Scissione – Severance: la seconda stagione

Scissione – Severance: la seconda stagione ***1/2

Sono trascorsi quasi tre anni dalla prima fulminante stagione di Severance, l’incubo paranoico ideato da Dan Erickson e diretto in gran parte da Ben Stiller, come una sorta di passion project profetico e apocalittico.

Tre anni sono un tempo insolitamente lungo tra due stagioni di una serie. Eppure se è quello necessario ad aggiungere il pezzo giusto al puzzle iniziato con le prime nove puntate, l’attesa non è stata vana.

Ci chiedevamo allora se il disegno finale sarebbe stato all’altezza delle insolite e surreali premesse narrative. Questo è un po’ il destino di tutte le serie che alimentano il mistero e preferiscono nascondere e occultare il contesto in cui si muovono i personaggi, da Il prigioniero a Lost, da Westworld a The Leftovers fino a Dark. Il rischio di mostrare troppo e deludere c’è, ma anche questa seconda stagione lo evita senza grande fatica, approfondendo i caratteri in gioco, anche grazie ad un gruppo di interpreti poco meno che perfetti: è grazie a loro e all’inventiva del lavoro di Stiller che il gioco regge, la sospensione dell’incredulità lavora a vantaggio del racconto e il clima paranoico e cospiratorio non rimane stucchevolmente fine a se stesso, ma produce riflessioni sul nostro tempo e la nostra società.

Severance è la storia di quattro impiegati della Lumon Industries, una società tecnologica che occupa un enorme edificio brutalista in una non meglio identificata città americana: lavorano tutti e quattro nella fantomatica sezione chiamata Macrodata Refinement (MDR) nel piano dedicato a coloro che hanno subito una “scissione”. Grazie ad un microchip impiantato sottopelle, la loro identità si è sdoppiata in due: c’è un “interno” che si occupa del tempo del lavoro e un “esterno” che vive le ore familiari e del tempo libero. Solo che queste due metà sono del tutto inconsapevoli l’una dell’altra. Nell’ascensore che li porta al piano è come se il cervello subisse un continuo switch tra le due identità. Nessun contatto è possibile, nessun appunto, nessun foglio, nessun device tecnologico si può trasportare da una realtà all’altra.  Persino i libri sono vietati alla Lumon, tranne i “vangeli” del fondatore Kier Eagan.

Dal momento della “scissione” ciascuno vive una doppia vita, conosce persone diverse, accumula ricordi differenti e persegue affetti incompatibili.

Solo che in questa realtà divisa apparentemente impermeabile si aprono crepe sempre più vaste, soprattutto grazie all’ultima arrivata nel gruppo di lavoro degli “interni” guidato da Mark S.: la rossa Helly R. è irriducibile alle regole della Lumon, vuole licenziarsi, cerca persino di farla finita, per sottrarsi ad una decisione che può compiere solo l'”esterno” della coppia.

Ma è la forza dei sentimenti a rovesciare l’equilibrio apparentemente perfetto della Lumon: l’amore imprevedibile di Mark per Helly, quello proibito di Irv per il collega Burt della sezione Optics & Design (OD), la fiducia incrollabile che lega tra di loro i quattro impiegati della Macrodata Refinement.

La prima stagione di chiude con una sottile rivolta degli “interni”: i quattro rovesciano il sistema della scissione e sia pure per pochi minuti vivono la vita che conducono i loro “esterni”. Le sorprese sono scioccanti, soprattutto per due di loro.

La seconda stagione di Severance si apre con due puntate che ci raccontano cosa accade agli “interni” e agli “esterni” subito dopo la rivolta. La Lumon deve affrontare la debacle, non solo tecnologica, ma anche interna alla famiglia Eagan e sembra aprirsi paternalisticamente ad una maggiore elasticità nella gestione degli impiegati “segregati”.

Ma i filmati motivazionali e le piccole novità introdotte, come la stanza segreta per i colloqui familiari concessa a Dylan, dipingono la Lumon ancora di più come una prigione senza uscita.

Mark S. si ritrova momentaneamente con un nuovo team di lavoro: gli fanno credere infatti che i suoi compagni si siano rifiutati di tornare. La realtà, come si vede nella seconda puntata è molto diversa. Ad Harmony Cobel – la responsabile del piano – viene proposta la più classica promozione/rimozione e il nuovo responsabile è diventato Milchick, che ha un’assistente che sembra avere non più di 12 anni – un’altra terribile metafora della voracità del neocapitalismo, che divora i suoi stessi figli.

