Secret Invasion: una serie deludente ma che introduce un nuovo personaggio nel MCU

Secret Invasion *1/2

Nick Fury (Samuel L. Jackson) torna dall’esilio nello spazio dopo essere venuto a conoscenza del rischio di un’invasione del Pianeta. Il nuovo capo degli Skrull, il giovane generale Gravik (Kingsley Ben-Adir) è pronto a tutto per dare pieno diritto di cittadinanza sulla Terra al suo popolo a cui proprio Fury in passato aveva promesso una casa. Gli Skrull sono nascosti tra gli abitanti della Terra, sono oltre un milione e si sono sostituiti a molti degli uomini più potenti, come il capo della Nato, il Primo Ministro Inglese e il colonnello James Rhodey (Don Cheadle) ovvero War Machine. Negli anni hanno dovuto nascondersi e assumere la forma degli esseri umani, rinunciando alla propria identità di popolo e di razza: su questo fa leva Gravick che intende scatenare la Terza Guerra Mondiale per consentire agli Skrull di vivere da padroni nel pianeta Terra dopo l’estinzione della razza umana. Gli unici ad avere il coraggio e la forza di opporsi al suo piano sono il generale Skrull Talos (Ben Mendelsohn) con la figlia G’iah (Emilia Clarke), Sonya Falsworth (Olivia Colman), capo dei Servizi segreti Britannici e, naturalmente, l’inossidabile Nick Fury accompagnato dalla moglie Priscilla (Charlayne Woodard).

La storia, il cui nucleo appare chiaro già dal titolo, si presenta come un racconto fruibile anche per chi è poco avvezzo all’Universo Marvel, ma certamente il piacere cresce esponenzialmente con la conoscenza dei personaggi e del loro passato. E’ un effetto di ingaggio tipico della serialità complessa degli ultimi anni, che per il Mondo Marvel funziona a più livelli, data l’articolazione e la vastità dei rimandi. Al centro di tutto c’è Nick Fury, che appare provato dopo il Blip e l’esilio nello spazio, come si confà agli eroi deboli a cui siamo da tempo abituati: personaggi carichi di contraddizioni, traumi e zone d’ombra. Fury sembra per gran parte della stagione, soprattutto agli occhi degli altri, come l’ombra di sé stesso, ma sfrutta proprio questa debolezza per il duello finale con Gravick; duello che peraltro non combatterà perché sotto il suo celebre cappotto ci sarà G’iah. Fury non solo sa riconoscere i propri limiti, ma anche sfruttarli a proprio vantaggio, dimostrando così di non aver perso il suo tratto distintivo e cioè l’essere sempre strategicamente in anticipo sull’avversario.

I temi trattati sono numerosi, ma certamente quello più evidente e trasversale è il rischio dello scoppio di una Terza Guerra Mondiale. Una sensibilità molto diffusa nella serialità televisiva degli ultimi anni (noi ne abbiamo parlato recentemente nella recensione di The Diplomat) e che esprime una paura reale nella nostra società1.

La guerra contro gli umani per gli Skrull si salda con il trauma della perdita di una patria prima (a seguito dell’invasione dei Kree) e di una figura paterna dopo (Talos-Fury). Il tradimento delle promesse da parte delle vecchie generazioni porta le nuove a rompere con il passato e a cercare, senza vincoli morali, di costruire un futuro diverso. Il tema del trauma è comunque un retaggio che attraversa tutta la narrazione con il riferimento al Blip che ha disperso in cenere miliardi di esseri viventi, tra cui lo stesso Nick Fury. Si torna e ritorna a quel momento che ha costituito un piccolo trauma anche per i fan del MCU, che così possono riviverlo da diverse angolazioni, dando sfogo ad un gusto voyeuristico insaziabile e al contempo rielaborarlo alla luce del tempo intercorso.

Nell’esodo degli Skrull è possibile trovare anche un’eco del problema dei flussi migratori, dei clandestini e del rapporto conflittuale tra chi ha e chi non ha.

Dal racconto emerge naturalmente la domanda topica di tutte le spy story: di chi e cosa possiamo davvero fidarci? Il fatto che una razza aliena possa prendere le sembianze dei nostri amici, dei nostri parenti, di noi stessi lascia intendere il fatto che anche le persona che ci sono più vicine possano tradirci, deluderci, ingannarci. Il tema del tradimento/lealtà è peraltro diffuso anche all’interno delle razze, degli schieramenti e delle famiglie (Fury/Priscilla – Talos/G’iah) e sorprende lo spettatore con qualche colpo di scena ben orchestrato.

