Cannes 2014. Jauja

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Jauja ***1/2

Lisandro Alonso, uno dei talenti piu’ puri del panorama cinematografico internazionale, dopo tre presenze alla Quinzaine, approda questa volta a Un certain regard e forse avrebbe meritato il concorso ufficiale con il suo straordinario Jauja, interpretato da un monumentale Viggo Mortensen.

Sono passati otto anni da Liverpool. Ma questo Jauja e’ un azzeramento del suo cinema precedente. Una sorta di nuovo inizio.

Formato 1,37:1, con i bordi stondati da cinema delle origini, macchina da presa pressoche’ immobile, montaggio essenziale tutto dentro le inquadrature, nobilitate da una fotografia digitale di Timo Salminen, collaboratore di Kaurismaki, che ci regale le immagini piu’ stupefacenti del festival, con una ricchezza cromatica senza pari ed una profondita’ di campo pressoche’ assoluta.

Jauja, secondo quanto Alonso stesso ha deciso di rivelare sul suo film, e’ una terra mitica di abbondanza e felicita’, inventata dal popolo Inca. Nessuno ha mai trovato questo paradiso terrestre e nessuna spedizione e’ mai riuscita a tornare indietro.

Il film si svolge pero’ nell’Ottocento in Sudamerica. Siamo nel 1880, nel pieno della Conquista del Deserto, una missione degli argentini per strappare territori della Patagonia, al controllo degli indigeni. Il protagonista e’ un ufficiale danese, il Capitano Gunnar Dinesen che guida un drappello di soldati spagnoli ed e’ acocmpagnato dalla figlia, la bellissima quindicenne Ingeborg. Quando quest’ultima scappa di notte con uno dei soldati, Dinesen decide di mettersi sulle sue tracce per riportarla indietro. 

Da solo, a cavallo si avventura in un territorio ostile e sconosciuto.

Non succede molto naturalmente,almeno sino a quando Dinesen non trova il soldato, in punto di morte e gli indigeni gli rubano il cavallo, costringendolo a proseguire a piedi. 

L’incontro con un cane e con una anziana signora, che vive in una grotta nel ben mezzo del nulla apriranno una finesta su un’altra storia, ambientata ai nostri giorni.

Il film di Alonso e’ un racconto potente e sublime. Dall’ambizione smisurata e contagiosa.

Naturalmente la scelta di una messa in scena cosi’ radicale, puo’ spiazzare in un primo momento, ma alla distanza diventa elemento essenziale e ineludibile di uno sguardo radicale e assoluto, in cui spazio e tempo sono completamente disgregati, possono convivere contemporaneamente nella stessa inquadratura.

Mortensen vaga per un deserto senza meta ed Alonso viaggia assieme a lui, riscoprendo tracce di cinema classico, suggestioni letterarie, leggende senza verita’. Quello che resta davvero alla fine e’ solo l’illusione del cinema e del racconto.

Alonso va alla scoperta di un mondo ostile e meraviglioso al contempo, si affida a Viggo Mortensen che si carica il film sulle spalle e lo trascina verso territori inesplorati.

E’cinema purissimo quello di Alonso, che non assomiglia a nessun altro: forse non e’ per tutti, ma e’ ancora quello che piace a noi, il cinema che invita a riflettere e non a subire.

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2 pensieri riguardo “Cannes 2014. Jauja”

  1. Ho pensato fin da quando ne ho avuto notizia che Jauja sarebbe stato da non perdere, ciò che scrivi, unitamente a due brevissime clip viste la settimana scorsa, conferma la mia idea che sia un un film assolutamente da non perdere.
    Speriamo solo che arrivi anche in Italia.

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