Cannes 2024. When the light breaks

When the light breaks **

Il film d’apertura di Un certain regard è un dramma adolescenziale ambientato in una lunga giornata d’estate a Reykjavík, dalle prime luci dell’alba sino al crepuscolo.

Diddi è uno studente d’arte che viene dalla provincia e lì ha lasciato la fidanzata Klara. Nella capitale sta nascendo un rapporto nuovo con la compagna di studi e di band, Una. La loro prima notte d’amore è anche l’ultima.

La mattina un incidente catastrofico in un tunnel lascerà gli amici e le ragazze a piangere la sua tragica fine.

Solo che nessuno sa di Una, tranne l’amico Gunni, a cui l’aveva confessato un attimo prima di chiedergli in presto l’auto per tornare a casa e spiegare tutto a Klara.

E così Una si trova a vivere un dolore che gli altri non riconoscono.

Il film di Rúnarsson è piccolo ritratto di emozioni forti: costruito nella prima parte come un lento avvicinamento alla verità e al lutto, nella parte centrale indaga il dolore muto e negato di è costretto a celare i propri sentimenti.

Mentre gli amici consolano Klara, Una si chiude nel silenzio. Il film indaga il suo volto, cerca di mostrarne il faticoso tentativo di reprimere la verità.

Eppure pian piano Klara sembra capire, comprendere. Mano a mano che le due ragazze fanno conoscenza, ecco che i sentimenti riaffiorano e si fanno strada, con una serena accettazione del ruolo dell’altra, che le vede infine abbracciate.

Forse Rúnarsson avrebbe potuto evitare un certo insistito simbolismo sia nella costruzione drammatica, sia nel finale gonfio di uno spiritualismo che cozza con il rigore secco che il film aveva avuto sino a quel momento.

La scelta poi di stare quasi esclusivamente sul volto della sua protagonista, funziona dal punto di vista drammatico, ma schiaccia il film su una sola prospettiva, riducendo la complessità delle reazioni e dei sentimenti di fronte ad una perdita così indicibile, ad uno solo.

In una selezione che sembra impoverita, la scelta di questo piccolo film islandese come apertura, resta comunque significativa.

Straordinaria Elin Hall, che si carica sulle esili spalle l’intero film con una forza e una dignità davvero notevoli.

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