Nel frattempo gli effetti dell’interruzione momentanea della separazione tra “interni” ed “esterni” ha provocato sconquassi anche nella vita privata dei protagonisti, aprendo squarci ancora più angosciosi: la moglie di Mark è davvero scomparsa? E perché assomiglia in tutto e per tutto a quella Miss Casey che gestiva alla Lumon la “stanza del benessere”? Helly sarà capace di mantenere il controllo dopo aver conosciuto che ruolo gioca nel grande piano della società? E Burt e Irv riusciranno finalmente a ritrovarsi, fuori dalla Lumon?

Nella terza puntata, l’ansia di riposte spinge Mark a pensare di sottoporsi al doloroso processo di “reintegrazione”, mentre in quella successiva la Lumon porta i quattro impiegati per fare team building in un bosco innevato in cui si racconta che il fondatore Kier Eagan abbia perso il fratello gemello: un’altra storia assurda che suscita l’ilarità di Mark e Helly, sempre più vicini tra di loro, e solleva i dubbi di Irv, riluttante ad accettare ogni verità rivelata e rassegnato al suo nuovo destino di solitudine. 

Nella sesta puntata gli impiegati devono fare i conti con quello che è successo nel bosco, con le loro identità sempre più confuse, con le gelosie e la delusione di non essere al posto giusto al momento giusto. Helly in particolare si sente sempre più tradita dalla sua controparte “esterna”.

Irv trova finalmente Burt anche all’esterno, ma scopre che condivide la vita da “esterno” con un compagno, Fields, da moltissimi anni. Cominciamo a conoscere anche l’esistenza di Dylan, la sua famiglia, i suoi fallimenti lavorativi, la sua frustrazione di marito e padre, lontanissima dalla versione giocosa e ottimista che vediamo all’interno della Lumon.

Ma sono sempre due i personaggi maggiori che muovo l’azione: Helly sfida costantemente i limiti e rompe la separatezza dei ruoli: prima provocando l’incidente che chiude la prima stagione e in questa seconda approfittando del suo ruolo di presidente della società di famiglia, per sostituire la sua “interna” continuamente, fino a carpire la fiducia e l’affetto di Mark, sia nella sua versione “interna”, sia presentandosi alla sua versione “esterna”.

Mark invece è devastato dal dubbio che la moglie Gemma sia ancora viva, da qualche parte alla Lumon e contatta l’ex impiegata Reghabi per sottoporsi alla “reintegrazione”: non può più vivere nel dubbio.

Nel settimo episodio, forse il capolavoro di questa seconda stagione, assistiamo ai frammenti della relazione di Mark e Gemma, da quando si conoscono donando il sangue, al tentativo frustrato di avere un figlio, al lavoro come professori, sino alla notte in cui un incidente stradale sembra interrompere la loro vita assieme. In parallelo scopriamo che Gemma è davvero segregata in un altro piano dell’edificio in cui il marito si reca al lavoro tutti i giorni, costretta ad altri esperimenti, diversi da quelli toccati a Mark, in un eterno gioco di ruolo in stanze asettiche.

L’ottavo episodio è tutto dedicato a Harmony Cobel, che ritorna nella piccola penisola in cui è cresciuta e dove la Lumon aveva la sua fabbrica originale. Solo alla fine ci viene rivelato che il progetto originale della scissione non è parto della mente di Eagan ma della sua, che ha conservato su un quaderno nascosto nella casa d’infanzia gli studi e gli appunti di un tempo.

Il nono è un episodio in cui i quattro sono divisi: Mark ormai “reintegrato” attende con la sorella di incontrare Harmony Cobel, forse la sua unica alleata per salvare Gemma dalla Lumon. Nel frattempo Helly dall’interno recupera gli indizi di Irv e cerca la porta nera che ossessionava il collega licenziato. La vita di Dylan va a pezzi: la moglie Gretchen sembra apprezzare più il suo “interno” e questo appare come un tradimento che lo spinge a dimettersi. Infine Irving scopre che Burt da “esterno” è l’uomo dei “lavori sporchi” della Lumon ed ha scelto la scissione solo per ritrovare almeno per qualche ora al giorno la sua innocenza. Burt convince così Irving a partire e andare più lontano possibile, evitando di indagare sulla società. Nel frattempo Jame Eagan attende che si completi il misterioso file “Cold Harbor” per cui Mark era stato assunto, raggiungendo un risultato che la società attende da tempo.

Nonostante la “reintegrazione”, nel finale Mark sembra di nuovo precipitare nel suo “interno” nel cottage della Lumon in cui Cobel e la sorella l’hanno accompagnato.

