Apparentemente lontana dalle strategie seriali della Marvel/Disney, che tanto hanno pagato nel corso dell’ultimo decennio, la Warner sembrava voler inseguire i cugini nel rilancio dell’universo DC, dopo il successo stratosferico della trilogia del Cavaliere Oscuro di Nolan e la rinascita dell’Uomo d’acciaio, targata Zack Snyder.
I film attualmente in lavorazione, Batman v. Superman: Dawn of Justice, Suicide Squad, Justice League Wonder Woman e Aquaman apparivano come una sorta di replica dell’approccio Marvel, con episodi solitari di presentazione del singolo personaggio ed episodi collettivi nei quali far convergere e ripartire molte storyline.
Eppure, da più parti, sono piovute forti critiche all’approccio della Warner che non ha un Kevin Feige a dirigere e ordinare l’universo fumettistico e sembra procedere in maniera più confusa, cambiando spesso sceneggiatori e registi, mettendoli sovente in competizione l’uno contro l’altro per produrre i migliori script.
In un’intervista con The Hollywood Reporter il capo della Warner Bros, Greg Silverman ha chiarito quali sono gli obiettivi della società e come intende lavorare sull’universo DC Comics.
Silverman, 42 anni, è a capo della major di Burbank da due anni, ma solo ora cominciano ad uscire in sala progetti legati alle sue scelte.
Dopo il successo duraturo di Harry Potter, di Una notte da leoni e dei film di Nolan, la Warner è alla ricerca di nuovi pilastri su cui edificare una strategia globale di successo.
Li ha trovati nella partnership con la DC, nel rilancio dello spinoff di Potter, Fantastic Beasts e nei Lego Movie.
La partnership con registi come Clint Eastwood, capace dell’exploit American Sniper e quelle con Ben Affleck, premio Oscar per Argo ed impegnatissimo davanti e dietro la macchina da presa, con Todd Phillips e Zack Snyder garantiscono una copertura piuttosto ampia per ogni genere di riferimento.
E’ proprio di ieri il greenlight a Eastwood per l’adattamento cinematografico della storia del Capitano Chesley “Sully” Sullenberger che riuscì a far atterrare con successo l’U.S. Airways flight 1549 nelle acque dell’Hudson River nel gennaio 2009.
Silverman, i cui genitori, ebrei sudafricani, si trasferirono a San Diego nella metà del secolo scorso, ha le idee chiarissime sulla strategia per i film della DC: “We have a great strategy for the DC films, which is to take these beloved characters and put them in the hands of master filmmakers and make sure they all coordinate with each other. You’ll see the difference when you see Batman v. Superman, Suicide Squad, Justice League and all the things that we are working on. […]
The filmmakers who are tackling these properties are making great movies about superheroes; they aren’t making superhero movies. And when you are trying to make a good movie, you tackle interesting philosophies and character development. There’s also humor, which is an important part.”
In merito alla scelta di coinvolgere più sceneggiatori sullo stesso progetto, Silverman rivendica anche questa scelta: “Every project is different. On some projects, we have multiple writers working together. In some cases, we put writers together who have never been a team together. And sometimes, there is only one writer whose voice is right. In the case of Wonder Woman, the right approach was to have writers pitching different scenes within the framework we created.”
La differenza, in effetti, salta agli occhi. Ma questo sarà sufficiente a creare un universo meno infantile e stucchevole di quello creato dalla Marvel? I film Warner/DC avranno una propria identità o saranno episodi di un lungo serial come è accaduto alla concorrenza?
Le uscite del 2016 ci diranno qualcosa di più…


