La Sony costretta a ritirare The Interview…

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Dopo l’attacco ai server della Sony Pictures avvenuto alla fine del mese di novembre – ora ufficialmente attribuito ad hacker nordcoreani – come ripicca per la presa in giro del dittatore Kim Jong-Un nel film The Interview, in uscita il giorno di Natale, la società di Culver City è stata costretta a ritirare il film tout court.

La minaccia di nuove azioni terroristiche per il giorno di Natale, unita al ritiro di numerose e importanti catene di cinema nazionali, che hanno seguito l’esempio della Carmike, rifiutandosi di mettere a repentaglio l’incolumità di lavoratori, esercenti e pubblico, hanno spinto la Sony ad una decisione che non ha precedenti nella storia del cinema.

La Homeland Security aveva smentito qualsiasi concreto pericolo, ma nessuno se l’è sentita di rischiare davvero e nel pomeriggio di ieri anche Regal, AMC, Cinemark, Bow Tie, Arclight, ed i canadesi di Cineplex hanno deciso di non proiettare il film con James Franco e Seth Rogen.

Questo il comunicato ufficiale:

In light of the decision by the majority of our exhibitors not to show the film The Interview, we have decided not to move forward with the planned December 25 theatrical release. We respect and understand our partners’ decision and, of course, completely share their paramount interest in the safety of employees and theater-goers.

Sony Pictures has been the victim of an unprecedented criminal assault against our employees, our customers, and our business. Those who attacked us stole our intellectual property, private emails, and sensitive and proprietary material, and sought to destroy our spirit and our morale – all apparently to thwart the release of a movie they did not like. We are deeply saddened at this brazen effort to suppress the distribution of a movie, and in the process do damage to our company, our employees, and the American public. We stand by our filmmakers and their right to free expression and are extremely disappointed by this outcome.

Non c’è dubbio si tratti di una decisione gravissima e surreale, che crea un precedente molto pericoloso per i film scomodi.

Peraltro l’attacco hacker ai server della Sony è stato certo spiacevole, ma davvero di piccolo cabotaggio. Qualcuno è arrossito per i toni disinvolti usati nelle comunicazioni interne, qualche divo ha dovuto cambiare il nome falso usato per prenotare voli ed alberghi ed un paio di film sono stati rilasciati online prima del tempo.

E’indubbiamente spiacevole ed è un reato, ma insomma…

Arrivare a cancellare un proprio film per questo motivo è una decisione, questa sì, pericolosa. Ennesimo segnale di un paese che vive nella paura e in una perenne sensazione di accerchiamento.

L’ossessione della Frontiera è dura a morire…

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