La commedia romantica data per morta e sepolta negli infiniti cataloghi degli streamer è viva e lotta sugli schermi di mezzo mondo grazie a Will Gluck e al suo Tutti tranne te.
Successo a sorpresa negli Stati Uniti con 78 milioni di dollari ha funzionato benissimo anche da noi, con un notevole passaparola che l’ha spinta sino ai vertici del botteghino con 4 milioni e mezzo di euro guadagnati in meno di due settimane.
Will Gluck che aveva lanciato Emma Stone quasi quindici anni fa con Easy Girl, ci riprova questa volta con Sydney Sweeney e Glenn Powell: giovani, belli, biondi, americanissimi: lei di Spokane, Washinton, lui di Austin, Texas, lei reduce dalle due stagioni di Euphoria, lui da Top Gun: Maverick.
A metterli assieme la sceneggiatura di Ilana Wolpert e dello stesso Will Gluck che, volendo prendere a prestito la celeberrima definizione di Stanley Cavell, è una classica commedia del ri-matrimonio, quella in cui uomini e donne sono impegnati in estenuanti schermaglie amorose, tra dialoghi brillanti e situazioni imbarazzanti, che mirano a costruire un reale equilibrio nella coppia, anche attraverso il riconoscimento del proprio reale desiderio e quello dell’altra persona in una forma in un certo modo salvifica, immancabile in qualsiasi contesto drammatico. Secondo Cavell: “solo coloro che sono già sposati si possono autenticamente sposare. È come se sapessimo che si è sposati quando si giunge a capire che non si riesce a divorziare, cioè quando si trova che le proprie vite semplicemente non si districano. Se l’amore è fortunato, questa conoscenza verrà salutata dalle risate”.
Dopo il grande successo degli anni ’90, la commedia romantica sembrava aver perso smalto e interpreti, finendo infine per riciclarsi solo nei palinsesti vuoti dei giganti dello streaming, etichettato come un prodotto a basso-medio budget, senza grandi effetti, prevalentemente dedicato ai giovani e quindi teoricamente perfetto per un consumo casalingo.
Come ha scritto Variety, nonostante sia solo “una storia d’amore sintetica con un po’ di brivido, Tutti tranne te offre qualcosa che non si può ottenere a casa: l’emozione di guardare due persone innamorarsi e litigare per questo, circondate da un pubblico che può identificarsi esattamente con ciò che è sta succedendo[…] Ma ciò che dovremmo riconoscere ora è che l’industria che dovrebbe assecondare quel pubblico, invece, lo sta indebolendo attraverso l’ideologia dello streaming”, in quella che Owen Gleiberman associa ad una sorta di sindrome di Stoccolma.
Vi abbiamo raccontato da Venezia che uno dei migliori film della rassegna è stata proprio una commedia romantica diretta da Richard Linklater, Hitman, interpretata da Glenn Powell: il successo alla Mostra ha lanciato un’asta tra le major, che avrebbero potuto capitalizzare il successo di Tutti tranne te, per costruire sull’attore texano un altro ottimo risultato al box office, legando i due film.
Invece l’asta l’ha vinta Netflix, che proporrà il film a giugno, lanciandolo nel nulla della sua piattaforma, senza alcuna pubblicità e senza costruire alcunché. Dopo tre giorni nessuno se lo ricorderà neppure.
Tutti tranne te racconta di Ben, giovane analista della Goldman Sachs e Bea studentessa di legge. Si incontrano per caso in un caffé, passano la serata assieme, poi lei fugge forse intimorita, lui si sente abbandonato, lei ritorna ma lo ascolta lamentarsi col suo migliore amico.
Entrambi feriti e rancorosi, due anni dopo saranno costretti a partecipare alle nozze della sorella di Bea a Sydney, che sta per sposare proprio una delle migliori amiche di Ben.
A complicare le cose, la presenza di Jonathan, l’ex di Bea e Margaret, la ex di Ben.
Incomprensioni, litigi, disastri, una caduta disastrosa nelle acque di fronte alla Opera House e tanto altro, saranno lo sfondo di una settimana in cui i due troveranno il modo di intendersi.
Nulla di nuovo sotto al sole, sia chiaro. E un mondo dorato in cui il più povero sembra milionario, in cui giovani e adulti sembrano uscire dallo spot di una palestra e in cui nemmeno un’ombra di realtà sembra turbare l’idillio fiabesco dei personaggi. Gluck e Wolpert non inventano nulla, ma giocano con una certa leggerezza con gli elementi tipici, coinvolgendo un coro di comprimari ben assortiti, che rendono tollerabile e piacevole un gioco che tutti conosciamo alla perfezione e che abbiamo giocato infinite volte in passato.
Indovinato, ma risaputo anche il tormentone legato ad Unwritten di Natasha Bedingfield, che torna sui tioli di coda.
Più il valore in sè di questo Tutti tranne te, conta piuttosto il segnale chiaro che il pubblico, americano e non solo, sta lanciando alle major: forse ci siamo stancati di franchise infiniti e di effetti speciali dozzinali, siamo disposti ad andare a cinema anche a vedere qualche cosa di consueto, ma di alternativo a quella dieta rigidissima che Hollywood ci ha propinato nel corso dell’ultimo decennio.
Abbiate un po’ di coraggio, qualcosa resterà.
P.S. Solo dopo la pubblicazione di questa recensione, BIM ha annunciato che Hitman uscirà nelle sale il 30 maggio. Forse qualcuno ha compreso…

