stato definito il furto del secolo. Tra il 2011 e il 2012, dai depositi della Federation of Quebec Maple Syrup Producers, furono trafugate 5mila tonnellate di sciroppo d’acero (rimpiazzate con acqua al fine di non destare sospetti al momento della pesatura), per un valore di mercato pari a 18 milioni di dollari canadesi. Richard Vallières, l’ideatore della rapina, condannato nel 2022 a pagare 9 milioni (l’equivalente dei ricavi ottenuti sul mercato nero) a seguito di una riforma della sentenza d’appello operata dalla Corte Suprema del Canada, dichiarò di aver agito per ragioni di “vendetta” nei confronti della Federazione.

I tipici paesaggi del Nord America, congelati in un freddo perenne, assistono impassibili alle sciocchezze umane. Il massimo risultato dell’interazione sociale, quantomeno di segno maschile, consiste nello sbavare davanti a spettacoli di lap-dance. Nei bar stereotipati, sotto le luci al neon, si servono birra e costine di maiale. La detective Nadeau, mente raffinata di Montreal, resisterà a tutto questo? L’agente Green, poco avvezza a casi di omicidio, è leggermente distratta. Nonostante le differenze, tra le due nasce un’intesa per certi versi inaspettata… Tra gli elementi che “separano”, entra in gioco anche la lingua. Nadeau è francofona e si sforza di piegare il suo idioma alle esigenze d’indagine. Sono aspetti che rischiano di passare sotto traccia. Probabilmente uno spettatore canadese avvertirà maggiori note comiche, o di satira, notando il disappunto di Remy per gli appunti di Nadeau scritti in francese.

Mentre il duo Nadeau-Green cerca il colpevole dell’omicidio di Orval, incappando in una foratura e in una saracinesca ermeticamente chiusa, i tre preparano il colpo al deposito. Peccato che, al momento di agire (la finestra temporale di pochi giorni coincide con la festa annuale del raccolto), Gauthier Jr esaudisca il desiderio di Remy ingaggiando una guardia in più. Attenzione, non un’intera squadra ma un solo, massiccio professionista, l’aitante Gary Montour, destinato a diventare… responsabile della sicurezza! “Sei stato nell’esercito?”, chiede Gary. “No, Call of Duty”, risponde Remy. Cogliendo il suggerimento del socio in affari, Remy ha attirato il rivale nella foresta con scopi non esattamente nobili. Ma, a quanto pare, Mike se la cava meglio con la mazza da baseball che con la pistola…

Equivoci di fondo, incroci paradossali, capovolgimenti di situazione improvvisi, episodi ridicoli: in The Sticky gli showrunner Brian Donovan e Ed Herro hanno riversato l’intero campionario della sulfurea poetica di Fargo e simili. Nulla però funzionerebbe allo stesso modo senza il magnifico cast. Si è detto di Margo Martindale (Million Dollar Baby, The Americans), che interpreta Ruth. Tutti si chiedono perché la signora Landry a un certo punto decida di tagliare un albero… Chris Diamantopoulos (visto di recente in Erano ragazzi in barca di George Clooney) è Mike, altrimenti detto Lollipop, cioè lecca lecca. Anche questo nomignolo si porta dietro una storia non banale. Suzanne Clément, attrice che i fan del cinema di Xavier Dolan riconoscono a prima vista, interpreta la detective Nadeau. Guillame Cyr, Guy Nadon, Mickaël Gouin, Meegwun Fairbrother e Gita Miller formano il resto della pattuglia di attori canadesi. E poi c’è lei, Jamie Lee Curtis.

L’attrice californiana, due volte premio Oscar (il primo alla carriera, il secondo per Everything Everywhere All at Once) e vincitrice di un Emmy per il ruolo di Donna Berzatto in The Bear (si consiglia la visione dell’episodio Fishes della seconda stagione), in The Sticky è una spietata killer inviata dalla famiglia di Boston nel profondo Quebec con l’obiettivo di sistemare la faccenda dell’omicidio di Orval e mettere definitivamente la polvere sotto il tappeto. Bo Shea è un personaggio sopra le righe, nero, divertente, a suo modo provato da chissà quali terribili vicende e, soprattutto, visibilmente ammaccato. La cattiveria si concilia con una stampella e un passo claudicante? Certamente sì! Bo rivela a Ruth e Remy la verità sul conto di Mike. Tutti però hanno un punto debole e quello di Bo sono le cadute dall’alto… Il finale lascia presumere una seconda stagione di The Sticky con la stessa Bo e un redivivo Martin, uscito dal coma, protagonisti e forse persino alleati.

Nel complesso la serie lascia un sapore di déjà vu nello spettatore avvezzo a un determinato cinema di genere (l’epica western della rapina al treno, pardon, al deposito). La grammatica della dark comedy, con le sue regole difficili da dimenticare, non presenta qui particolari variazioni sul tema. Le scelte musicali parlano chiaro: nulla si crea e tutto si trasforma. Risaltano le cover in francese di grandi hit americane degli anni Sessanta/Settanta. Je T’Aime TropToi cantata da Claude François è la traduzione di I Got You Babe di Sonny and Cher. Ces bottes sont faites pour marcher di Muguette è la notissima These Boots Are Made for Walkin’ scritta da Lee Hazelwood per Nancy Sinatra. E Knock Knock Ouvre-Toi Porte D’or di Hugues Aufray? Certo, è Bob Dylan. Un brano immortale dentro un film immortale. E con il cenno a Sam Peckinpah, un mostro sacro che è anche un riferimento dei fratelli Coen, il circolo virtuoso, o vizioso, delle citazioni è chiuso.

Titolo originale: The Sticky

Numero di episodi: 6

Durata: 30 minuti ciascuno

Distribuzione: Prime Video

Uscita in Italia: 6 dicembre 2024

Genere: Crime, thriller, dark comedy

Consigliato a chi: chiama per nome le proprie piante, preferisce i dolciumi agli elettrodomestici, vorrebbe guidare un’autocisterna.

Sconsigliato a chi: ignora cosa sia il tempo dello zuccheraggio, si spazientisce se non è servito per primo al ristorante, non conosce il peso specifico dell’acqua.

Visioni e letture parallele:

  • Per restare in tema di rapine, sempre nel segno della commedia: La truffa dei Logan di Steven Soderberg (2017), disponibile a pagamento su Prime Video.

  • Una docuserie su persone comuni che realizzano colpi eccezionali: Heist – Rapine incredibili (2021), disponibile su Netflix.

  • Un capolavoro della letteratura nordamericana contemporanea: Canada di Richard Ford, Feltrinelli (2015).

Un’immagine: Remy che tira di boxe nel capanno.

 

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