Ideata da Giuseppe Cozzolino, Bruno Pezone, Salvatore Manzella, a partire da un racconto di Bruno Pezone, Legends è una nuova serie web diretta da Salvatore Manzella e Giuliano Caprara.
Questo è il primo trailer. Di seguito pubblichiamo un’intervista di Maria Cristina Russo a Giuseppe Cozzolino.
Chi è il creatore di Legends e di cosa si occupa?
Mi chiamo Giuseppe Cozzolino e provengo direttamente dal pianeta Mongo, come il dittatore Ming delle avventure di Flash Gordon. Mi ritengo, sostanzialmente, uno scrittore/divulgatore di storia dell’entertainment popolare (cinema, letteratura e fumetti “di genere”, come si usava dire una volta) cioè di quelle forme di narrazione che vanno dal giallo alla fantascienza al thriller, passando per l’erotico, l’esotico, l’avventuroso e che hanno da sempre costituito la spina dorsale della popular culture, dai pulp magazine, ai fumetti fino ai primi grandi passi dell’industria cinematografica di Hollywood, per poi arrivare all’avvento della Tv, dei videogame e del prodotto multimediale, e alle produzioni per il web.
Ho lavorato al fianco di Valerio Caprara sia nell’ambito della cattedra di Storia e Critica del Cinema che di quelle di Storia delle Comunicazioni di Massa e Analisi dell’Opera Multimediale per l’Università degli Studi di Napoli “L’Orientale”. In questo specifico settore, mi sono da sempre occupato di telefilm e serie televisive dedicando seminari, incontri e proiezioni finalizzate proprio al raccontare/spiegare agli studenti i meccanismi produttivi e creativi alla base delle serie televisive di successo, dai classici degli anni Cinquanta, come Ai confini della realtà fino a fenomeni come Twin Peaks, X-Files, Buffy the Vampire Slayer, Dawson’s Creek, CSI, Lost, che hanno saputo calamitare intere community di fan, fidelizzatisi ancor di più con l’avvento di Internet. Dopodiché, con l’ausilio di un gruppo di scrittori e videomakers provenienti dal Corso di Scrittura Mistery/Noir che ho realizzato in sinergia con la Scuola di Cinema di Napoli, ho deciso di passare dall’altro lato della barricata e cimentarmi anch’io nella realizzazione di un prodotto seriale. Ho così messo in piedi questa iniziativa assieme all’amico scrittore Bruno Pezone – che di mestiere fa l’avvocato – ed al giovane regista Salvatore Manzella, un mio ex studente fra l’altro.
Quali sono i riferimenti culturali di Legends? Ci sono libri, film, serie tv che hanno ispirato il progetto?
Per la nostra e per le webseries in generale, i riferimenti sono quelli tipici della cultura popolare: da un lato, le saghe cinematografiche ormai classiche, come Alien o Guerre Stellari, pietre miliari, anche per i più giovani che si occupano di questo genere di produzioni. Per ciò che concerne le serie tv, posso citare Buffy The Vampire Slayer, una vera e propria Bibbia della cultura pop ed highbrow USA. Buffy ha traghettato le vecchie serie tv per adolescenti fino agli show “corali” del nuovo millennio, come Lost, Heroes, Misfits, tutte incentrate sul tema del gruppo di persone che, seguendo i dettami del cinema di Steven Spielberg, divengono “personaggi ordinari in circostanze straordinarie”. Legends è indubbiamente basato sullo stesso concept: sette giovani, ragazzi e ragazze, imparentati fra loro, che si ritrovano per un’escursione sul Monte Matese il 21 dicembre 2012, incuriositi dalle voci e le profezie sulla presunta Fine del Mondo.
E cosa succede?
Un Evento apocalittico si verifica per davvero: il ritorno degli antichi dei e demoni sulla Terra. Senza sapere come e perché, i ragazzi verranno coinvolti nella guerra fra le due fazioni. Nel corso dello sviluppo narrativo, articolato in sei episodi e narrato nell’arco temporale di una notte, i protagonisti scopriranno però di ricoprire un ruolo vitale per la salvezza del loro mondo. Scopriamo in realtà che non si trovano in quella situazione per puro caso ma che esiste un preciso Disegno: sono predestinati a vegliare sul nostro mondo, tant’è che Artemisia, la dea guerriera che li accompagna e li salva dai primi agguati dei demoni, li definisce “Eletti”, spiegando loro la missione da compiere. Ognuno di questi giovani dovrà affrontare un rito di passaggio: chi battendosi per la vita, chi esplorando mondi paralleli, chi trovandosi alla mercé di creature malvagie dedite alla tortura.
