A Small Light: il coraggio di una persona gentile

A Small Light ***

A Small Light, serie creata da Susanna Fogel e prodotta da National Geographic, è un racconto di eroismo tratto da una storia reale, una delle più note del Novecento. Nella prima scena vediamo Miep Gies, la protagonista, alle prese con un tentativo delicato. In gioco è la vita stessa. È il 6 luglio del 1942 e Amsterdam è occupata dai nazisti. Margot Frank, una ragazza ebrea non molto più giovane di lei, deve raggiungere in bicicletta un quartiere oltre il canale. Il pomeriggio precedente, verso le tre, un poliziotto ha consegnato a sua madre Edith una lettera di precetto. La lettera è proprio per Margot. Da qualche giorno i giovani ebrei sopra i sedici anni sono convocati per essere inviati al “campo di transito” di Westerbork, e poi da lì verso misteriosi “campi di lavoro”.

Miep l’accompagna. Con uno stratagemma riesce a distrarre gli agenti della Gestapo a guardia del ponte. Le due passano. A differenza loro, la sorella minore di Margot, di nome Anne, e i genitori, Otto e Edith, compiono a piedi il tragitto verso Opekta, l’azienda di famiglia sita al civico 263 di Prinsengracht, un edificio costruito nel secolo d’oro olandese, prospiciente il canale e vicino alla Westerkerk, la chiesa dove è sepolto Rembrandt. Otto, in previsione del peggio, ha approntato per tempo alcuni locali adibiti a deposito, cui si accede attraverso una ripida scala. I piani superiori dell’edificio saranno il loro nascondiglio per venticinque lunghissimi mesi (oltre ai Frank, nella stessa soffitta troveranno rifugio Hermann, Auguste e Peter van Pels, una famiglia di commercianti di carni, e il dottor Fritz Pfeffer, dentista), fino al fatale primo agosto del 1944, quando una delazione provocherà la scoperta dell’alloggio segreto.

Circa un mese prima, per la precisione il 12 giugno, Anne compiva 13 anni. Tra i regali, la stessa Anne ricorderà di aver ricevuto un mazzo di rose, una camicetta azzurra, una piantina, un rametto di peonie, un gioco di società simile al Monopoli, un puzzle, un vasetto di crema e altri ancora. E poi il più bello di tutti, un diario. Spero di poterti confidare ogni cosa, come non ho mai fatto con nessuno, e spero che sarai per me un grande sostegno, scrive Anne sulla prima pagina, quasi a presagirne l’importanza, nel mezzo della tempesta a venire.

Dopo, a trasferimento appena avvenuto, Anne descriverà così il nascondiglio: c’è un gabinetto e poi un bagno con un lavandino nuovo, proprio accanto a una stanza con due divani letto e due tavolini, più un tavolinetto basso, una libreria e un armadio. In questo armadio c’erano 150 barattoli di verdure e altre provviste. In corridoio c’è una porta per scendere giù all’ufficio di papà e un’altra che dà sul nostro bagno. Da lì parte una scala ripida che sale in una grande cucina abitabile, la stanza dei van Pels, con una cameretta per Peter. Poi c’è anche un solaio e un sottotetto. Sono i limiti dello spazio per sette persone, successivamente otto, con l’arrivo del dottor Pfeffer nel mese di novembre, e un gatto. “Limiti” è un termine che ricorre spesso in A Small Light. Certamente in senso fisico, ma anche morale, rispetto a ciò che è bene fare o non fare. “Quando è giustificato prendere la vita di un altro uomo?”, si chiede Jan, marito di Miep, citando Nietzsche.

Nel suo libro di testimonianze (Si chiamava Anne Frank, Utet, 2018) Miep Gies ricorda la mattina in cui Otto le chiese aiuto. “Ci sono nella vita di due persone sguardi che non possono essere descritti a parole. Tra noi in quei momenti ci fu uno di quei sguardi. Non feci altre domande. Non ero curiosa e poi avevo già dato la mia parola”. Otto portava al cappotto una stella gialla che tutti avevano fatto finta di non vedere.

Miep provvede ai bisogni delle due famiglie ebree e del dentista, quest’ultimo forzatamente diviso da sua moglie Lotte, cristiana. Jan, sfruttando le occasioni fornite dal lavoro quotidiano, correndo rischi enormi, racimola razioni alimentari extra per aiutare i bisognosi. Entrambi odiano i nazisti e svolgono azioni decisive, sebbene su scale differenti. Jan entra nella Resistenza olandese, frequenta persone marchiate a fuoco (dissidenti, attivisti “deviati”, oppositori politici) e contribuisce a salvare bambini altrimenti destinati allo sterminio. Miep resta vicina ai Frank. Nell’economia quotidiana della sopravvivenza, le patate contano quanto i libri e le parole aprono porte sulla realtà esterna.

