La notizia l’avrete letta già dovunque. Se n’è andato, a 63 anni, Robin Williams.
Attore dal talento comico sconfinato, aveva cominciato, dopo gli anni alla prestigiosa Juilliard di New York, con la tv, nella popolarissima sit-com Mork & Mindy, e parallelamente a Broadway. Stand up comedian ricercatissimo e travolgente, aveva debuttato a cinema nello sfortunato Popeye di Altman, quindi nel commovente Il mondo secondo Garp di Roy Hill.
La sua mimica particolarmente espressiva si univa ad un talento imitativo senza pari. Riusciva a modulare la voce, secondo toni ed inflessioni inattese e stupefacenti. Nonostante la bravura dei doppiatori italiani, bisognerebbe recuperare i suoi film e le sue apparizioni televisive originali, per apprezzarne l’impressionante versatilità vocale.
In Mosca a New York di Mazursky era un musicista russo in trasferta americana. Arriva subito il primo di 4 Golden Globe.
Il grande successo prosegue con tre ruoli che hanno segnato profondamente gli anni a cavallo tra ’80 e ’90: il dj Adrian Kronauer in Good Morning Vietnam, il prof. Keating ne L’attimo fuggente ed il clochard – ex professore – Parry ne La leggenda del Re Pescatore.
Tre ruoli chiave che definiscono l’amplissimo spettro delle sue capacità e ne mostrano le qualità istrioniche e la misura interpretativa.
Arrivano le prime tre nominations agli Oscar ed altri due Golden Globe. Diventa Capitan Uncino per Spielberg, quindi nei panni di Mrs Doubtfire coglie il successo più travolgente della sua carriera, bissato dalla performance in Aladdin della Disney, nel ruolo del genio della lampada.
E’ il suo momento magico: Risvegli con De Niro, il bellissimo e sfortunato Toys di Barry Levinson, Piume di Struzzo di Nichols, l’Amleto con Branagh, ed un ruolo indimenticabile in Harry a pezzi di Woody Allen: l’attore “fuori fuoco”.
Arriva quindi l’Oscar con Will Hunting di Gus Van Sant, a fianco a Matt Damon e Ben Affleck.
E’ poi in due thriller pregevoli: One hour Photo di Romanek e Insomnia di Nolan, magnifico accanto ad Al Pacino e Hillary Swank.
Nel finale di carriera soprattutto la serie Una notte al Museo e troppi ruoli in cui il suo talento non aveva la possibilità di mostrarsi davvero. I registi che l’avevano reso grande – Levinson, Gilliam, Weir, lo stesso Spielberg – lavorano sempre meno. Si accontentava quindi di commedie e piccoli ruoli, che spesso mortificavano la sua forza interpretativa travolgente.
Una lunga pausa tra il 2009 ed il 2013 mostrava il segno di un disagio evidente, colmato dalla depressione e dall’alcol.
Se ne va un gigante della scena. Ognuno serba con sè il ricordo di uno dei personaggi interpretati da Williams, ma chi, come noi, è stato bambino negli anni ’80 non scorderà mai la dolcezza malinconica e anticonformista del Prof. Keating.

