Ci sono enormi aspettative per l’uscita di Lincoln, il biopic targato Spielberg sugli ultimi quattro mesi di vita del Presidente che firmò il tredicesimo emendamento, dichiarando ufficialmente illegale la schiavitù negli Stati Uniti.
Candidato agli Oscar 2013 per miglior film (e miglior regia), Lincoln è già stato premiato con il Golden Globe per la migliore interpretazione maschile a opera di Daniel Day-Lewis, campione di mimesi nel ricostruire la figura del Presidente.
Uscito ormai da due mesi in territorio americano, dove nel giro di due settimane ha incassato 60 milioni di dollari (più o meno, l’ammontare del suo budget), per gli spettatori italiani (e inglesi) l’attesa finisce oggi. Nel frattempo, vi proponiamo una recensione del Guardian ad opera di Katey Rich, che era tra gli spettatori nella serata del “film a sorpresa” del New York Film Festival, tenutosi lo scorso ottobre.
Nonostante le quattro stellette su cinque, Rich giudica il film uneven, composito: alcuni elementi sono eccellenti (la recitazione, le scene di dibattito politico), ma si perdono in una narrazione lunga e inutilmente attaccata al dettaglio storico, in cui la psicologia dei personaggi rimane largamente inesplorata.
With John Williams’s gentle score, posh cinematography from Janusz Kaminski and a whole load of big costumes and facial hair for the cast, Lincoln veers too often toward becoming a somnolent period piece, but the strong cast and political texture always manage to perk things back up. Though it might have worked better as a tighter, purely political thriller with even less focus on the title character, Lincoln’s smarty-pants pleasures manage to outweigh its stuffy drawbacks.
Lincoln esce nelle sale italiane il 24 gennaio.