La narrazione si avvale di sfasamenti temporali, incursioni nel passato lontano o recente dei protagonisti principali. Il focus verte sulla biografia di Miep, nata Hermine. Bambina fragile e malaticcia, Hermine è affidata a una benestante famiglia di Amsterdam da una madre impossibilitata a garantirle un futuro. Le scene della sua partenza in treno da Vienna testimoniano il momento del distacco, un viaggio di sola andata verso la speranza. Tornerai quando sarai guarita, le dice la madre, una menzogna detta a fin di bene. L’Olanda, terra di agi, commerci e libertà, in quei decenni è la terra promessa di molti espatriati, compresi i Frank, costretti a lasciare Francoforte dopo le prime restrizioni imposte agli ebrei con l’avvento al potere di Hitler nel 1933.

Cos, il fratellastro preferito, assegna a Hermine il suo nuovo nome. Tra di loro parlano in tedesco, stabilendo un’intimità che i genitori, perbenisti e borghesi, equivocheranno (Cos è omossessuale). Da grande, Miep sente il peso di un debito non ripagabile verso la madre, un rimorso che solo nelle conversazioni con Otto Frank, da lei definito il miglior padre mai conosciuto, emerge con dolorosa schiettezza. La serie indugia sui suoi tratti caratteriali di ragazza solare, spensierata, impolitica. Ed empatica. L’istintiva repulsione nei confronti della violenza, eletta a regola dal nazismo, la motiva a parteggiare per gli oppressi.

La serie non è quindi una rivisitazione del celeberrimo Diario, bensì una ricostruzione dei tragici eventi che interessarono nello specifico i Frank e in generale l’Amsterdam occupata, dal punto di vista dei coniugi Gies. Miep, segretaria di Otto presso Okepta, azienda che smercia pectina per confetture, e Jan, assistente sociale con un impiego pubblico, si incontrano a una festa. Il primo impatto non è dei migliori. Alla conversazione, Jan preferisce la lettura della Metamorfosi di Kafka. Quel giovane però piace molto a Miep. Complice… un gattino da regalare alle sorelle Frank, i due si ritrovano e inevitabilmente si innamorano.

L’amore è solo una bella favola? Miep non esita a parlare di matrimonio di convenienza: un marito olandese per lei, austriaca, è l’unico antidoto all’espulsione. Il messaggio affiora nei dialoghi tra Miep e l’adolescente Anne. La dura necessità del momento è un elemento non in contraddizione con l’affetto, soprattutto in tempo di guerra. Una coppia nasce in circostanze date ed è plasmata da molti fattori, non ultima la politica.

L’interpretazione di Bel Powley (Diario di una teenager, Mary Shelley) è di grande forza espressiva. L’attrice britannica è riuscita a trasmettere al suo personaggio vitalità, passione e ironia. Non c’è una dottrina specifica alla base dell’antifascismo di Miep, peraltro riluttante alla militanza diretta. Siamo socialisti, dice di se stessa e del marito Jan, ma il socialismo è da intendersi in un’accezione non ideologica, addirittura prepolitica, null’altro che il tentativo di restare umani tra le rovine.

A Small Light pone l’accento sull’amicizia, quale sentimento antitetico all’odio, in tutte le sue mostruose declinazioni. Con Tess, Miep crede di poter preservare l’innocenza spensierata e condivisa di un tempo, finché una scelta di convenienza spezza l’incanto. Con Anne nasce una complicità speciale, costruita su una trama di reciproche confessioni. Com’è noto, Anne si innamora di Peter, il figlio dei van Pels. Miep le regala un suo vestito e un paio di scarpe molto costose, che avrebbe desiderato per sé. Il Diario custodisce testimonianze sul significato del dono, e dell’atto del donare, difficili da eguagliare.

Le dinamiche interpersonali sono centrali e conferiscono evidenza drammatica alle serie. Nella relazione, nello scambio e nel dialogo l’umanità resiste. A dispetto del tema, A Small Light si affida anche a toni leggeri, sottilmente derisori, nella miglior tradizione dell’umorismo ebraico. “Un nazista non suona mai il campanello”, dice Jan ogniqualvolta sente bussare alla porta. “Non faccio decidere ai nazisti chi mi cura i denti”, ribatte Miep al dottor Pfeffer, quando quest’ultimo le ricorda le possibili conseguenze derivanti dall’affidarsi a un medico ebreo. Miep chiede a Jan di sposarla in mezzo a un campo concimato. Per fuggire da Amsterdam i nipoti della signora Steppelmann, l’affittuaria dei coniugi Gies, devono subire un forzato cambio di look: l’immagine dei loro capelli, decolorati dal nero fino a un biondo platino innaturale, è un’immagine surreale e tragica.