Il motore della storia è quindi costituito da queste prove che i personaggi devono affrontare affinché ci sia un Domani dopo la “Notte Eterna”, ma anche dalle interazioni fra i vari demoni, uomini e dei.
Moltissimi i tentativi, da parte di registi e videomakers esordienti, di realizzare prodotti di qualità. Che consiglio daresti a chi scrive, realizza o produce web series in Italia senza l’aiuto di un grosso budget?
Spesso, in questo genere di produzioni, il budget non esiste proprio! Ma a volte serve proprio ad aguzzare l’ingegno e a proporre soluzioni stravaganti ma vincenti. Ciò che conta, per un “romantico” come me, è che il giovane regista conservi e coltivi dentro di sé ciò che i primi critici di fantascienza definivano il “sense of wonder”, la capacità di provare e far provare stupore nelle cose che scrive, dirige, produce.
La base, secondo me, è sempre una buona scrittura, dal soggetto alla sceneggiatura, cercando di infondere “vita” ai propri personaggi. Più in generale ci vuole un team di giovani entusiasti che curi tutti gli aspetti della produzione, facendo anche tantissima confusione ed errori. Ma soltanto così si può imparare davvero. Ci vuole determinazione e passione, considerando che di soldi se ne vedono davvero pochi. Al tempo stesso non bisogna montarsi la testa al primo successo, cosa che a volte capita anche fra gli attori ed i videomakers di questo tipo di produzioni. Sic!
Secondo me è sempre importante conoscere la storia passata dell’entertainment prima letterario (i pulp magazines, i primi comics) e poi cine-televisivo. Scrittori come H.P.Lovecraft o Dashiel Hammett, e riviste come Weird Tales o Black Mask, parlando dell’horror, del noir e del thriller, le cui vicende ci insegnano cosa significasse all’epoca – siamo negli Anni 20/30 del secolo scorso – fare “gavetta” e rimboccarsi le maniche per pochi spiccioli..
Qual è quindi il rapporto di Legends con tutta questa tradizione letteraria, cinematografica e televisiva?
Sul versante dell’industria dell’intrattenimento, le cose non sono cambiate più di tanto, dalla letteratura al fumetto, dal fumetto alla radio, dalla radio al cinema, dal cinema alla televisione e da quest’ultima al web. Gli elementi che fanno presa sul pubblico sono gli stessi: azione, erotismo, mistero etc. etc.
Per me è importante riuscire a individuare questo filo unico tra vari media, faccio l’esempio di uno scrittore popolare a me molto caro: Robert Bloch, l’autore di Psycho, dalle cui storie lo stesso Stephen King ha tratto non poca ispirazione. Questo straordinario narratore di origini ebraiche ha saputo interagire coi vari media come pochi: da discepolo dell’horror lovecraftiano, ha saputo dirottare quella produzione su un versante più popolare, condito di umorismo yiddish (lo stesso delle storie di Stephen King) rendendole quindi molto più commerciabili. Dopodiché ha lavorato prima per agenzie pubblicitarie e per campagne elettorali, poi in radio, poi al cinema ed infine in TV. Allo stesso modo io e gli altri ideatori della serie (che è tratta da un racconto di Bruno Pezone presente nell’antologia “Apocalissi 2012” a cura di Gianfranco de Turris) abbiamo svolto il medesimo percorso passando appunto da un settore mediatico all’altro.
Quello che ci accingiamo a realizzare con Legends non sarà per nulla facile. Innanzitutto perché punteremo su un genere fantasy puro, con qualche incursione nell’umoristico ma non deviando sul surreal/grottesco, così come si vede in Freaks o Lost in Google (produzioni davvero eccellenti, fra l’altro). E questo sarà un problema, perché il rischio è di risultare “involontariamente” comici.
E invece, da un punto di vista strettamente pratico, quali sono i consigli o i metodi creativi e produttivi da tener presenti?
Innanzitutto, ambientare le storie in un contesto vicino a noi: le produzioni europee del settore (horror, fantasy, action), fanno quasi sempre così. Basti pensare a successi internazionali come lo spagnolo Rec o i francesi, a cominciare da quel classico che è Nikita di Besson, che ha consacrato l’action movie in chiave “locale” ed “europea”, pur con una tale universalità di contenuti da diventare facilmente esportabili.
In secondo luogo, lo ripeto, se si lavora con budget risibili o addirittura a costo zero, è fondamentale riuscire ad aggregare persone motivate, a maggior ragione se si coinvolgono fra le trenta e le quaranta persone fra cast artistico e tecnico, come nel nostro caso.

