Christopher Nolan, Inception e l’alta definizione

Quando parliamo di 3D e stereoscopia, non possiamo dimenticare che il nuovo avvento di una tecnologia vecchia di oltre mezzo secolo è stato possibile grazie alle riprese digitali in HD, che sono il formato necessario, per realizzare un film direttamente in tre dimensioni.

Molti registi si sono riconvertiti negli ultimi dieci anni alle machine da presa digitali, la RED camera, la Viper ecc… molti lo hanno fatto per uan semplice questione di comodità: si avvicina al risultato ottenibile con una cinepresa a 35 mm, non ci sono i costi di stampa e sviluppo e si può girare all’infinito, così come dimostrò Sokurov con Arca Russa.

Pochissimi altri hanno invece cercato di sviluppare le tecnologie digitali per trarne immagini nuove, impossibili con le normali cineprese, ed hanno forzato i limiti della visione per restituirci una rappresentazione del mondo diversa, spesso iperrealista, piena di una poesia del tutto peculiare: stiamo parlando di Michael Mann soprattutto e dell’ultimo David Lynch.

Completamente agli antipodi si pone Christopher Nolan, uno dei pochi registi che ancora si pone il problema delle immagini e del loro valore, che alla bassa definizione dell’HD (sembra un ossimoro, ma non lo è) contrappone la qualità densissima del suo cinema.

Nel Cavaliere oscuro c’erano fenomenali riprese in IMAX, che nel blu-ray appaiono davvero stupefacenti per profondità e dettaglio.

Nel nuovo Inception, Nolan non ha potuto utilizzare le cineprese IMAX, ma ha lo stesso cercato di utilizzare i formati di pellicola più adatti alla sua visione, ed in particolare il 65mm a scorrimento verticale, capace di immagini ad altissima definizione e senza imperfezioni o grana:

Abbiamo girato il film in maniera mista. Per la maggior parte si tratta di pellicola 35mm in anamorfico, che è la migliore qualità per un formato pratico da usare. Abbiamo girato alcune sequenze chiave in 65mm, 5 perforazioni, non 15 perforazioni, mentre altre scene sono state girate in VistaVision. Quindi abbiamo una serie di negativi nelle varie massime qualità possibili tranne che in IMAX. Non ci sentivamo in grado di girare in IMAX, a causa delle dimensioni delle cineprese IMAX. Avremmo avuto dei problemi di realismo: il film parla di surreale, della natura dei sogni, e volevo che fosse tutto il più realistico possibile. Quindi non volevo essere limitato dalle dimensioni della cinepresa IMAX, anche se adoro questo formato. La seconda cosa migliore dopo l’IMAX è il 65mm, e quindi abbiamo scelto questo. Abbiamo la migliore qualità di pellicola a nostra disposizione, il che ci permetterà di distribuirlo in tutti i formati possibili. Sicuramente lo distribuiremo in IMAX, potendo utilizzare i nostri negativi originali in 65mm.

Il limite del digitale sembra un forte ostacolo per il 3D agli occhi di Nolan, che ritiene invece più percorribile la strada della conversione, quando anche questo sistema si sarà sviluppato adeguatamente:

Il 3D… penso che sia uno sviluppo interessante per il cinema, o meglio il suo ritorno. E’ qualcosa verso la quale noi [lui e la moglie, la produttrice Emma Thomas] stiamo prestando attenzione. Ci sono alcune limitazioni nel girare in 3D. Devi girare in digitale, cosa della quale io non sono fan. A me piace girare in pellicola. E quindi ci si deve rivolgere verso processi di conversione in post-produzione, che si stanno evolvendo velocemente in maniera molto eccitante.

Lo stesso scetticismo Nolan lo riserva ai nuovi sistemi di pre-visualizzazione, una sorta di evoluzione degli story-boards, che consentono un controllo minuzioso delle inquadrature sul set:

In generale cerchiamo di avere un programma generale della scena in una certa location, in modo che tutti sappiano cosa accadrà, ma non è facile lavorare con spontaneità quando altre persone ti hanno costruito una pre-visualizzazione che non permette di essere flessibili. Non utilizziamo alcun pre-viz. A volte qualche storyboard, dei pre-viz degli effetti visivi, tutto qui. Lo trovo abbastanza inutile. Si può creare una scaletta di produzione molto dettagliata, Emma lo sa fare. Ma costruiamo il tutto basandoci sul rapporto con gli attori, è una cosa che ho imparato sul set dei miei primi film, in scala ridotta. Permettere agli attori di guidare la scena, parlarne con loro e girare basandosi su questo. Quando abbiamo lavorato a Batman Begins, siccome era un film molto grosso, abbiamo dovuto iniziare a programmare tutto con precisione. Dopo quella esperienza ho parlato con il mio direttore della fotografia Wally, e abbiamo parlato con i membri degli altri reparti chiedendo di ristabilire quei canoni che avevamo nei film più piccoli. Permettere agli attori di guidare il processo produttivo. E quelli che lavorano con me sono d’accordo su questo metodo…

Le citazioni vengono da un’intervista rilasciata a Collider, tradotta da Bad taste. Grazie ad entrambi.

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