A Jim Jarmusch il Leone d’Oro di Venezia 82, Toni Servillo miglior attore

Father Mother Sister Brother di Jim Jarmusch è il Leone d’Oro di Venezia 82.

La scelta della giuria di Alexander Payne mi pare francamente discutibile come era stata quella dell’anno passato che premiava uno dei più deboli film di Pedro Almodovar.

Curiosamente sia Jarmusch, sia Almodovar dopo aver inseguito invano la Palma per decenni, al primo ritorno a Venezia dopo oltre un ventennio sono stati premiati con il Leone.

Jarmusch ha una lunghissima e gloriosa carriera alle sue spalle e il suo ultimo lavoro è un trittico interessante, ma che non aggiunge nulla a quanto sapevamo del suo cinema.

In ogni caso un premio a Jarmusch è sempre un buon premio. Solo che appare un premio alla carriera.

Si tratta inoltre del sesto leone ad un film di produzione americana negli ultimi dieci anni (il settimo se vogliamo includere anche Roma targato Netflix). Davvero troppi per un cinema asfittico e in enorme difficoltà.

A The Voice of Hind Rajab va il Gran Premio della Giuria. Era il film più forte del concorso. Quello capace di espirare lo spirito del tempo in modo onesto. Ne è uscito con un secondo premio un po’ codardo.

Impeccabile la Coppa Volpi a Toni Servillo per il notevole film di Paolo Sorrentino, in cui brilla il suo Presidente della Repubblica. Forse l’unico premio giusto di un palmares tutto sbagliato.

Perfette le parole con cui ha chiuso il suo ringraziamento: “A nome di un sentimento che tutto il cinema italiano prova in questo momento sento tutta la mia ammirazione per coloro che hanno deciso di mettersi in mare con coraggio e raggiungere la Palestina per portare un segno di umanità in una terra dove la dignità umana è vilipesa”.

Molti più dubbi solleva il premio a Xin Zhilei, certamente molto brava, nel pasticciatissimo film cinese The Sun Rises On Us All. Così come il premio a Gianfranco Rosi per Sotto le nuvole, certamente uno dei suoi lavori meno ispirati.

Ancora meno necessario, ma piuttosto d’incoraggiamento, quello per il miglior regista assegnato a Benny Safdie per The Smashing Machine, che insegue senza grandi scosse le regole del film sportivo con una sola clamorosa deviazione sulle note di Jungleland di Springsteen.

Il premio Mastroianni va ad una dei protagonisti di Silent Friend di Ildiko Enyedi che forse avrebbe meritato qualcosa di più sostanzioso.

À pied d’œuvre di Valerie Donzelli è la migliore sceneggiatura della mostra, nel ritratto di un padre che si adatta alle umiliazioni delle nuove economie, per inseguire il suo sogno d’artista.

Come ha ben scritto Valerio Sammarco su Cinematografo “La giuria dell’82ma Mostra di Venezia, presieduta dal regista americano Alexander Payne, avrebbe potuto dare un segnale fortissimo, anteponendo l’urgenza, la necessità di un grido come quello portato al Lido da The Voice of Hind Rajab di Kaouther Ben Hania, film che ha letteralmente sconvolto la Mostra, alle ragioni del (solo) merito artistico. E considerando che la stragrande maggioranza dei registi e attori premiati questa sera non ha dimenticato di ricordare la drammatica situazione che sta vivendo la Palestina, il mancato Leone d’Oro fa ancora più rumore. Era il film “più bello” del concorso, quello della regista tunisina? Sicuramente no. Ma sfidiamo chiunque, con tutto l’amore possibile che possiamo provare per Jim Jarmusch, a risponderci che lo fosse Father Mother Sister Brother, opera minore di un regista straordinario che, proprio come il Leone d’Oro della scorsa edizione, Pedro Almodóvar, attualmente il suo meglio ce l’ha alle spalle”.

