Mereghetti su Rush

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E’ Rush il film a cui Paolo Mereghetti dedica la sua recensione settimanale sul Corriere della Sera.

Sono due cavalieri moderni, alla ricerca di un’impresa che riesca a tacitare la rabbia e la determinazione che li divora. Anche a costo di rischiare la vita, di mettere in discussione tutto loro stessi. Sono Niki Lauda e James Hunt, i due piloti che a metà degli anni 70 si sfidarono per una supremazia che non era solo sportiva o meccanica (il primo correva per la Ferrari, il secondo per la McLaren) ma piuttosto esistenziale se non addirittura filosofica. Metafisica.

Lo racconta, con sorprendente passione, il nuovo film di Ron Howard, Rush, probabilmente più per effetto di una sceneggiatura abilissima (di Peter Morgan) che per un qualche merito di messa in scena. 

[…] Nella loro diversità caratteriale, umana, sportiva i due piloti finivano infatti per rappresentare i due estremi di uno sport (e di un modo di vivere) che non potevano che incontrarsi e compensarsi a vicenda. Le due facce di un modo di affrontare la vita come rischio e calcolo insieme, come competizione e però anche sfida. E soprattutto come modo per misurarsi con i propri limiti. 

[…] E così si torna al cinema e a Hollywood, al più classico (e collaudato) dei meccanismi narrativi: l’«eroe» che costruisce il proprio destino solo con le proprie forze, determinato a combattere contro tutto e tutti. Già uno solo sarebbe stato sufficiente, qui ce ne sono addirittura due, l’un contro l’altro armato.

Tre stellette.

 

 

 

 

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