L’alloggio segreto è un luogo concreto e paradossale: protegge da un mondo esterno sfigurato dalla violenza (“Non riconosco più le persone di cui avevo fiducia”, dice Miep dopo il tradimento di Tess), sottraendo in compenso agli otto segregati l’aspetto relazionale dell’esistenza, il requisito di una vita che possa dirsi felice. Le azioni di ogni giorno si scoprono meno scontate di quanto generalmente appaiano. La sopravvivenza equivale al rispetto giudizioso di una lista di precetti nelle ore in cui l’ufficio è aperto alla clientela. Vietato parlare o muoversi durante il giorno. Vietato ascoltare la radio a un volume alto. Vietato scendere ai piani inferiori. Lo scorrere del tempo è ricordato dai rintocchi del vicino campanile. Anne e Margot cercano di riscattare i momenti perduti della giovinezza, inclusa l’esplorazione dei sentimenti, attraverso l’immaginazione. Miep regala alla sua amica libri “scabrosi”. Le liti tra i ragazzi e gli adulti sono frequenti.

Resistere è una questione di disciplina e di organizzazione. Anche la religione viene in soccorso. “La candela connette gli ebrei agli antenati,” dice il signor van Pels festeggiando Hanukkah. Un cesto di fragole fresche, però, vale quanto una preghiera.

Per i Frank e i van Pels, abituati al benessere, la vita continua per procura. In occasione di una festa sul ghiaccio (finita male), Edith presta a Miep un elegante abito di fattura parigina. E una mantella. “Ogni volta che immagino il mondo fuori da queste stanze, le nostre vite normali, di ogni giorno, quando immagino di vedere persone in pubblico, abbracciare le amiche, andare al ristorante, imbucare una lettera, io indosso questa mantella. Nella vita normale, io indosso questa mantella”. In una delle scene più toccanti, Miep si ferma a parlare con Lotte nella stanza sottostante il rifugio, così da permettere a suo marito, il dottor Pfeffer, di ascoltare la sua involontaria dichiarazione d’amore, attraverso le assi del pavimento. Con lo sbarco delle truppe alleate in Normandia, il pensiero dell’imminente liberazione ammicca ai futuri possibili. Anne sogna di ritornare a scuola e di diventare una scrittrice. Margot pensa di emigrare in Palestina.

La serie, nel complesso, è magnificamente recitata. Oltre a Bel Powley, fanno parte del cast Joe Cole, Amira Casar e Liev Schreiber. A Small Light ha un punto debole di fattura estetica. La città di Amsterdam è fin troppo levigata, stucchevole e idealizzata, così come la ricostruzione degli interni borghesi. Sul piano narrativo, gli ultimi episodi, dalla cattura in poi, scontano qualche passaggio sfilacciato. Sbavature perdonabili. Alcune scene restano nella memoria. La frattura tra l’epoca di pace e il tempo di guerra è icasticamente rappresentata da una sequenza potente, ambientata nel teatro dell’opera cittadino: il concerto di Mendelssohn, con un primo violino ebreo, è il doloroso commento musicale che separa il prima (la cultura, la bellezza) e il dopo (lo stesso luogo utilizzato come anticamera della deportazione).

A differenza di molti, di troppi, della grigia maggioranza, Miep Gies rispettò il sentimento di comune umanità dettato dalla coscienza. A Small Light è il ritratto di una persona giusta. Anche una segretaria, amava dire Otto Frank, “può accendere una luce in una stanza buia”. Sul retro del Diario una frase scritta in francese recita: Soit gentile et tiens courage! Sii gentile. E abbi coraggio.

Titolo originale: A Small Light
Numero di episodi: 8
Durata: circa un’ora l’uno
Distribuzione: Disney+
Uscita in Italia: 2– 23 maggio 2023
Genere: Biographical Drama

Consigliato a chi: flirta con il macellaio per farsi dare il pollo più grosso, associa la felicità a una torta al cioccolato.

Sconsigliato a chi: pensa che la meticolosità sia sempre una virtù, non crede che con un bacio si possa infrangere la legge.

Letture parallele:

  • Tra i libri per ragazzi, il recente graphic novel: Dov’è Anne Frank di Ari Folman, Einaudi 2022.

  • La storia come un cold case: Chi ha tradito Anne Frank: indagine su un caso mai risolto di Rosemary Sullivan, HarperCollins (2022).

Una canzone: We’ll Meet Again (Vera Lynn, 1939).

Una domanda: qual è il tuo colore preferito?

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