Un ultimo tema, più personale, riguarda in particolare Nick Fury reduce da un quinquennale soggiorno/esilio sulla stazione spaziale: sulla sua capacità di affrontare le nuove sfide sembrano nutrire parecchi dubbi sia gli amici (Sonya) che i nemici (gli Skrull guidati da Gravick) e questo riflette una forma di sospetto di inefficienza che rischia di colpire chi lavora da più tempo, soprattutto se paragonato con i più giovani. Il vecchio Fury è ancora in grado di rispondere ai repentini cambiamenti del mondo che lo circonda? Il finale gli darà ragione, ma questo era ampiamente scontato.

Indubbiamente emerge un nuovo e potente personaggio da questo racconto, la Skrull G’iah (Emily Clarke) che, dopo il rocambolesco finale di stagione, ha assommato ai suoi poteri di Skrull mutaforma potenziato, il DNA degli Avengers (e non solo, perché nella fiala raccolta da Fury c’è anche quello di Thanos e dei suoi luogotenenti, oltre agli Outrider e ai Chitauri). Siamo quindi ben oltre le capacità di Captain Marvel, finora l’essere più potente del MCU. E’ proprio questo eccesso di poteri la consegna più significativa che la serie lascia al sistema narrativo Marvel: ora si tratterà di vedere come verranno utilizzati, a partire dal patto tra G’iah e la direttrice dell’SIS Sonya Falsworth, protagoniste di un accordo che ha lo scopo di rendere la Terra un luogo in cui due specie diverse possano convivere pacificamente.

Proprio Sonya Falsworth, una sorta di versione femminile di Nick Fury, è uno dei personaggi più amabili della stagione: battute pungenti, personalità spigolosa, nessuna concessione alla retorica la rendono, grazia all’ottima interpretazione del premio Oscar Olivia Colman, una delle cose migliori che il regista Ali Selim e lo showrunner Kyle Bradstreet ci lasciano al termine di questa controversa serie.

Per il resto infatti Secret Invasion lascia davvero poco: è una spy story con un intreccio fin troppo prevedibile e comprensibile, la parte action vive di pochi momenti realmente emozionanti (l’attentato del primo episodio, l’attacco al Presidente, il duello finale tra G’iah e Gravick); la parte drama fornisce pochi sussulti (forse solo il dialogo e lo sparo incrociato tra Fury e la moglie Priscilla). Nonostante la durata sia adeguata e il prodotto compatto, il ritmo è scarso e finisce per procrastinare fino alla fine la speranza di un cambio di passo che non si concretizza. Per un prodotto Marvel con un budget di 212 milioni di dollari davvero troppo poco.

Per quanti si chiedessero quando potranno rivedere l’iconica benda di Nick Fury: non dovrete attendere molto. Rivedremo Fury nel film The Marvels diretto da Nia DaCosta e previsto in uscita alla fine dell’anno, sciopero degli sceneggiatori permettendo. Nell’episodio finale, al momento del ritorno sulla stazione spaziale S.A.B.E.R., Fury ci ha dato indicazioni su quello che sarà al centro del prossimo film e cioè il rapporto tra i Kree e gli Skrull.

Dovranno invece pazientare un po’ più a lungo quanti vogliono avere notizie su James Rhodes e capire da quanto tempo era stato rapito dagli Skrull. La sua storia sarà al centro del film Amor Wars, previsto nel 2026, incentrato sulla lotta per le armature di Tony Stark. Alla fine anche questo sarà un modo per rielaborare un trauma, il lutto per eccellenza del MCU.

Il termine di questa stagione segna invece più che il senso di un lutto quello di una liberazione.

TITOLO ORIGINALE: Secret Invasion
DURATA MEDIA DEGLI EPISODI: 45 minuti
NUMERO DEGLI EPISODI: 6
DISTRIBUZIONE STREAMING: Disney+
GENERE: Action Drama Mistery Sci-Fi

CONSIGLIATO: serve dirlo? A quanti si sono immersi, per poco o a lungo tempo, nel MCU. La serie, pur con diversi limiti, rappresenta un’altra tessera di quello che si configura come il più vasto mosaico narrativo intermediale contemporaneo.

SCONSIGLIATO: a chi non conosce il personaggio di Nick Fury e non è un fan MCU la serie rischia di apparire ben poca cosa.

VISIONI PARALLELE: il consiglio è di dare una visione o una re-visione a Captain Marvel (2019), non un capolavoro, certo, ma utile per capire al meglio come siamo giunti fin qui e il rapporto tra Fury e gli Skrull.

UN’IMMAGINE: Nick Fury che, quando il gioco si fa duro, indossa nuovamente il suo trench in pelle nera e la sua benda sono certamente il colpo ad effetto che tutti i fan aspettavano. Peccato che cadano nel vuoto di una serie con poche idee e tanti soldi (spesi male)!

1 Un sondaggio condotto dall’Istituto Demopolis, dopo un anno dall’invasione Russa dell’Ucraina, ha rilevato come Il prolungarsi di questo conflitto incida in modo significativo sull’opinione pubblica: 2 italiani su 3 temono, in prospettiva, una Terza Guerra Mondiale.

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