Ci è andato vicinissimo l’anno scorso con A Complete Unknown, interpretando Bob Dylan per James Mangold. Ma mi pare difficile che quest’anno l’Oscar possa sfuggire a Timothée Chalamet, per l’acclamato Marty Supreme di Josh Safdie.
Presentato a sorpresa al New York Film Festival, prima della sua distribuzione americana nel giorno di Natale, Marty Supreme racconta, in un’odissea di due ore e mezza, la storia di Marty Mauser, un venditore di scarpe con un’irrefrenabile ossessione per il ping pong che si muove nella New York degli anni ’50 fra truffe, scommesse, passioni proibite e sogni di gloria. Un’esistenza rocambolesca per un personaggio larger than life, eccentrico e ambiziosissimo, smodato e leggendario.
Se qualcuno pensava che il fratello talentuoso tra i due Safdie fosse Benny, The Smashing Machine deve avergli aperto gli occhi.
Ora attendiamo di capire se si tratta solo di hype ben costruito o se oltre all’interpretazione di Chalamet – che per sei anni si è portato un tavolo da ping pong dovunque – c’è anche un grande film.
A24 ci ha investito 70 milioni di dollari, facendone il suo progetto più oneroso.
Darius Khondji l’ha girato i 35mm e il leggendario Jack Fisk ha curato le scenografie d’epoca. Ronald Bronstein si è occupato della sceneggiatura e del montaggio, come accaduto nei precedenti lavori dei Safdie.
Accanto a Chalamet ci sono Gwyneth Paltrow, Odessa A’Zion, Tyler Okonma (il rapper Tyler, The Creator), Kevin O’Leary, Abel Ferrara, Fran Drescher.
Distribuisce I Wonder in Italia.
Da noi però bisognerà attendere il 22 gennaio.
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