The War – Il pianeta delle scimmie

The War – Il pianeta delle scimmie ***

L’adattamento del romanzo distopico di Pierre Boulle è stata una delle prime epopee moderne della storia del cinema. Il pianeta delle scimmie, portato sullo schermo da Franklin Schaffner nell’anno di grazia 1968 e prodotto da Arthur Jacobs per la 20th Century Fox, fu un successo clamoroso e duraturo, capace di generare cinque capitoli cinematografici e due serie televisive.

Il debolissimo remake del 2001, firmato da Tim Burton, non solo sembrava avere messo una pietra tombale sulle ambizioni di rilancio della saga, ma segnava l’inizio di un pericoloso ripiegamento manierista, per il regista di Burbank.

Dieci anni dopo, Amanda Silver e Rick Jaffa decisero che era arrivato il momento di raccontare le origini della saga, costruendo una nuova mitologia per Il pianeta delle scimmie, sfruttando altresì la straordinaria evoluzione degli effetti speciali digitali e il lavoro sopraffino di Andy Serkis con la performance capture.

The War è il capitolo finale di un questo nuovo grande arco narrativo, segnato profondamente dalla figura di Caesar, lo scimpanzè allevato come  un animale senziente e mutato, grazie alla sperimentazione umana, in un leader capace di parlare la lingua degli uomini e di guidare un esercito di scimmie evolute.

Dopo la liberazione e la fuga che animavano il primo capitolo e la guerra intestina tra scimmie propense a collaborare con gli uomini e altre determinate a scatenare una guerra con la razza umana, questo terzo capitolo, fin dal titolo, ci riporta ad un universo narrativo segnato dalla violenza e dalla necessità di sopravvivenza.

Il virus che ha sterminato la popolazione umana sulla terra è improvvisamente mutato: non è più mortale, ma riduce gli uomini a primati, privi della parola.

Un Colonnello dell’esercito, chiuso nella paranoia e nel dolore, deciso a contenere la nuova epidemia con metodi brutali, si è costituito come milizia autonoma, deciso a sterminare le scimmie e i malati con la stessa radicale ferocia.

La sua ossessione per Caesar è il riflesso di un sacrificio intollerabile, che si è trasformato in sete di vendetta.

Le scimmie, dopo il tradimento di Koba, si nascondo nelle foreste del nord della California. Quando il Colonnello uccide la moglie e il figlio più grande di Caesar, il leader dei primati si mette sulle sue tracce, accompagnato da pochi compagni, cercando di distrarre l’esercito, per consentire la fuga delle altre scimmie.

Sulla sua strada, Caesar troverà un’altro scimpanzé simile a lui, capace di parlare la lingua degli umani, e una bambina, sopravvissuta allo sterminio del Colonnello, ma infettata dal virus e incapace di esprimersi.

Il suo diversivo però non riesce e il Colonnello cattura le scimmie e le rinchiude in un vecchio avamposto militare, trasformato in un campo di prigionia, per malati in quarantena: le scimmie sono incatenate e obbligate a costruire un muro di contenimento, per una minaccia, che Caesar scoprirà solo alla fine…

Il film, diretto anche questa volta da Matt Reeves, è un grande romanzo d’avventura capace di sfruttare sino in fondo le suggestioni di genere, che il paesaggio e la natura del racconto gli suggeriscono.

Se l’inizio si apre subito con una battaglia nella foresta e con un assalto notturno, poi il film vira più sapientemente sui tempi e le coordinate di un western invernale, con il manipolo dei coraggiosi in viaggio, per cercare vendetta.

Il finale sembra invece recuperare una dimensione ancora diversa, più vicina a quei classici concentrazionari sulla Seconda Guerra Mondiale, con le scimmie internate, decise a fuggire prima che una minaccia più grande si abbatta sul manipolo dei fedelissimi del Colonnello.

La sceneggiatura, scritta questa volta da Mark Bomback con il regista, consente a Reeves di rispettare il canone della serie e di ricollegarsi felicemente all’ episodio originale costruendo, allo stesso tempo, un racconto perfettamente compiuto, capace di evocare paure e temi di respiro universale.

Non sappiamo se la Fox deciderà di produrre altri film del Pianeta delle Scimmie. Ma il lavoro di Wyatt e Reeves risponde con intelligenza ad una duplice esigenza: da un lato fornisce una risposta chiara, lineare e plausibile alle domande che la conclusione del capitolo originale suscitava nello spettatore; dall’altro, ancor più astutamente, si apre a nuovi sviluppi, paralleli alle avventure di Caesar.

La centralità dell’universo dei primati si muove di pari passo agli strabilianti effetti digitali, che raggiungono questa volta una perfezione difficilmente superabile. Andy Serkis, Terry Notary, Steve Zahn e gli altri artisti della performance capture compiono un lavoro essenziale e ingrato, che meriterebbe maggiore considerazione.

Woody Harrelson è l’unico personaggio umano, ma più che assomigliare al Kurtz di Apocalypse Now, citato esplicitamente nel film, il suo rapporto con Caesar evoca quello del colonnello giapponese col tenente Nicholson ne Il ponte sul fiume Kwai.

In ogni caso, ancor più di quanto accadesse in Apes Revolution, sono i primati i veri protagonisti ed è il loro punto di vista che Reeves decide di sposare sino in fondo.

Esattamente come Nolan, nella trilogia de Il cavaliere oscuro, Reeves ha compreso che la sola possibilità di costruire un racconto che sia popolare e adulto al tempo stesso, risiede nella necessità di rispettare profondamente i codici di genere, infondendo tuttavia nel film suggestioni e argomenti, capaci di rappresentare, grazie al filtro del racconto e della metafora, uno specchio rivolto verso di noi e verso il nostro mondo.

E’ evidente che quel muro in costruzione, quei campi di detenzione provvisoria, quella fuga verso una terra promessa dove vivere in pace e armonia, sono tutti elementi che evocano ansie attualissime e sentimenti ancestrali.

The War – Il pianeta delle scimmie si pone così con grande coerenza all’interno di una serie segnata dall’utopia anti-militarista del romanzo di Boulle, scritto in piena Guerra Fredda, e ne aggiorna lo spirito allo zeitgeist del nuovo secolo, costruendo un mondo alla rovescia nel quale gli ultimi fuochi di umanità sono custoditi da una bambina senza voce e da un vecchio leader, che ha compiuto al sua missione.

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