Hope on the Street: la street dance attraverso gli occhi di J-Hope

Hope on the Street ***

J-Hope, uno dei protagonisti della scena musicale internazionale con il gruppo coreano dei BTS (BangTan Sonyeondan traducibile come ‘boyscout antiproiettile’), ha iniziato da qualche anno un percorso artistico personale, parallelo a quello del gruppo. La domanda che il performer coreano si era più volte posto “Che tipo di musica farei come solista?” ha trovato una prima felice risposta con l’album Jack in the Box, realizzato in studio nel 2022 e si è successivamente rinforzata con un progetto che ha visto l’uscita del singolo Hope on the street e dell’omonima serie TV, nel mese di Marzo del 2024. Il forzato stop del gruppo per consentire a ciascuno dei membri di assolvere alla leva militare ha facilitato il suo percorso da solista, in attesa della reunion dei BTS prevista per il 2025. La musica di J-Hope cerca di raccontare al meglio il suo autore: la sua storia, il suo carattere, le sue passioni, come la danza appunto, pur mantenendo solidi legami con la precedente esperienza musicale dei BTS. J-Hope, all’anagrafe Jung Hoseok, nasce infatti come ballerino per poi trovare piena espressione del suo potenziale artistico in quello che è considerato il più importante gruppo musicale coreano, un fenomeno culturale e commerciale che ha venduto oltre 45 milioni di dischi fisici. Wikipedia descrive così la loro musica: “I BTS bilanciano due identità tradizionalmente contraddittorie, quelle di artista hip hop e di idol, differenziandosi in tal modo dalle altre boy band K-pop: i loro testi contengono commenti sociali e criticano spesso la società coreana, una caratteristica tipica dell’old school hip hop che il gruppo conserva dal debutto, pur avendo modificato il proprio sound negli anni”.

In questa serie in sei episodi edita da Amazon Prime Video assistiamo ad un viaggio in cui J-Hope interpreta i grandi filoni della street dance, passando per le città in cui vivono alcuni dei più famosi ballerini di quelle che si possono giustamente definire vere e proprie scuole.

A Osaka, in Giappone, J-Hope ci fa entrare in contatto con il popping, uno stile basato sul rapido passaggio dalla contrazione del muscolo al rilassamento, che dà l’idea di un’improvvisa vibrazione/schiocco che attraversa il corpo del ballerino sulla base del ritmo musicale. Sono movimenti simili a quelli di un robot, più o meno fluidi, che possono richiamare le onde del mare o lo scivolamento dei piedi. Possono esserci delle vere e proprie “battaglie” a tema, rendendo questo stile molto ampio e sfumato. A Seul troviamo l’essenza del lockin: bloccare e sbloccare; a Parigi entriamo in contatto con lo stile street house, a New York con l’hip-hop, e a Gwangju, sua città natale, ritroviamo la prima crew di cui J-Hope ha fatto parte, i Neuron. Un viaggio musicale, geografico, culinario ed esistenziale perché le domande che J-Hope mette sul piatto vanno oltre aspetti meramente tecnici. Ad  accompagnarlo in questa esplorazione che dimostra tutta la curiosità e l’umiltà della star coreana c’è il suo primo insegnante, Boogaloo Kin, famoso ballerino di strada e vera e propria star dei social media.

In ciascuna tappa emerge non solo un particolare stile di ballo, ma anche il rapporto tra J-Hope e le guest star che coinvolge e con cui realizza performance di grande impatto visivo. Dal dialogo tra questi interpreti nasce un racconto che con ritmo riesce ad unire i tratti del viaggio di formazione, del percorso biografico, del tributo ad un genere artistico.

J-Hope si mette a nudo con grande sincerità, mostrando le proprie fragilità, consentendo anche al neofita di toccare con mano il travaglio che lo muove e che a prima vista sembrerebbe appartenere ad altri performer più che a uno degli idoli degli Amyr (Adorable Representative M.C. for Youth, lett. “adorabili rappresentanti portavoce della gioventù” come si fanno chiamare i fan dei BTS). La cura con cui J-Hope lavora sul materiale girato, con un significativo lavoro di montaggio e post-produzione rende il video interessante anche per chi non frequenta il mondo del K-Pop, ma è appassionato di serie TV e/o di video clip. L’impegno e lo sforzo nel fondere musica, danza e colore, a volte con tocchi espressionistici, sembra rimandare alla ricerca di un’opera d’arte totale che ha l’ambizione di fondere visivo e uditivo in un prodotto originale. Nell’economia dei sei episodi lo sguardo di J-Hope è bilanciato dagli occhi degli altri ballerini che con lui duettano, creando performance di grande intensità. Una molteplicità di voci importante per non appiattire il punto di vista su quello del protagonista, ma al contrario per esaltare la totale disponibilità e la voglia di ricerca con cui egli affronta questo viaggio. E’ una ricerca di senso, di emozioni, di energia che viene a coinvolgere pienamente anche lo spettatore.