Nell’ultima puntata, diretta da Ben Stiller, Mark si confronta con il suo “interno” grazie ad una telecamera su cui i due registrano una conversazione impossibile, entrando ed uscendo dalle proprie identità. E’ sempre più chiaro che i due hanno obiettivi e desideri diversi: l’uno salvare la moglie reclusa, l’altro non disperdere i sentimenti e la relazione con Helly R. Per cercare di risolvere l’impasse, Cobel confessa a Mark S. che tutto il suo lavoro alla Macrodata Refinement è funzionale alla creazione della personalità degli “interni”. Una volta completato il venticinquesimo file “Cold Harbor”,  la Lumon non avrà più bisogno nè di lui nè della moglie Gemma, cavia che sperimenta tutti sentimenti e le personalità create da Mark S.

Ritornato alla Lumon nel piano della scissione, il protagonista completerà il suo compito: a quel punto salvare Gemma o restare con Helly R sarà solo l’ultimo dei suoi interrogativi, mentre tutto è pronto per celebrare la grande giornata in cui i file di “Cold Harbor” saranno infine terminati. 

In questa seconda stagione i confini tra “interni” ed “esterni” si fanno sempre più sottili, le coscienze si confondono, la finestra che si è aperta alla fine della prima stagione spalanca visioni impossibili da reprimere.

L’impermeabilità tra le due dimensioni si sfalda, creando continuamente paradossi, equivoci, gelosie persino. L’anelito di verità che spingeva Mark S. e gli altri sembra confondersi a sentimenti diversi, adattandosi alle imperfezioni della vita, ai compromessi necessari.

Siamo nei territori battuti da Philip K.Dick nel romanzo che darà origine a Blade Runner: anche gli “interni” sognano pecore elettriche, hanno sentimenti, provano dolore, rimorso. Non sono solo macchine che ripetono pavlovianamente un compito assegnato senza neppure conoscerne lo scopo. Sono invece esseri che desiderano, vogliono risposte, cercano la bellezza e la verità e l’amore, come le loro controparti “esterne”.

E’ più importante andare alla ricerca delle tracce di una moglie creduta morta da molto tempo o coltivare una relazione nuova con qualcuno che sembra condividere le nostre stesse ansie? Come riuscire a riportare le stesse relazioni create dagli “interni” nel loro corrispettivo “esterno”? Come influisce la conoscenza dell'”interno” sulle persone che vivono con gli “esterni”?

Sono alcune delle domande che la seconda stagione pone ai suoi personaggi e al suo pubblico, amplificando il messaggio politico della prima serie verso interrogativi più intimi.

Resta particolarmente inquietante l’idea di un capitalismo esoterico e scientista, animato da un culto della personalità assoluto che trasforma i dipendenti in zombie e tutti gli altri in adepti, come in una sorta di setta segreta, in cui nessuno è più libero neppure nel proprio intimo, nei propri sentimenti e in cui il lavoro è una routine senza senso, alienante e – letteralmente – spersonalizzante.

Severance è un ritratto feroce, oscuro, vicino allo spirito anticonformista e diffidente del cinema americano degli anni ’70, pienamente capace di interpretare la realtà contemporanea spingendola verso il paradosso e l’iperbole, un po’ come accadeva in Homecoming e Mr.Robot di Sam Esmail.

Ben Stiller, Dan Erickson e gli altri autori ci offrono giustamente qualche rivelazione che rende il mistero meno oscuro appagando la curiosità dei fan e mantenendo un velo di segretezza a rendere più incerti i passi dei tanti protagonisti.

Se la prima stagione terminava brillantemente con un enorme cliffhanger, anche questa seconda lascia aperte molte domande, ma preferisce chiudere con una scelta netta, che dà pari dignità a “interni” ed “esterni” e lascia i due protagonisti a mezza strada, come nel finale de Il laureato di Nichols, quando Benjamin è riuscito ad evitare il matrimonio di Elaine, ma sull’autobus che li porta lontano dalla chiesa, i due sembrano chiedersi incerti quale destino li aspetti.

In Severance accade lo stesso. Con una differenza sostanziale: c’è sempre una terza stagione che potrà darci una risposta soddisfacente.

Il lavoro di Erickson e Stiller si conferma come “la” serie con cui ricorderemo Apple TV+.

 

Titolo originale: Severance
Durata media degli episodi: 47-77 minuti
Numero degli episodi: 10
Distribuzione streaming: Apple Tv+
Genere: Drama

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