La passione per il B-movie di Robert Rodriguez si manifesta il tutta la sua velleità in questo Hypnotic, un thriller paranormale, che recupera un copione scritto nel 2002, e rivisto da Max Borenstein, tra un Godzilla e un Kong, evidentemente con la mano sinistra.
Perchè al netto di un intreccio involuto e inutilmente attorcigliato, la storia del film è esangue con la solita morale familiare che ne fa un prodotto realmente deteriore, con pochissimi motivi d’interesse.
Come sia riuscito Rodriguez a coinvolgere Affleck in pieno Covid ad interpretare il detective Daniel Rourke resta un mistero. Così come sbalorditivo che la produzione abbia speso tra i 60 e gli 80 milioni per un film che fa assumere nuovi significati alla parola sciatto.
Il detective Rourke esce dallo studio dello psicologo che l’ha in cura da quando la sua bambina è stata rapita da uno sconosciuto, per precipitarsi sulla scena di una rapina con il collega Nicks.
Qui ci accorgiamo subito che Dellrayne, il distinto villain che ruba il contenuto di misteriose cassette di sicurezza, ha poteri paranormali, riuscendo a plagiare le menti delle persone che incontra con pochissimi gesti e parole.
Rourke però lo anticipa e trova nella cassetta di sicurezza una foto della figlia con un appunto scritto a penna.
Inseguito da Dellrayne, Rourke si trova di fronte a nuove manifestazioni del potere dell’uomo oltre a costanti aberrazioni dello spazio. Una sensitiva, Diana Cruz, gli rivela che Dellrayne è il più potente ipnotista di una divisione governativa segreta: l’agente però ha disertato per seguire un’agenda tutta sua.
Ma sarà davvero così o è ancora il frutto di nuovi giochi mentali? E che ruolo ha la figlia di Rourke in tutto questo?

Hypnotic, presentato nella sezione di mezzanotte al Festival di Cannes, è veramente uno dei punti più bassi della carriera molto altalenante di Rodriguez, a cui abbiamo dato spesso troppo credito, anche per il sodalizio con Quentin Tarantino.
Nei suoi venti lungometraggi in solo trent’anni di carriera c’è qualche sprazzo di originalità e qualche tentativo riuscito di non prendersi troppo sul serio, come in Dal tramonto all’alba, nella trilogia del Mariachi, in Machete o in Sin City. Tuttavia il suo è sempre un cinema derivativo, infatuato dell’epica di Sergio Leone come delle atmosfere cheap dei grindhouse, incapace davvero di riprodurle senza dimenticare qualche elemento essenziale.
Questo Hypnotic è un disastro costosissimo, che si è rapidamente trasformato in un flop colossale, nonostante la presenza inutile di Affleck, qui vicino alle prove più scialbe di una carriera d’attore certamente meno interessante di quella da regista e sceneggiatore.
E’ pur vero che il suo personaggio non comprende bene il microcosmo in cui è costretto a muoversi, ma la catatonia della sua interpretazione è buona per qualche sapido meme.
I continui rivolgimenti di senso e di ruolo dei personaggi non aiutano una trama che è tutta un buco, sgangherata a dir poco e senza una sola battuta da ricordare, piena di sè e seriosa come fossimo in un film di Nolan.
Si rivede William Fichtner, nel solito ruolo del villain, maschera di se stesso, fino alla scena mid-credits, mentre Alice Braga è una presenza impalpabile, probabilmente coinvolta per pure necessità alimentari.
Il finale lascia aperta la possibilità di un sequel. Dio ce ne scampi.