Molto contrariato anche Paolo Mereghetti sul Corriere: il Leone d’oro a Jarmusch sembra davvero troppa grazia. Così come il premio alla regia di Benny Sefdie per The Smashing Machine. Quasi tutti i film di Jarmusch erano migliori del surrogato di minimalismo con cui ha costruito un giochino facile facile, stiracchiato oltremodo. Possibile che i membri della giuria, che contava, oltre al presidente cinefilo Alexander Payne, nomi di primissima grandezza, si siano accontentati di quelle quattro rime baciate che Jarmusch ha messo nel suo Father Mother Sister BrotherIl resto del programma era così poco interessante? E che dire degli inseguimenti di Safdie con la macchina a mano dietro le spalle infinite di Dwayne Johnson: una prova di regia migliore di quella di Ilidikó Enyedi? Della stessa Donzelli che ha vinto il premio alla sceneggiatura mentre la qualità principale del suo film è proprio il pudore e la grazia con cui mette in scena le disavventure del fotografo-scrittore?” .

Cristina Battocletti su Il sole 24 ore scrive. “La Mostra, che ha il dovere di scuotere e scompaginare, aveva nascosta l’arma segreta nella seconda settimana, quando si è palesato The voice of Hind Rajab della tunisina Kaouther Ben Hania, costruito sulla vera voce registrata di una bambina palestinese di sei anni, che supplica la Mezzaluna Rossa di essere salvata da un attacco dell’esercito israeliano. Questo film poteva e doveva vincere il Leone d’oro e, invece, la giuria, guidata da Alexander Payne, non ha avuto il coraggio di premiare un’opera necessaria, abdicando in nome della deferenza a un grande autore, Jim Jarmush, se non, a essere malevoli, dell’amichetteria”.

Alberto Crespi di Hollywood Party Radio3 a proposito di Jarmusch ha scritto “Premiarlo con il Leone d’oro per un film tutto sommato “minore” nella sua filmografia è una scelta ben precisa: significa premiare un’idea di cinema “indie” un po’ antica, che poteva essere innovativa negli anni ’80 e ’90 ma oggi è rassicurante e un po’ invecchiata. Un’idea di cinema americano medio, ben scritto, elegante. Un’idea di cinema non troppo lontana da quella di Alexander Payne. Quindi, dargli il Leone d’oro è una scelta ben precisa.Ed è una scelta insensata, sbagliata, scriteriata, cieca, ottusa. La giuria veneziana e la Mostra tutta avevano una bellissima chance per dimostrare di avere gli occhi aperti sul mondo. Invece la giuria e la Mostra hanno chiuso gli occhi. Si sono rifugiati in un’idea di cinema autoreferenziale”.

Di seguito tutti i premi i link alle nostre recensioni.
Venezia 82

Leone d’Oro: Father Mother Sister Brother di Jim Jarmusch

Gran Premio Speciale della Giuria: The Voice of Hind Rajab di Kaouther ben Hania

Migliore regia: Benny Safdie per The Smashing Machine

Miglior attore: Toni Servillo per La grazia

Migliore attrice: Xin Zhilei per The sun rises on us all

Migliore sceneggiatura: Valérie Donzelli, Gilles Marchand per À pied d’œuvre

Premio della Giuria: Sotto le nuvole di Gianfranco Rosi

Premio Mastroianni al miglior giovane attore: Luna Wedler per Silent Friend

Leone del futuro Venezia Opera Prima Luigi de Laurentiis: Short Summer di Nastia Korkia

Orizzonti

Premio Orizzonti: En el camino (On the Road) di David Pablos

Premio Speciale della Giuria:  Harà Watan (Lost Land) di Akio Fujimoto

Migliore regia: Anuparna Roy per Songs of Forgotten Trees

Miglior attore: Giacomo Covi per Un anno di scuola

Migliore attrice: Benedetta Porcaroli per Il rapimento di Arabella

Migliore sceneggiatura: Ana Cristina Barragán per Hiedra (The Ivy)

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