Kinds of Kindness

Kinds of Kindness ***

Dopo il successo degli adattamenti firmati da Tony McNamara per La favorita e Povere creature!, Yorgos Lanthimos torna a lavorare con il suo storico sceneggiatore Efthimis Filippou, per questo trittico esistenziale, intitolato Kinds of Kindness.

Girato a New Orleans nell’autunno del 2022, con il medesimo cast per tutti e tre gli episodi come accade spesso a teatro quando una compagnia mette in scena tre atti unici, il nuovo lavoro del regista greco torna alle atmosfere oppressive dei suoi esordi, alla crudeltà esibita, alla manipolazione del potere, alla capacità di trasfigurare la realtà in una dimensione stranita, come in uno specchio deformante in cui tuttavia si riconoscono bene i confini.

Il primo episodio, intitolato The Death of R.M.F, vede protagonista il pavido Robert che vive secondo gli ordini inflessibili del suo capo Raymond, imperativi non solo in ambito lavorativo. Quest’ultimo decide la sua dieta, le sue letture, i drink che beve. Ha avuto un ruolo determinante nella scelta della moglie e della casa in cui Robert abita. Ha influenzato in modo decisivo anche la scelta della coppia di non avere figli.

L’ultima richiesta di Raymond è quella di provocare volontariamente un incidente automobilistico colpendo a forte velocità la BMW blu guidata da R.M.F.. Un primo tentativo è poco efficace: la velocità è troppo bassa e i due uomini ne escono quasi illesi.

Quando Robert si rifiuta di provocare indirettamente la morte dell’altro uomo che non conosce e che pure è stato pagato per il suo ruolo di vittima, la sua esistenza si disfa immediatamente. La moglie lo abbandona, viene licenziato da Raymond, nessun altro studio lo assume e la sua vita perde significato.

Le cose cambiano quando al bar dello Cheval, il locale scelto per lui da Raymond, incrocia Rita: per far colpo su di lei usa la stessa tecnica che ha funzionato con la moglie e i due cominciano a vedersi. Al primo appuntamento però Rita non si presenta…

Il secondo episodio intitolato R.M.F. is Flying ha come protagonista Daniel, un giovane poliziotto, la cui moglie Liz è dispersa da molto tempo, dopo che la sua spedizione di osservazione oceanografica sulla barriera corallina non ha risposto più ai segnali.

Il collega Neil e la moglie Martha cercano di sostenerlo e dopo cena accettano di vedere con lui qualche video della moglie. Si tratta però delle riprese del quartetto impegnato in un partouze.

Pochi giorni dopo Liz viene ritrovata su un’atollo e riportata a casa. Solo che la donna non sembra essere quella che Daniel conosce: ha una nuova passione per il cioccolato, le scarpe non le calzano più, non ricorda la canzone preferita del marito.

La paranoia di Daniel, che teme di essere al centro di un complotto, sale a livelli di guardia: ritira i suoi soldi in banca, spostandoli su un conto personale, spara senza motivo ad un tipo fermato per un controllo in mezzo alla strada ferendolo ad una mano e viene costretto dalla polizia a curarsi a casa.

Qui si rifiuta di mangiare qualunque cosa che gli cucini la nuova Liz. Fino a quando comincia a farle richieste sempre più assurde…

L’episodio finale, R.M.F. Eats a Sandwich, comincia con uno strano rituale, che vede protagonisti Andrew e Emily con una possibile candidata all’interno di una morgue. La ragazza dovrebbe avere il potere di resuscitare i morti. Ma la prova fallisce miseramente.

Andrew e Emily sono adepti di una setta guidata da OMI e AKA, bevono solo acqua in cui i due hanno versato le loro lacrime e hanno fatto voto di purezza, ovvero di accoppiarsi solo con i due leader spirituali, pena l’espulsione dal gruppo.

I due sono in cerca del messia, secondo una profezia che dovrebbe condurli ad una gemella sopravvissuta alla morte della sorella, capace di vincere la morte.

La ricerca passa attraverso spedizioni successive per testare le possibili candidate. Fino a quando Rebecca si mette in contatto con Emily confidandole che quella che stanno cercando è sua sorella Ruth, veterinaria che già una volta le ha salvato miracolosamente la vita dopo una brutta caduta in una piscina vuota.

Emily però ha una vita passata: un marito e una figlia piccola, a cui porta dei doni, lasciandoli su letto di casa, quando sa di non trovare nessuno.

Dopo aver ingenuamente accettato l’invito del marito Joseph a fermarsi dopo cena, quest’ultimo la droga e abusa di lei incosciente. L’indomani, recuperata da OMI, Aka e Andrew, viene sottoposta ad un tentativo inutile di purificazione in una sauna alla massima temperatura che prelude alla sua espulsione dalla setta.

