Dream Scenario – Hai mai sognato quest’uomo?

Dream Scenario – Hai mai sognato quest’uomo? ***

Paul Matthews è un professore di biologia dell’evoluzione di mezza età che lavora in un piccolo college di provincia, sognando di pubblicare un libro sull’intelligenza sociale delle formiche.

Vive in una bella casa borghese con la moglie architetto e due figlie adolescenti: una mattina la più piccola gli racconta il sogno che ha avuto nella notte, un incubo in cui il padre sembrava un osservatore incapace di azione.

La stessa mattina un paio dei suoi studenti raccontano di aver avuto la stessa esperienza, poi la sera a teatro Paul e la moglie Janet vengono raggiunti da una vecchia fidanzata del protagonista che afferma di averlo visto spesso nei suoi sogni e gli chiede il permesso di scrivere un articolo su di lui.

In un attimo, il volto di Paul diventa virale e le testimonianze di nuovi sogni diventano migliaia.

Un’agenzia di marketing contatta Paul per farne il volto di una campagna Sprite, ma il desiderio del professore è sempre quello di scrivere il suo libro, sfruttando la popolarità raggiunta.

Una delle assistenti dell’agenzia ha avuto però una diversa esperienza onirica con Paul, nella quale il protagonista è decisamente più attivo. Lo invita così a casa sua cercando di replicare quanto sognato.

Le cose vanno molto diversamente nella realtà, ma d’un tratto tutti quelli avevano visto Paul nei loro sogni ora lo ritrovano nei propri incubi, come un killer spietato e violento.

I suoi studenti disertano le sue lezioni, la sua auto è vandalizzata e anche l’unità familiare si rompe a poco a poco: Paul diventa un paria da cancellare, una figura oscura e controversa da mettere al bando…

Kristoffer Borgli, trentottenne norvegese, che vive a L.A. da molto tempo e si è fatto notare con il formidabile e surreale Sick of Myself, ha attirato l’attenzione di Ari Aster e di A24, che hanno prodotto questo suo terzo lungometraggio americano, che torna sugli stessi temi del precedente da un’angolatura diversa, non meno inquietante.

La parabola di Paul è quella di un ordinario professore di provincia, scavalcato da una collega nella ricerca di una vita, che passa improvvisamente dal più grigio anonimato alla notorietà senza meriti della viralità contemporanea, seguendone tutta la traiettoria.

Borgli da europeo in america, con mano particolarmente felice, si insinua nelle contraddizioni e nelle ipocrisie di un mondo in cui tutto è diventato trauma, in cui la notorietà si conquista senza alcun merito e si perde senza alcuna colpa, in cui il processo identificativo è talmente rapido da poter essere rovesciato in un attimo e in cui si finisce all’indice per motivi incomprensibili.

Il film di Borgli curiosamente si apre con uno studio citato spesso anche da Ruben Östlund sulle zebre e sul paradosso delle loro strisce che non servono per mimetizzarsi con l’ambiente esterno, quando a confondersi all’interno del branco: quando Paul si distingue dagli altri, diventa così una preda facile, travolto da eventi che non può controllare, vittima dell’emotività collettiva che ne fa prima un eroe per caso, poi un’incarnazione del Male da cancellare senza appello.

Attraverso l’ascesa e la caduta rovinosa di Paul, Borgli evidentemente sembra mettere alla berlina la radicalità e la violenza di una cultura che usando le parole d’ordine dell’inclusività, del progresso, della rimozione dei traumi collettivi, si accanisce con furia iconoclasta su chiunque venga individuato come controverso, non conforme, come una minaccia al nuovo ordine.

Nella sua dimensione allegorica, Dream Scenario mette il suo pubblico di fronte ad una contraddizione evidente: mentre lo invita infatti ad empatizzare per Paul e la sua condizione di agnello sacrificale, lo rappresenta come parte di quella folla inferocita, che nella vita reale come in quella virtuale, ha condannato il protagonista al ruolo del carnefice immaginario, giudicato e giustiziato dal tribunale virtuale del consenso social.

Quando Paul – picchiato e vilipeso in pubblico, lui stesso vittima dei medesimi incubi degli altri – cerca di chiedere scusa online, il suo video è bollato come insincero e porta alla definitiva separazione dalla moglie: Borgli alla fine lascia intendere che in questo incubo paranoico solo il tempo e l’oblio possono vincere sull’irrazionalità.

Nei panni di Paul, Nicolas Cage sembra starci a meraviglia, sempre un po’ sopra le righe, ad un passo dal grottesco e dal patetico, ma in fondo protagonista di una parabola di mirabolante ascesa e malinconica caduta, simile a quella del suo personaggio.

Provocatorio e intelligente, il film di Borgli funziona meglio nella prima parte, decisamente più compatta e serrata, piena della stessa feroce ironia di cui traboccano i suoi corti e i suoi video.

La parte centrale è invece quella della discesa agli inferi – digitali, ma anche reali – di Paul e qui qualche forzatura di troppo rende il processo un po’ meccanico.

Il terzo atto, che si apre dopo una lunga ellissi con una sorta di commercial per un braccialetto con cui una start up californiana ha cercato di lucrare sul fenomeno creato da Paul, è quello in cui Borgli fa i conti con la coda malinconica della vita del suo protagonista, ormai chiuso dentro il suo stesso incubo, capace di ritrovare la serenità perduta solo nei suoi sogni.

Vorrei che tutto questo fosse reale“: anche la chiusura poetica è in fondo un’altra illusione.

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