Fountain of Youth – L’eterna giovinezza

Fountain of Youth – L’eterna giovinezza *1/2

Prendi i soldi e scappa.

Una massima sempre di moda a Hollywood e molto utile quando parliamo del rapporto tra alcuni autori navigati e il modo dello streaming.

Guy Ritchie sembra aver scelto questa strada con Apple Tv+ per questo sciagurato Fountain of Youth – L’eterna giovinezza, una sorta di wannabe Indiana Jones, con un terribile John Krasinski nel ruolo di un ladro d’antichità, Luke Purdue, figlio di un famoso archeologo assunto dal ricchissimo Owen Carver, un magnate malato terminale, in cerca della mitica fonte della vita eterna.

Il segreto per localizzarla è nascosto in sei opere d’arte del Seicento, da Rembrandt a Caravaggio a Velasquez e in una Wicked Bible, conservata a Londra.

Il gruppo di Luke annovera anche la sorella Charlotte, stimata direttrice di museo, coinvolta suo malgrado assieme al figlio decenne nei furti del fratello e nell’avventura lautamente finanziata da Carter.

Sulle loro tracce ci sono l’Interpol e la letale Esme, incaricata dagli Antichi Protettori di preservare la segretezza della fonte.

La formula globetrotter è sempre la stessa, trasportandoci dalle profondità marine a una Londra anonima, fino alle piramidi egizie, con il consueto mix di assurdità, complottismi, sincretismo culturale ed escapismo a buon mercato.

Solo che Ritchie sembra aver fatto dirigere il film al regista della seconda unità e quest’ultimo ha lasciato il compito al più inesperto dei suoi assistenti volontari, mentre gli attori coinvolti sono costretti a recitare il copione disperante scritto da James Vanderbilt, che non indovina più una sceneggiatura dai tempi di Zodiac.

L’unica che sembra crederci è Eiza Gonzalez, a cui tuttavia suggeriamo di scegliere meglio i suoi prossimi film: la sua filmografia comincia ad essere seriamente imbarazzante.

Il risultato è un film completamente anonimo sotto il profilo dell’azione e dell’avventura e molesto quando gli intermezzi dialogati tra i personaggi dovrebbero spingerci ad empatizzare con la loro ricerca.

La stessa medesima battuta – conta più il viaggio dell’approdo – viene ripetuta all’infinto, rinnovando peraltro lo stesso siparietto tra fratelli – lo scavezzacollo vs. l’assennata – per tutte le due ore del film, come unico dispositivo drammatico.

Se Fountain of Youth – L’eterna giovinezza voleva essere l’inizio di un franchise devo dire che la sola idea di assistere ad un nuovo film con i fratelli Purdue mi pare esperienza prossima alla “cura Ludovico”.

L’operazione è a somma zero. Anzi forse a somma negativa, perché arrivare al termine è un’impresa sì, ma per i malcapitati spettatori.

A meno che a questo sgangherato film di Ritchie non capiti quello che accade, in verità sempre più raramente, ai film talmente brutti da diventare piccoli fenomeni di culto.

Ne dubitiamo, ma la palla ora passa a voi spettatori. Siete stati avvertiti.

P.S. Se cercate il lavoro di Ritchie più interessante dell’anno è certamente la serie Mobland che ha prodotto e di cui ha girato i primi due episodi: una piccola Gomorra in salsa british, ideata da Ronan Bennet e scritta con Jez Butterworth, per Paramount+. Altrimenti vi tocca spettare poco: Ritchie ha completato le riprese di In the Grey ed è sul set di Wife & Dog, dopo aver finito anche la serie in otto episodi Young Sherlock per Amazon Prime.

E tu, cosa ne pensi?

Questo sito utilizza Akismet per ridurre lo spam. Scopri come vengono elaborati i dati derivati dai commenti.