La sua unica opportunità rimane la possibilità di trovare il messia.

Una banale incidente vanificherà i suoi sogni di rivincita.

Lo sberleffo del destino arriva a prendersi la sua rivincita sugli affanni degli uomini, chiudendo significativamente Kinds of Kindness esattamente come nei suoi primi film.

La coppia protagonista di tutti gli episodi è sempre formata da Emma Stone e da Jesse Plemons, mentre gli altri attori ricorrenti – Willem Dafoe, Margaret Qualley, Hong Chau, Joe Alwyn e Mamoudou Athie – compongono il quadro degli antagonisti e dei deuteragonisti.

Quasi tutti hanno già lavorato con Lanthimos in passato e la sintonia con gli universi creati dal regista è realmente significativa. La recitazione spesso fuori dalle righe, straniata, anti-naturalistica segna in modo evidente questi tre apologhi che forzano dinamiche e rapporti del nostro mondo fino a farne caricature grottesche e tragiche al tempo stesso.

I personaggi di Kinds of Kindness sono uomini e donne fragili, irrisolti, incapaci di autodeterminarsi, costretti a subire le manipolazioni di chi esercita su di loro un potere di coercizione che è psicologico, ma anche fisico.

Il professionista plagiato dal proprio boss che da solo non riesce neppure ad ordinare la cena o scegliere un libro da regalare, il poliziotto soggiogato da assurde di complotto, la donna che ha abbandonato la famiglia per inseguire una profezia impossibile sono tutti parte della ronde creata da Filippou e Lanthimos.

Il mondo che i due raccontano è oscuro, spietato, regolato dalla violenza in modo brutale, anche quando si ammanta di falsa compassione. L’autodeterminazione, la responsabilità di sè non sono che utopie irraggiungibili.

Robert ritrova se stesso solo nell’obbedienza cieca al capriccio del suo capo come accade al remissivo figlio di Dogtooth, Daniel invece provoca l’annientamento dell’oggetto della sua paranoia un po’ come il Dott. Murphy ne Il sacrificio del cervo sacro e infine Emily sembra ripercorrere il destino dell’infermiera Monte Rosa, la protagonista di Alps, che fuori dal gruppo perde ogni contatto con la realtà e ogni dignità personale.

I bersagli dell’ironia feroce di Lanthimos rimangono gli stessi, il potere in sè, in qualunque forma si manifesti, e la famiglia che qui non è mai rifugio: Sarah fugge da Robert immediatamente e  non ritorna più, Joseph approfitta della ex moglie Emily drogandola e violentandola, per non dire di Daniel che non riconosce più la compagna adorata e la spinge a provare il suo amore in modi che sarebbero piaciuti a Shylock.

Emma Stone si conferma baricentro ineludibile del cinema di Lanthimos, con una generosità che qui triplica gli sforzi di Povere creature! mentre Jesse Plemons è il suo contraltare perfetto, ordinario, impenetrabile, enigmatico: maschere dietro cui si nasconde un horror vacui letteralmente spaventoso.

Fra gli altri emerge il solito gigantesco Willem Dafoe, mefistofelico nell’understatement del boss del primo capitolo, quasi assente nel secondo, mellifluo e fluido leader nel terzo.

Questo Kinds of Kindness non aggiunge molti elementi nuovi rispetto a quanto sapevamo del mondo crudele in cui si muovono i personaggi creati con Filippou.

Chi ha creduto che finalmente con Povere creature! il suo cinema si fosse emancipato da un nichilistico pessimismo e da una visione incerta e tenebrosa del futuro, abbracciando un’eroina femminile finalmente in grado di compiere la propria rivoluzione, rimarrà forse deluso da questo ritorno al passato.

Kinds of Kindness è solo l’ottavo film di Lanthimos e come molti film a episodi questo trittico sembra un testo teorico all’interno della sua filmografia, un tentativo di fare i conti con la propria ispirazione, con i suoi temi ricorrenti, con un’ombra di manierismo che comincia ad allungarsi in un percorso molto coerente.

Il prossimo lavoro, il remake del coreano Save The Green Planet si annuncia per molti versi differente per contesto e ispirazione, ma non meno cruento nella sua idea del mondo.

Gli applausi ritmati e l’hype evidente fin dai titoli di testa di questo Kinds of Kindness, durante la proiezione stampa di Cannes, segnalano tuttavia che lo status del regista greco all’interno della comunità del cinema è salito vertiginosamente.

E se volete sapere di più sul cinema di Yorgos Lanthimos, potete leggere il libro che gli abbiamo dedicato, aggiornato sino a Kinds of Kindness: 

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