The Animal Kingdom

The Animal Kingdom ***

Dopo aver aperto Un certain Regard a Cannes nel 2023, The Animal Kingdom, il nuovo film di Thomas Cailley a distanza di dieci anni dal suo esordio con  Les Combattants, arriva in Italia grazie ad I Wonder, con il peso di un notevole e inatteso successo nel proprio Paese.

L’inizio è un attacco in media res subito disturbante. Chiusi in auto, bloccati in mezzo al traffico cittadino, François con il figlio Émile e il loro cane, vengono interrotti nelle loro chiacchiere familiari dalle urla che provengono da un’ambulanza. La porte improvvisamente si aprono, i paramedici sono scaraventati fuori mentre un uomo con un’ala d’uccello e il volto tumefatto ne esce liberandosi.

I due protagonisti non sono sorpresi, così come gli altri automobilisti: siamo in un futuro prossimo in cui una devastante mutazione sta trasformando gli uomini in animali.

Tra di questi c’è anche Lana, la moglie di François e la madre di Émile, che si è trasformata pian piano in un enorme felino, smettendo di parlare e forse di comprendere: consegnata alle autorità, ora deve essere trasferita al sud, dove il governo ha previsto di realizzare un centro per gli umani mutanti.

François e il figlio decidono così di trasferirsi in Gorgogna, per stare più vicini al centro, ma un incidente fa deragliare il convoglio sanitario che trasporta i mutanti e Lana scompare nella foresta, come altri sopravvissuti.

Nel frattempo Émile cerca di adattarsi alla nuova realtà, ai nuovi compagni di scuola, ad un contesto provinciale diffidente.

Mentre il padre lavora in un ristorante sulle rive del lago, il ragazzo sembra vivere un inevitabile turbillon adolescenziale, tra l’amicizia speciale con la compagna di classe Nina, il tentativo di perlustrare la foresta col padre alla ricerca della madre Lana e l’incontro con Fix e con altri mutanti in cui la transizione non è ancora compiuta.

Il film di Cailley è un curioso oggetto cinematografico, che da un lato rimane fedele ad un’idea piuttosto tradizionale del racconto di formazione adolescenziale, con il rapporto difficile tra l’orfano Émile che continua a cambiare e un padre incapace da solo di comprendere le trasformazioni in corso, dall’altro invece The Animal Kingdom abbraccia una dimensione di genere con elementi fantastici gestiti non solo con grande cura e realismo anche negli effetti speciali e di trucco, ma anche con una forza narrativa inedita negli attacchi dei mutanti.

François è testimone della cattura di una donna polipo in un supermercato e si ritrova con un enorme tricheco addosso in un altro momento,  segno che la convivenza tra umani e mutanti è assai complicata, mano a mano che il virus compie il suo lavoro, trasformando le specie.

Pensato prima del Covid, in realtà The Animal Kingdom sembra far proprie suggestioni e esperienze vissute, senza mai tuttavia cedere a facili metafore e ad identificazioni troppo esplicite. Il film di Cailley mantiene una sua piena originalità e un suo spirito antispecista e anarchico. Quando conosciamo François all’inizio, ci appare come subito come uno quegli uomini diffidenti rispetto alle verità del sistema sociale in e culturale in cui vive, il figlio lo prende un po’ in giro per questo, ma alla fine si dimostrerà un genitore amorevole e un compagno ancora fedele e innamorato, nonostante al sua famiglia sia stata decimata dalle mutazioni.

L’afflato libertario, la scelta di non aver paura e di abbracciare sino in fondo e con amore quello che gli sta capitando, è una scelta che il film sembra condividere sino in fondo, lontano da ogni visione paternalistica.

E che trova nel dialogo più volte ripreso tra l’uomo uccello Fix ed Émile la sua essenza più autentica.

Nella sua versione originale presentata a Cannes e poi modificata per l’uscita in sala, il film aveva un finale diverso, meno emozionale ma assai più inquietante e cupo, una sorta di monito vicino a quello che chiude Il pianeta delle scimmie.

Cailley tuttavia ha deciso di eliminarlo, consegnandoci una conclusione aperta, che chiude il cerchio con l’inizio altrettanto immersivo e improvviso, in nome di una ribellione consapevole ad ogni convenzione e ad ogni costrizione.

 

 

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