Il centro della narrazione è quindi J-Hope; questo non vuol dire che la figura del rapper esaurisca il racconto in un solipsistico viaggio a ritroso nelle proprie passioni, ma che il viaggio sia influenzato da queste passioni è innegabile. Il taglio molto personale del racconto deve quindi essere considerato per evitare giudizi sulle scelte compiute: mancano infatti riferimenti a generi e stili storici della danza di strada, come, tanto per fare una citazione conosciuta da tutti, la break dance o la musica sudamericana.

Del resto i confini della musica di strada sono labili, essa si inerisce nell’alveo della musica popolare e come tale va considerata una manifestazione culturale inserita in un contesto storico e geografico ben definito. Confini che la globalizzazione degli anni ’90 e ’00 ha messo in crisi, rimescolando carte e stili. Sarebbe in ogni caso improprio aspettarsi una storia della street dance equilibrata ed approfondita: quello che vediamo è piuttosto un dialogo, artistico e personale, tra grandi performers. Il loro ballare insieme certo racconta uno specifico stile e, in piccola parte, una determinata cultura popolare, ma soprattutto rappresenta un fecondo incontro artistico.

Il pregio principale è la gestione del tempo che è ben equilibrato tra interviste, momenti di preparazione e performance. Qualche immagine geo-contestualizzante e riferimenti storici all’evoluzione del genere analizzato servono per inquadrare un tema che potrebbe risultare ostico per i non addetti ai lavori. Peraltro qualche spiegazione in più non avrebbe guastato, proprio per colmare eventuali lacune sui generi trattati.

Complessivamente la visione è piacevole e riesce a trasmettere in modo efficace tutto l’amore di J-Hope per la musica e la danza. Meno riuscita è l’analisi della storia della street music, non solo perché parziale e molto soggettiva, ma anche perché l’attenzione è più sul singolo testimonial, sulla singola star che sul movimento nel suo complesso. Una scelta voluta che però concentra l’attenzione solo sull’aspetto vitalistico della street dance e sul suo valore biografico, tralasciando una prospettiva sociale e culturale che avrebbe ampliato il respiro della produzione.

TITOLO ORIGINALE: Hope on the street

DURATA MEDIA DEGLI EPISODI: 28 minuti

NUMERO DEGLI EPISODI:  6

DISTRIBUZIONE STREAMING: Amazon Prime Video

GENERE: Documentary Music

CONSIGLIATO: sarebbe scontato dire che la visione è caldamente raccomandata ai fan dei BTS o della musica pop coreana. Ampliamo piuttosto la categoria a tutti coloro che cercano una serie ricca di energia, capace di unire riflessione sull’arte e performance di pregio.

SCONSIGLIATO: se cercate un racconto strutturato sulla storia della musica di strada rimarrete delusi, il focus principale non è storiografico, ma biografico e ruota attorno a J-Hope e al suo mondo: passato, presente e … futuro!

VISIONI PARALLELE: un breve documentario visibile su You Tube, Breath (2021) sul tema della street dance americana realizzato per  MIllion Youyh Media da Greg Francis, regista nonché musicista. Anche in questo caso, nei pochi minuti di durata del video, il rapporto tra musica, danza e vita è qualcosa di estremamente energetico ed emozionante. Una prospettiva più articolata e storica fornisce invece il documentario sponsorizzato da Red Bull, Get To Know The World Of Street Dance, visibile da questo link.

UN’IMMAGINE: di certo il sorriso di J-Hope, spontaneo ed immediato: un vero e proprio manifesto della sua arte e del suo spirito. In questa serie da più parti si apprezza come nel profondo egli sia rimasto un ragazzo semplice e disponibile verso tutti; sarebbe però un errore non omaggiare anche l’altra qualità di Jung Hoseok che J-Hope non ha perso: la voglia di migliorarsi e di mettersi in discussione, come dimostra l’impegno con cui si applica nell’acquisire i passi degli stili di danza che conosce meno, come l’house.

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