Frenesia 3D…

Dopo il clamoroso successo di Avatar in 3D è scoppiata la mania degli studios di riconvertire alla terza dimensione progetti già girati in 2D.

‘Purtroppo’ la tecnologia consente, con un investimento limitato (6-7 milioni di dollari), di trasformare immagini non riprese con le nuove cineprese stereoscopiche, in meraviglie (?) a 3 dimensioni: il nuovo Alice di Burton, pur pensato fin dall’origine per la proiezione con gli occhialini, è stato girato con macchine da presa normali e sarà il primo a sperimentare il processo di conversione.

Arriva inoltre l’annuncio che i due ultimi Harry Potter saranno in 3D, come il già pronto Scontro di Titani – Clash of the Titans. Ridley Scott ha chiesto alla Universal di trasformare il nuovo Robin Hood, già montato: non si sa ancora se sarà accontentato.

La Paramount intanto sta facendo pressioni su Michael Bay per una release 3D anche del prossimo Transformers, nonostante il regista l’abbia già più volte escluso categoricamente.

Difficile immaginare il montaggio velocissimo e subliminale di Bay, unito al 3D: mal di testa assicurato, se non peggio…

La stupidità delle major e dei loro executive non ha confini: come se il successo di Avatar fosse solo nel modo in cui è proiettato in sala e non nella sua capacità di creare un universo, adatto ad essere rappresentato con quella tecnologia.

Come al solito George Lucas ha subito annunciato – non richiesto – versioni in 3D della saga infinitamente rimaneggiata ed ormai inevitabilmente rovinata di Star Wars.

La Fox, per bocca del mogul supremo Rupert Murdoch, ha dichiarato invece che il DVD/BluRay di Avatar sarà pubblicato entro giugno, ma non in 3D: nel frattempo sta facendo pressioni per convincere Cameron a battere il ferro finchè è caldo, producendo subito il sequel del super campione d’incassi.

Apprestiamoci quindi ad un quinquennio di abominevoli trasformazioni in 3D. L’unica regola che Hollywood conosca è quella della ripetizione delle presunte formule di successo.

Poco importa che quelle formule siano sbagliate o non ripetibili: l’importante è investire una valanga di dollari su un prodotto che appare sicuro, è già stato sperimentato e sul quale, in caso positivo, si guadagnerà una fortuna.

Per di più, se invece va male, nessuno potrà essere accusato di aver rischiato sconsideratamente.

Con la chiusura della Miramax, della Paramount Vantage, della New Line, della Warner Indipendent e delle altre divisioni creative, impegnate a produrre film non immediatamente diretti ad un pubblico di minorenni, Hollywood sembra esseresi infilata proprio in quel cul de sac già sperimentato alla fine degli anni ’50.

Anche allora si sperava – invano – che il 3D, gli schermi panoramici ed il technicolor avrebbero risolto problemi creativi: sono arrivati invece dieci anni catastrofici, prima che i movie brats (Coppola, Scorsese, Spielberg, Altman, De Palma, Friedkin…), ispirandosi alle nouvelle vague europee, riportassero un po’ di verità nel mondo inutilmente incantato e fasullo della mecca del cinema.

La storia si ripete?

Un pensiero riguardo “Frenesia 3D…”

E tu, cosa ne pensi?

Questo sito utilizza Akismet per ridurre lo spam. Scopri come vengono elaborati i dati derivati dai commenti.